PIGOLII PAPALI
di Luigi Mazzella

Il Papa a cavallo
Da un piglio ruspante
a uno ragionieristico.
Prima domanda:
Nell’Occidente delle cinque follie irrazionali, dimostratesi, nel corso di più
di venti secoli, irrealizzabili (o asseritamente realizzate con ecatombe
di vite umane e con l’arricchimento di ristrette nomenclature di privilegiati)
vi sono mai state e vi sono “Autorità Morali”? In passato, quelle che
pretendevano di essere tali si sono rese, proprio esse, promotrici di
guerre definite “sante” o collaboratrici silenti di cosiddette “pulizie
etniche” dei popoli indigeni. Oggi la Chiesa Cattolica,
al probabile fine di farsi perdonare crociate e genocidi atroci nel
Centro-America, inquisizioni e patiboli nelle pubbliche piazze di Roma (e non
solo) fa sentire la sua voce in difesa della pace, con un piglio che
oscilla tra quello “ruspante e graffiante” di Francesco e quello “lamentoso e
ragionieristico” di Leone XIV. E ciò, a parte la consueta, ben nota,
tradizionale, antica duplicità del lessico ecclesiale: che se riesce ad essere,
talvolta, espresso e univoco quando è pontificale resta sempre appena
sussurrato se non del tutto taciuto (e quindi, fondamentalmente ambiguo) quando
è curiale.
Seconda domanda: indipendentemente
da ciò, quali sono i margini di efficacia dell’azione di un’Autorità
cosiddetta Morale in un momento in cui il cupio dissolvi Occidentale
sembra voler raggiungere il suo diapason e concludere il
suo iter autodistruttivo?
In altre parole, potranno
mai le flebili grida di dolore di un Papa (che pur di “leonino” ha certamente
il nome) prevalere:
a) sulle smargiasse
guasconate di un Emmanuel Macron, che rivendica il ruolo di Napoleone
del Terzo Millennio e quello, minore, di d’Artagnan?
b) sulle speranze di
rinascita di una Germania uber alles, coltivate da un
Metz dal collo rigido (tutt’altro, quindi, che “obtorto”)?
c) sulle malinconie da
occasioni perdute di una Meloni tremebonda, impaurita e rannicchiata
nell’abbraccio di un collega del Governo che è certamente di ragguardevoli
proporzioni fisiche ma che Totò avrebbe potuto mettere in difficoltà con
una semplice battuta?
In un caso, come quello
attuale, di rapporti internazionali molto complessi e di tesi propagandistiche
così strampalate da apparire extra ordinem, di
conflitti diplomatici di particolare acredine e di assoluta malafede, la
voce del Vaticano per essere ascoltata dovrebbe essere paragonabile al
ruggito del Leone della Metro Goldwin Mayer. E, invece da piazza
San Pietro si levano solo deboli segnali di pseudo-protesta contro una delle
due sedi della guerra (quella israeliana). Anche installare
microfoni e altoparlanti potenti per ampliare il suono dei deboli
lai percepibili sarebbe del tutto inutile. Difficilmente
essi potrebbero giungere alle orecchie degli occupanti dei palazzi dove
c’è il vero potere, quello che conta. E ciò, senza dire che la
domanda, a suo tempo fatta da Adolf Hitler su quante divisioni corazzate
avesse il Vaticano è divenuta di dominio comune.
Conclusione: Il
miagolio, appena percepibile dai palazzi Vaticani sembra destinato a
unirsi ai mesti e lamentosi inviti alla pace del Ministro degli Esteri
dello Stato Italiano, la cui voce pacifista, comunque, riesce a essere persino
meno ambigua e subdola di quella della Presidente del Consiglio (e del suo
Ministro della Difesa il cui Dicastero, dopo la dichiarazione di
co-belligeranza con Zelensky, sarebbe più proprio chiamare ormai “della
Guerra”).
