NUCLEARE:
USO PACIFICO?
di Alessandro
Pascolini - Università di Padova
L’operazione
Midnight Hammer e il Trattato di non proliferazione.
La notte del 21 giugno scorso con l'operazione
Midnight Hammer gli Stati Uniti hanno colpito i siti del programma nucleare iraniano a Natanz, Isfahan e Fordo; sette
bombardieri strategici stealth B-2 Spirit hanno rilasciato circa 75 bombe di precisione guidate, inclusi
14 penetratori GBU-57 Massive Ordnance da 30000 libbre (13,6 t), in grado di
colpire anche strutture sotterranee, mai usati in precedenza; l'attacco fu
completato da 30 missili
cruise Tomahawk lanciati da un sottomarino nucleare della classe Ohio dal golfo
di Oman. Una forza imprecisata di caccia americani di quarta e quinta
generazione hanno colpito i sistemi di difesa antiaerea iraniani a protezione
dei B-2.
L'operazione è avvenuta di sorpresa, in assenza di una dichiarazione
di guerra (una specie di "operazione militare speciale") e non è
stata preceduta da forme di ultimatum, ma mentre erano in corso negoziati fra
Iran e gli USA appunto sul programma nucleare di Teheran.
Impianti di arricchimento e NPT
Poiché l'unico e preciso obiettivo di
Midnight Hammer è stato la distruzione totale del programma iraniano di
arricchimento dell'uranio (a completamento degli attacchi di Israele dei giorni
precedenti) vale la pena considerare l'operazione alla luce del Trattato di non
proliferazione (NPT), di cui sia l'Iran che gli USA sono parte.
Gli articoli III e IV del NPT riguardano specificatamente lo sviluppo
pacifico dell’energia nucleare e il suo controllo. L’art. III impegna ogni stato
militarmente non nucleare (NNWS) parte del trattato a sottoporre i propri impianti e i materiali
fissili al controllo e a speciali salvaguardie da parte dell’Agenzia atomica
internazionale (IAEA) per impedire la diversione dalle utilizzazioni pacifiche
ad armi nucleari. Il terzo comma
attenua il rigore dei controlli, precisandone la necessaria compatibilità col
diritto di tutte le parti alla tecnologia nucleare e che devono evitare di
ostacolare lo sviluppo economico e tecnologico delle parti, o la cooperazione
internazionale nel campo delle attività nucleari pacifiche.
L'articolo IV recita precisamente:
1. Nessuna
disposizione del presente Trattato deve essere considerata come pregiudizievole per il diritto
inalienabile delle Parti di promuovere la ricerca, la produzione e l’utilizzazione pacifica dell’energia
nucleare, senza discriminazione e
conformemente alle disposizioni degli articoli I e II qui innanzi.
2. Tutte le Parti
si impegnano a facilitare lo scambio più intenso possibile di attrezzature, materiali e informazioni scientifiche e tecnologiche, per l’uso pacifico dell’energia
nucleare, e hanno diritto a partecipare
a tale scambio. Le Parti, in condizioni di farlo, debbono anche collaborare contribuendo, sia individualmente
sia assieme ad altri Stati od organizzazioni
internazionali, all’ulteriore sviluppo delle applicazioni pacifiche dell’energia nucleare soprattutto
nei territori degli Stati non nucleari,
che siano Parti del Trattato, tenendo debitamente conto delle necessità delle regioni in via di sviluppo.
Sull’uso pacifico
dell’energia nucleare si sono contrapposte le posizioni di coloro che difendono
i diritti di accesso alla tecnologia in sé e di coloro che leggono nell’NPT un
forte impegno a condividere i benefici nucleari ma al contempo la necessità di
trattare le richieste di accesso a specifiche tecnologie come questioni
politiche da stabilire caso per caso, tenendo conto di varie condizioni quali
la capacità delle salvaguardie di fornire un avviso tempestivo di usi impropri.
Le tecnologie in questione riguardano essenzialmente l’arricchimento
dell’uranio e la separazione del plutonio, che a molti appaiono difficilmente
verificabili con la necessaria precisione, ingiustificate dal punto di vista
economico e che troppo facilmente possono venir convertite a scopi militari. Gli impianti a centrifugazione richiedono la
massima attenzione per prevenire la proliferazione nucleare, dato che uno
stesso impianto può produrre in un anno, a partire da 150 t di uranio naturale,
o 20 t di LEU al 4% (il consumo annuo di un reattore da 1 GWe) o 550 kg di HEU
al 93%, sufficiente per 26 bombe; nel primo caso la centrifugazione procede in
una cascata a 10 stadi, nel secondo a 32 stadi.
Impianti di
arricchimento sono stati comunque accettati come "diritto
inalienabile" anche dei NNWS e sottoposti alle salvaguardie della IAEA; ne
esistono in Argentina (capacità di 20k SWU/anno), Brasile (capacità di 60k
SWU/anno), Germania (capacità di 3600k SWU/anno), Olanda (capacità di 5100k
SWU/anno) e Iran (capacità di 43k SWU/anno); anche il Giappone sta realizzando
un impianto. Lo SWU (separative work unit) misura la capacità di arricchimento;
la grande capacità degli impianti europei Urenco è dovuta all'alta capacità
delle singole centrifughe (fino a 300 SWU/anno) mentre le più avanzate
centrifughe IR-6 iraniane non superano i 10 SWU/anno.
Rispetto
dello spirito e della lettera del NPT
Una volta
accettata la possibilità per gli NNWS di creare impianti di arricchimento, purché
sottoposti alle salvaguardie della IAEA, tutte le parti del NPT sono impegnate
a garantire anche all'Iran il diritto inalienabile al proprio programma di
arricchimento; appare quindi evidente che la missione americana finalizzata
alla distruzione degli impianti nucleari iraniani viola lo spirito del NPT, in
particolare essendo stati appunto gli USA a formulare (con l'Unione Sovietica)
lo stesso testo del trattato, di cui costituiscono uno stato depositario.
Si tratta in
realtà della seconda volta in cui gli USA distruggono gli impianti nucleari di
un paese non militarmente nucleare parte del NPT. Nell'ambito dell'operazione "Package Q" il
19 gennaio 1991 forze aeree americane attaccarono pesantemente il centro irakeno
di Al Tuwaitha distruggendo i due reattori di ricerca operativi IRT-5000 e
Tammuz 2 oltre a laboratori di fisica nucleare e radiochimica, strutture per la
fabbricazione di combustibile, la stazione per il trattamento delle scorie e
depositi di materiali nucleari.
Secondo il generale Norman Schwartzkopf, a seguito
dell'azione la capacità del paese di sviluppare armi nucleari aveva subito
"una battuta d'arresto considerevole, se non una battuta d'arresto
totale", mentre in realtà le strutture di Al Tuwaitha servivano solo per
ricerche civili, coperte dalle salvaguardie della IAEA.
A quel tempo, il bombardamento di Al Tuwaitha non provocò
alcuna protesta o azione diplomatica significativa. La guerra del Golfo
avveniva per un mandato del Consiglio di sicurezza dell'ONU a "utilizzare
ogni possibile mezzo per costringere l'Iraq a ritirarsi dal Kuwait e per
ristabilire la pace e la sicurezza internazionali nell'area". La generale
ostilità internazionale all'Iraq e il diffuso consenso alla distruzione del suo
programma nucleare "militare" resero accettabile l'operazione e non
vi fu alcuna segnalazione al Consiglio di sicurezza dell'ONU.
Solo in seguito giuristi internazionali cominciarono a
esaminare se l'operazione non fosse andata oltre i limiti del mandato dell'ONU
e un riflesso degli eventi si trova nella formulazione delle decisioni prese
nella Conferenza di revisione ed estensione del NPT del 1995, vincolanti
appunto all'estensione indefinita del trattato; si decise appunto che:
20. Gli attacchi o le minacce di attacco a impianti
nucleari destinati a scopi pacifici mettono a repentaglio la sicurezza nucleare
e sollevano serie preoccupazioni riguardo all'applicazione del diritto
internazionale sull'uso della forza in questi casi, che potrebbero giustificare
un'azione appropriata in conformità alle disposizioni della Carta delle Nazioni
Unite.
Anche nell'ultima Conferenza di Revisione che ha prodotto
un documento approvato all'unanimità (2010) viene ribadita la condanna per
attacchi a impianti nucleari civili e proposta una precisa
"raccomandazione per azioni successive":
Azione 64: la
Conferenza invita tutti gli Stati a rispettare la decisione adottata per consenso dalla Conferenza generale
dell'AIEA il 18 settembre 2009 sul divieto di attacco armato o di minaccia di attacco contro impianti
nucleari, in funzione o in
costruzione.
Poiché sia le "decisioni"
della conferenza di estensione del 1995 che le "azioni" raccomandate
nella conferenza di revisione del 2010 sono tuttora valide e vincolanti,
dobbiamo concludere che con l'operazione Midnight Hammer gli Stati Uniti hanno
violato sia lo spirito che la lettera del Trattato di non proliferazione.
Inoltre, il
ricorso all'operazione militare dimostra che il governo americano non ha alcuna
fiducia nei meccanismi previsti dal NPT per la gestione di eventuali infrazioni
del trattato e nella stessa IAEA.
Questa mia
lettura degli eventi nella sua ingenuità può venir dimostrata errata da esperti
di diritto internazionale, e il comportamento americano considerato consistente
con il NPT.
L'evento è
comunque un viatico ominoso per la prossima Conferenza di revisione del trattato
prevista fra meno di 10 mesi, aggiungendosi a una crescente serie di incidenti
e difficoltà del regime di non proliferazione: i fallimenti delle Conferenze
del 2015 e del 2022, l'incapacità
di raggiungere un documento condiviso nei lavori dei tre comitati preparatori
della Conferenza del 2026, i problemi posti dall'occupazione russa della
centrale ucraina di Zaporizhzhia; nuove propulsioni nucleari di significativi
settori dell'opinione pubblica e politica di vari paesi; la recente (25 giugno)
approvazione da parte del Parlamento
iraniano di una legge che sospende la cooperazione con l'AIEA, condizionando il
futuro accesso degli ispettori all'approvazione del Consiglio Supremo di
Sicurezza Nazionale, un provvedimento che potrebbe preludere a un ritiro dell'Iran dal trattato.
Va infine osservato che nel febbraio del 2026 viene a
cessare il trattato new START, unico trattato di limitazione delle armi nucleari strategiche di USA e Russia, in
assenza di negoziati per un qualche controllo degli armamenti atomici.
Con queste
prospettive, diviene difficile anche sperare che il Trattato di non
proliferazione, unico a disciplinare globalmente l'energia nucleare e a imporre
il disarmo degli ordigni atomici, possa avere la durata imperitura decisa nella
Conferenza del 1995.