CIMITERO DI
GUERRA
di Angelo Gaccione
Mentre scrivo
mi viene in mente un altro romanzo, quello del compianto amico Mario Spinella
dal titolo Le donne non la danno. Ma che cosa non danno le donne? La
morte, perché “dovrebbero” essere portatrici di vita. E invece martedì 8 luglio
nel suo editoriale dal titolo “Aridatece Lisistrata”, Marco Travaglio ricorda
ai suoi lettori che un mondo governato dalle donne non è affatto più pacifico
di quello governato dagli uomini, e mette in fila i nomi anche di alcune accanite
guerrafondaie dei giorni nostri, che fanno a gara a chi ci spingerà per prima
all’apocalisse della terza guerra nucleare. Senza andare troppo indietro con la
memoria: Von der Leyen, Kallas, Metsola, Meloni, e via enumerando. Vi risulta
che una delle donne che abbia preso il potere in qualunque parte del mondo si
sia mai preoccupata almeno di pronunciare la parola disarmo? Di esprimere un
concetto che riguardi la riconversione delle industrie di morte, il taglio alla
spesa militare, la riduzione a funzioni civili degli eserciti, la messa al
bando della guerra? Nessuna sorpresa per me, avendo studiato a fondo per anni la
perversione del potere (di cui quello militare è uno dei più perniciosi:
informa di sé e contamina la società nel suo insieme; affama e uccide anche in
tempo di pace), e sono arrivato a scrivere frasi come queste: Ogni potere
stupra. E non mi sono fatto mai sedurre da categorie generiche (e dunque
false) come se fossero degli “universali assoluti”. Donne, operai,
intellettuali, artisti, religiosi… nessuna mitizzazione; io misuro uomini e
donne dal loro agire individuale, dal contributo concreto, disinteressato che
danno al bene comune, dal sacrificio che fondono col sacrificio dei molti per
rendere meno infame queste nostre esistenze. E amo quelli e quelle che portano
i loro corpi e le loro intelligenze nello spazio pubblico, che si indignano e
si commuovono contro il disumano e la barbarie, di cui guerre e sterminio sono
le aberrazioni più vistose. In un mio racconto di oltre quarant’anni fa (ma il
libro uscì dall’editore Bertani di Verona nel 1987) il lungo ragionare del
personaggio si conclude con una frase secca, ma carica di sconforto e pessimismo:
“È le donne, perché credete che siano migliori? Anche loro sono state
impastate col fango come l’uomo, ed anche loro come noi sono un errore del
Padreterno”. E segue una lista lunghissima di ragioni.
Ma torniamo al
cimitero di guerra e alle donne di potere con un pensiero finale. Stanno
preparando a cuor leggero la fine di tutti e non si vede all’orizzonte alcuna rivolta
di popoli che possa impedirla. Non si fermano davanti alla sparizione della
bellezza e di quanto di straordinario le civiltà hanno prodotto. Non si fermano
davanti alla condanna a morte di miliardi di anonimi esseri umani, e come mamme
non si fermano nemmeno davanti a quella dei lori figli ancora bambini. Concorrono
al riarmo e si preparano alla guerra con gioia, come al ballo finale dell’umanità.