di
Franco Astengo
Carla
Nespolo, presidente nazionale dell’ANPI in questi giorni ha richiamato il
governo a fornire un segnale antifascista abolendo i “decreti sicurezza”
approvati dal precedente esecutivo, del quale - va ricordato - faceva parte
egualmente il M5Stelle: un segnale di contraddizione non da poco per la forza
politica nata dall’antipolitica. Una contraddizione che sorge su di un tema
delicato come quello dell’antifascismo che non può essere affrontato semplicisticamente
con una vena agnostica.
In
una sua intervista la stessa Nespolo riprende un vecchio motto di Pertini: “Il
fascismo non è un’opinione ma un crimine”.
Siamo
nei giorni del 97° anniversario della Marcia su Roma.
È
bene ricordare quella data per almeno due motivi di grande importanza e
attualità:
1.La “marcia su Roma” ha
rappresentato un momento di snodo fondamentale nella storia d’Italia, una data
nella quale si registrò il crollo definitivo della vecchia Italia liberale e
l’avvento al potere del fascismo: un vero e proprio momento di “eversione delle
classi dirigenti” come lo definì Antonio Gramsci. Su quel apparentemente
lontano avvenimento è necessario alimentare una memoria storica su ciò che il
fascismo è stato ed ha rappresentato nella storia d'Italia, al fine di evitare
per quanto possibile quei fenomeni di pericoloso revisionismo che pure si
stanno manifestando con intensità, in particolare negli ultimi tempi, prendendo
soprattutto a bersaglio la Resistenza.
2.Il mantenere la memoria
intorno ai fatti e all’esito politico del 28 ottobre 1922 significa anche
interrogarsi sul perché la nostra Costituzione non può essere modificata in
punti nei quali perderebbe il suo carattere antifascista: ad esempio
nell’affermazione della centralità del Parlamento.
Giuseppe Dossetti |
Uno
dei padri costituenti, Giuseppe Dossetti, metteva in luce la rilevanza
dell'evento globale che l'aveva ispirata: " In realtà, la Costituzione
Italiana è nata ed è stata ispirata da un grande fatto globale, cioè i sei anni
della Seconda Guerra Mondiale.”
L’aver
condotto l’Italia nella spirale mortale della guerra rimane la responsabilità
più grande del regime fascista ma si tratta di una responsabilità che discende
direttamente dal modo con il quale il fascismo assunse il potere, e di
conseguenza dalla marcia su Roma e non come molti altri pretendono
dall’emanazione delle “leggi fascistissime” promulgate nel gennaio 1925 in
conclusione della crisi innestata dal delitto Matteotti o addirittura
dall’emanazione delle leggi razziali nel 1938: il fascismo fin dall’inizio è
stato feroce interprete della repressione della democrazia.
Proprio
la consapevolezza di questo fatto portò l’insieme dell’Assemblea Costituente a
superare, almeno in misura considerevole, le concezioni di parte e le
esplicitazioni delle ideologie contrapposte, ricercando tutti a cercare, di là
da ogni interesse e strategia particolare un consenso comune.
Il
mantenere la memoria della “Marcia su Roma” serve soprattutto a ricordarci come
il presupposto politico della Costituzione Italiana sia rappresentato ancora e
sempre dall'antifascismo.
Su
questo punto occorre essere chiari.
La
Costituzione italiana è una costituzione compiutamente antifascista, non perché
è stata scritta da antifascisti desiderosi di vendicarsi dei lutti subiti; al contrario
per voltare definitivamente pagina rispetto alla triste esperienza del fascismo
e della guerra.
I costituenti sentirono il bisogno e seppero
farlo, di rovesciare completamente le categorie che avevano caratterizzato il
fascismo.
Come
il fascismo era alimentato da uno spirito di fazione e assumeva la
discriminazione come propria categoria fondante (sino all'estrema abiezione
delle leggi razziali), così i costituenti hanno assunto l'eguaglianza e l’universalità
dei diritti dell'uomo come fondamento del loro ordinamento.
Come
il fascismo aveva soppresso il pluralismo, perseguendo una concezione
totalitaria (monistica) del potere, così i costituenti hanno concepito una
struttura istituzionale fondata sulla massima distribuzione, articolazione e
diffusione dei poteri.
Come
il fascismo aveva aggredito le autonomie individuali e sociali, così i
Costituenti le hanno ripristinate, stabilendo un perimetro invalicabile di
libertà individuali e di organizzazione sociale.
Come
il fascismo aveva celebrato la politica di potenza, abbinata al disprezzo del
diritto internazionale e alla convivenza con la guerra, così i costituenti
hanno negato in radice la politica di potenza, riconoscendo la supremazia del
diritto internazionale e ripudiando le nozze antichissime con l'istituzione
della guerra.
I
principi fondamentali della Costituzione sono antitetici rispetto a quelli
proclamati o praticati dal fascismo. L’osservare
fin qui spirito e lettera della Costituzione ha reso fin qui impossibile ogni
forma di "dittatura della maggioranza". Proprio
per questo motivo si reiterano i tentativi per modificarla che ancora
risulteranno all'ordine del giorno: la Costituzione è vissuta come un impaccio,
una serie di vincoli fastidiosi, di cui sbarazzarsi per restaurare l'onnipotenza
dei decisori politici. La
Costituzione non prevede “pieni poteri” oppure l’apertura del Parlamento “come
una scatola di tonno”: perciò deve essere tolta di mezzo. Dobbiamo
continuare a respingere questi attacchi e queste pericolose tentazioni e,
proprio per queste ragioni, non smarrire mai il senso della memoria storica:
anche ricordando un evento funesto e drammatico come quello della Marcia su
Roma.