di
Alessandra Trevisan
Milena Milani |
Milena
Milani: una figura “multipotenziale”,
in un appuntamento a lei dedicato.
in un appuntamento a lei dedicato.
Il
17 e 18 ottobre scorso all’Università Ca’ Foscari di Venezia si è svolto un
Convegno Internazionale dedicato a due figure di autrici del secolo scorso; si
tratta di Venezia Novecento: le voci di
Paola Masino e Milena Milani, evento che questo contributo vuole tentare di
valorizzare almeno dal lato della seconda “voce” trattata. In questa
circostanza risulta imprescindibile un ringraziamento ad Angelo Gaccione, per
l’interessamento rivolto all’iniziativa e per la sua vicinanza vera a Milani durante
la sua vita; come altri anche lei, negli anni, è rientrata nel quadro delle sue
personali conoscenze e frequentazioni (come ha avuto modo di riferirmi
privatamente), un quadro cui anche lui stesso appartiene, fatto di presenze
importanti del Novecento, composto da intellettuali, scrittori e artisti con
cui Gaccione, come autore, ha avuto modo di confrontarsi, di dibattere una
parte della storia culturale di questo paese.
Nella
due giorni isolana già introdotta dalla presentazione (http://libertariam.blogspot.com/2019/10/blog-post_12.html), nata dall’idea della
Professoressa Ilaria Crotti con la collaborazione del dottore di ricerca
Arianna Ceschin e di chi scrive, è stata proposta un’esplorazione quasi inedita
per gli studi sull’opera delle autrici, un’indagine a più voci che ha percorso direttrici
inconsuete tracciate per ciascuna di queste figure tentando di valorizzarle e
ponendo in primo piano aspetti di lettura critica, simbolici e di appartenenza
ad un luogo peculiare come la città di Venezia, ricostruendo un contesto fluido
com’era quello in cui Milani - su di lei ci si concentra in quest’articolo -
s’imbatteva dagli anni Quaranta in avanti.
Quella
che la scrittrice ha conosciuto è una società integra, devota alle arti - a
quelle figurative e alla scrittura - e in cui si instaurarono relazioni e
legami di reciproco rispetto, del tutto non intaccati dalla guerra, che
sull’isola pareva non arrivare mai: da Carlo Cardazzo al ritrovato Cardarelli,
da Neri Pozza all’amico De Pisis, la Venezia che incontrava e conoscerà poi resta
intatta come “una visione” - reale - di quella libertà d’essere e di agire che
si sviluppa nella ragazza-Milani (alter ego di Giulio, dal titolo del suo -
forse - più noto romanzo: La ragazza di
nome Giulio), attenta a costruire un futuro tra la laguna, Cortina, Milano,
Roma e l’estero (Parigi e New York), a farsi «soggetto geniale», come l’ha
definita Silvio Riolfo Marengo, ma anche soggetto vitale di un mondo da
comprendere e soprattutto da esplorare con un entusiasmo contagioso.
È
la necessità mai sazia di apprendere e contribuire al proprio presente il filo
conduttore di tutte le relazioni che si sono susseguite sul lavoro di Milena
Milani: tra poesie, romanzi, racconti, opere d’arte, legami con artisti del
panorama italiano che a Venezia avevano trovato una nuova “casa” (come era
stato per lei, d’altronde), nelle voci di Sabina Ciminari, Angela Fabris, Irena
Prosenc, Stefania Portinari, Monica Giachino e chi scrive il Convegno ha
ritracciato i tratti di un’esperienza “multipotenziale”, quella di una donna
che ha tentato di proporsi nel proprio secolo, secondo una rosa di possibilità
d’essere, incarnando allo stesso tempo il ruolo di organizzatrice e scrittrice,
giornalista e fruitrice, pittrice e ceramista, e molto altro.
Sono
innumerevoli le occasioni da lei create ma anche le novità con cui Milena
Milani si è mossa, in Italia e all’estero, per cercare (forse cercarsi?) nella
storia del Novecento, e per scrivere la sua storia personale dentro quella
della seconda metà del secolo. Venezia sarà, non solo prima di Giulio, l’occasione perfetta: una delle
“patrie” in cui vivere appieno e creare.
Venezia
allora, come si è scoperto in questi due giorni di Studi dedicati all’opera,
non si dimostra periferia ma fulcro di molteplici esistenze che si dipanano,
cercano appoggi, aprono e dimostrano senza cautele chi sono e cosa desiderano;
Milani lì lo scopre e sempre lo testimonierà. Venezia è un luogo dove le arti
trovano forma anche da un punto di vista inedito poiché è quasi del tutto
mancante - non soltanto dal punto di vista scolastico ma soprattutto dal punto
di vista degli studi - la voce delle donne che raccontano l’isola durante il
ventennio e dopo. L’auspicio è quello di aver sollevato un velo sottile, che
possa suscitare interesse, proporre un dibattito, dare sostanza a una sostanza
che i lettori e gli studenti (anche) cercano lungo il loro percorso, una
sostanza nitida e nutriente, fatta anche dalle autrici, sinora rimaste in
penombra.
Per
una scheda sull’autrice si rimanda a: http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/milena-milani/