Taccuino
di Angelo Gaccione
IL CASTELLO DI BORNATO
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L'ingresso |
Dai piedi della fontana, lo slargo dove tra l’altro è
murata la lapide che ricorda il giovane partigiano Francesco Bessi, fucilato
con altri 12 compagni a Lovere il 22 dicembre 1943 (Bessi aveva appena 18 anni),
e sulla cui parete corre in orizzontale il graffito in bianco e nero “Guerra e
Pace”, il Castello di Bornato (frazione di Cazzago San Martino), si raggiunge
attraverso una breve salita costeggiando le possenti mura in pietra dove gli
arbusti di capperi si sono tenacemente abbarbicati esibendo la loro suggestiva
chioma ricadente. È un vero e proprio ricamo di boccioli verdi belli grossi;
cocunci di questa identica dimensione ne avevo visti lungo la cerchia muraria
di Grosseto che cinge, quasi intatta, la città toscana.
Non so se Cazzago è una corruzione di Cacciago ed abbia avuto a
che fare con una zona di caccia; e tanto meno se Bornato abbia a che vedere con
il termine dialettale “burna” con riferimento al sostantivo sorgente: meglio
non impelagarsi in questo ginepraio, visto come il tempo e le continue
modifiche dell’uso delle parole, abbiano alterato e confuso contorni e sostanza
di molti toponimi.
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Scorcio del giardino |
Il Castello è stato invece, certamente, un presidio
militare. Un baluardo sull’intera pianura padana da tenere d’occhio, visto che
spazia per ben settanta chilometri. Dal professor Sergio Sardini, che è stata
mia dotta e premurosa guida, ho appreso che l’archivio è andato perduto in un
incendio, ragion per cui sulla datazione certa del Castello occorre essere
cauti. Confusione anche sul nome del personaggio che nel Medio Evo gli diede la
fisionomia con cui si presenta ai nostri occhi: mura merlate a coda di rondine
di tipo ghibelline, due torrioni rotondi e una quadrata con funzione,
quest’ultima, di prigione. Per alcuni si tratta di Everardo Bornato, per altri
di Edoardo, per altri ancora di Inverardo. Pare che gli inizi della costruzione
risalgano al 1275, diverse fonti lo danno per certo nel 1280, cinque anni dopo.
La parte sinistra è fattura medievale; la parte destra, di impianto
rinascimentale, è un’aggiunta ad opera dei Gandini che ne ebbero il possesso
nella seconda metà del Cinquecento, come dimostra lo stemma murato
all’ingresso.
Mi sono chiesto come sia potuto accadere che un Castello di
così lontane origini fosse giunto tanto ben conservato a noi contemporanei. Ho
appreso dal prof. Sardini la ragione di tale miracolo: è stato sempre abitato.
Gli attuali proprietari, gli Orlando, lo acquistarono nel 1938. Il ritratto di Luigi
Orlando, fa ora bella mostra di sé nella sala che porta il suo nome, e dove c’è
uno splendido caminetto di marmo bianco di botticino.
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Ritratto di Luigi Orlando |
Un camino più grande, e
altrettanto prezioso, lo troviamo nella Sala degli Dèi, detta anche dell’Olimpo;
è in pietra di Sarnico e vi è incastonato al centro lo stemma dei Gandini. Sul
soffitto una tela gigantesca con Giove, Marte, Nettuno e Bacco, dipinta da
Pompeo Ghitti. Decisamente neobarocchi i dipinti della Sala dei Pavoni alle cui
pareti è appeso un quadro in cui è visibile, assieme al committente e ad altri
personaggi, la miniatura del castello stesso.
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Uno dei riquadri della Sala dei Pavoni |
La Sala da pranzo, denominata
pure dei Giganti, delle Finte Statue, e anche delle Allegorie, si caratterizza
per la presenza di quattro figure a dimensione umana dipinte dentro nicchie. Il
colpo d’occhio deve dare l’idea di statue scolpite, ma non lo sono. Sono
“statue finte”, appunto. Sono, chiaramente, delle allegorie, come si può
leggere dai cartigli in lingua latina: De fortitudine dulcedo (assieme alla
forza la dolcezza); Priusquam incipio consulto (riflettere prima di
agire); Fortunae submittendus animus (l’animo è sottomesso al capriccio
della fortuna); Audi multa loquer pauca (ascolta molto e parla poco).
Quattro princìpi di saggezza disposti ai quattro punti della Sala, di modo che
i commensali ce li avessero a portata di sguardo durante il banchetto e i
ricevimenti.
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Sala delle Finte Statue o delle Allegorie |
Ora la Sala è arredata magnificamente come se ci si dovesse
sedere e delibare, ed espone porcellane di Capodimonte, della Richard Ginori di
Firenze, di Herend (Ungheria). Che meraviglia siano i soffitti di queste sale
non è facile descriverlo. Originalissimi quelli realizzati a travetti
policromi, sono davvero una festa per gli occhi.
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La camera da letto |
La camera da letto è strepitosa, sia per gli arredi, sia per i
dipinti realizzati da Pietro Antonio Sorisene, mentre i paesaggi racchiusi
nelle sovrabbondanti cornici barocche dipinte sulle pareti, dovrebbero essere
opera dei Marcola (o Marcuola), una famiglia di pittori molto attivi nel
veronese. Dalle poche e incerte notizie che sono riuscito a procurarmi pare che
i Marcola fossero molto richiesti presso le ville gentilizie, ma, ovviamente
non erano i soli.
Per non dilungarmi ulteriormente, devo dirvi che vi ho
raccontato solo dei brandelli di quanto troverete in questo Castello della
Franciacorta, circondato dai vigneti della celeberrima bevanda e da un
territorio estremamente curato. Scoprirete da soli con una visita, se il mio
“magnificare” è stato all’altezza; quel che è certo è che non vi deluderà.
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Dante al Castello? |
Naturalmente come tutti i castelli ha le sue leggende. Un
quadro ottocentesco presente in villa,
ci mostra una visita di Dante Alighieri e un possibile suo soggiorno. Non ci
sono documenti o testimonianze scritte a suffragare la presenza del vate, ma è
un castello, e senza leggende che castello è?
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La "padrona di casa" Luisa Orlando
con Angelo Gaccione |
ALBUM
Gli esterni
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Veduta della Villa |
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Gli archi medievali |
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I merli a coda di rondine |
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I vigneti |
Gli interni
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Altra veduta della Sala delle Allegorie |
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Sala dei Pavoni |
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Scorcio della Sala delle Finte Statue |
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Veduta di uno dei soffitti |
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Soffitto neobarocco della Sala dei Pavoni |
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Salone degli Dèi o Olimpo |
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Soffitto a travetti policromi |
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Porcellane R. Ginori |
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Porcellane di Capodimonte |
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Particolare della camera da letto |
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Decorazione di uno dei soffitti |
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Camino in pietra di Sarnico |
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Stemma sul camino |
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Veduta dei camminamenti sotterranei |
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Miniatura del progetto del Castello |