di
Angelo Gaccione
Ponte di Legno |
Non sapevo assolutamente nulla di
questa storia dei totem poetici di Ponte di Legno, e del Premio nato in quella
cittadina, sapevo qualcosa perché negli anni lo avevano vinto delle persone con
cui sono da tempo legato da rapporti di amicizia, ma non me ne ero mai
interessato. Ero stato due volte nella cittadina della Valcamonica col tipografo
che stampava l’edizione cartacea di “Odissea”, e che a Villa Da Legno possiede
una casa, ma allora in giro per Ponte di Legno non c’era traccia di questi
totem. Ad interessarmi era stata una madonna della chiesetta di Villa, alcuni
manufatti artistici della chiesa della Trinità, il Narcanello e il Frigidolfo, e
naturalmente alcuni scorci molto poetici, come accade spesso a certi luoghi di
montagna con le casette di legno dai tetti spioventi, e i balconcini adornati
di piante colorate. Essere invitato per l’undicesima edizione del premio, è
stata l’occasione propizia per una ricognizione attraverso la dislocazione
nelle varie zone della cittadina, e poter vedere, de visu, queste
strutture realizzate da Edoardo Nonelli. La trovo un’idea delicata e gentile
questa dei totem; e fare di una cittadina come Ponte di Legno un luogo di
“poesia diffusa”, fa onore a quanti vi si sono negli anni applicati. Sono
dieci, ora, i totem impiantati, e formano un vero e proprio itinerario
letterario, a delizia dei turisti e degli appassionati.
“Odissea” ha deciso di pubblicare i testi riprodotti su lastra
in rame e custoditi dentro i totem. Abbiamo scelto di metterli in prima pagina per
una più vasta diffusione tra i lettori. Iniziamo da quelli di Nina Nasilli
riprodotti nel totem installato quest’anno e inaugurato il 31 luglio; di
Giuseppe Grattacaso nel 2018, e di Giuseppe Langella nel 2011.
***
Effatà
Nina Nasilli accanto al suo Totem |
C'è
tra i semi un seme di pianta
che aspira ad essere il sicomoro
- e la scala:
che aspira ad essere il sicomoro
- e la scala:
è
nel movimento la Grazia
e
un verde effatà ancora stupisce
dite:
se
un ramo - ogni ramo, un minuto per volta
se
uno stormo
se
un raggio d’alba
se
una primizia d’universo
un
respiro
se
un corpo
se
un tronco
il
muschio alla radice
la
foglia
se
un volo d’uccello
con
ali pronte all’ombra
se
un odore di pioggia
se
un timido nido
un bianco
d’uovo, e l’oro
se
una mano
dopo la carezza
se
un altro corpo - un altro tronco
se
un altro ramo
se
il Tempo li aggiogasse
tutti
d’incanto
tutti
dall’aurora
alla luna
cosa
sarebbe il Nome
in
Silenzio?
[Nina
Nasilli]
***
Dai
suoi raggi
Giuseppe Grattacaso |
Risplenderà
in decomposizione
un
giorno il sole: trasformato in elio
l’idrogeno
del cuore, rallentato
il
battito, più esile il respiro,
il
fiero dio sulla quadriga raggio
dopo
raggio comincerà a morire,
saluterà
le nuvole e i pianeti,
invecchierà
nei secoli dei secoli,
fiacco
e gigante, una stella enorme
calerà
sui deserti. Sopra il cocchio
celere
un tempo, siederà un vecchio
deforme
e stanco, triste stella obesa
arresa
al fato. L’idolo dolente
che
tutto ha visto, tutto ha assecondato,
e
fiumi e terra, Helios rinsecchito,
ricorderà
montagne e continenti,
i
ciclamini, i gemiti degli uomini,
la
bontà dei castagni, le distratte
rive
dei laghi, il volo rarefatto
della
tortora, l’orgoglio dei ghiacciai,
il
lume remissivo delle lucciole,
la
mano tesa ad indicare il sole:
il
sole che brillava sui miraggi,
la
mano ad accennare antichi viaggi.
***
All’Oglio, dove nasce
Giuseppe Langella accanto al suo Totem |
Nasci tra scrosci e schiume,
dovendo far di due torrenti un fiume.
Ti rovesci a rapina e non conosci
angustie di tormenti.
Campione dei gradassi,
ti avventi addosso ai sassi con orgoglio:
così, così ti voglio!
Incurante dei graffi,
prendi la vita a schiaffi,
come fanno i ragazzi con la fionda.
Risuona ogni sponda d’urti e schiamazzi,
e risate da pazzi
a cavallo dell’onda.
Ma che resta di te una volta a valle?
Abbassi, ahimè, la cresta,
ai gorghi dai le spalle,
arreso ti rilassi,
ti rassegni a ogni sorta di salassi
e infine opaco, turpe, t’impaludi.
Oh, quanto mi delusi!
Eri tutto un rigoglio di energia:
ti sei fatto, per via,
untuoso più dell’Oglio.
[Giuseppe Langella]