Taccuino
BICOCCA
di Angelo Gaccione
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Veduta aerea della Bicocca |
Per capire che cosa è avvenuto in quello che i milanesi
conoscevano come quartiere Greco-Pirelli-Bicocca, basta dare uno sguardo ad una
delle vecchie fotografie con i tanti insediamenti industriali. La sola Pirelli
si estendeva su un’area di ben 700.000 metri quadrati, accogliendo nel suo
“ventre” 12.000 persone. Se teniamo conto che di maestranze l’intera area
manifatturiera ne accoglieva giornalmente fino a 200.000, abbiamo immediatamente
la misura della sua vastità e possiamo comprendere di che genere di dimensioni stiamo
parlando. Ma la dismissione industriale ha fatto di più: si è allargata
ulteriormente inglobando campi e terreni agricoli fino a costituire di per sé
un pezzo significativo di città nella città.
È inutile dire che nessun anziano
milanese, se mettesse piede qui, riconoscerebbe più i tratti di quello che
questi luoghi furono ai tempi della sua giovinezza. Forse ricorderebbe la
facciata della bella stazioncina di piazzale Egeo, magari la villa
quattrocentesca degli Arcimboldi sul viale Sarca, la Torre Breda, il borgo con
le splendide villette monofamiliari primi Novecento dotate di giardino che
Pirelli aveva voluto per i suoi impiegati e dirigenti, ma di sicuro non la “collina
dei ciliegi”, il nuovo complesso della Pirelli stessa, il teatro degli Arcimboldi,
l’Università con i suoi dipartimenti e residenze per studenti, le piazze e le
fontane, l’Hangar, i centri multisala, i grandi magazzini, le sedi di
rappresentanza e gli uffici delle nuove Società, i palazzi residenziali già
abitati, e i tanti che si stanno innalzando per piani e piani, dalle fogge e
dai colori più suadenti.
Ci abbiamo impiegato ben due ore, ieri 14 agosto, io e
il mio caro amico Giuseppe Bruzzone, per percorrere una parte dei numerosi
viali e renderci conto di cosa è finora diventata questa parte di città, e cosa
sarà destinata ancora a diventare, considerato il ritmo con cui le gru lavorano
nei vari cantieri. Già ora il risultato è stupefacente ed i sentimenti che si
provano sono contrastanti. Si è presi da una sorta di sbigottimento e di attrazione
nello stesso tempo; di ammirazione e di sconcerto. Nel vuoto assoluto di tanto
assoluto pieno (mi rendo conto dell’ossimoro di questa locuzione), ma è così
che ci è apparso questo immenso luogo deprivato degli studenti che lo
frequentano e vi risiedono, i tanti palazzi ci sono sembrati corpi “pietrificati”
immersi in un tempo sospeso.
È vero che le città si svuotano nei mesi estivi,
ma resta altrettanto vero che le zone residenziali sono accomunate da un
identico destino, qualsiasi cosa le si costruisca in seno. Non voglio
assolutamente far mio il giudizio di chi ha sostenuto che si è passati “da un
quartiere laborioso a un quartiere dormitorio”; anche perché assieme ai campus
universitari, agli uffici, alle sedi di marchi prestigiosi, alle multisale e al
Bicocca Village, di palazzi con finalità abitative ne sono stati costruiti
parecchi e altri sono in via di realizzazione. È probabile, ma questa è una mia
discutibile e opinabile impressione, che sia il gigantismo di queste
costruzioni a creare tale effetto; le strutture a torri a dare la sensazione
della separatezza, della distanza, del vuoto. Ma, ripeto, sono impressioni
soggettive e non hanno nulla a che vedere con la ratio urbanistica che
ha i fondamenti nelle scelte - anche teoriche -, sul concetto di spazio degli
urbanisti e degli architetti che qui hanno, e stanno operando. Tornerò a vedere
questi luoghi alla ripresa della vita “normale” post-feriale, per verificare se tali
sensazioni si saranno attenuate.
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Una veduta dei campus |
Nulla da eccepire invece sulle forme, che qui trovano il
senso più vero di tutta la loro giustificazione. “Nessuna città antica
dovrebbe andare oltre le proprie mura, il nuovo si dovrebbe fare altrove,
dentro il nuovo di una città nuova” (“Un caffè accanto al sigaro” (5
settembre 2011, da: La striscia di cuoio, Ed. Viennepierre 2005). E
fosse per me, dentro questo nuovo vi innesterei le ibride dissonanze che negli
anni sono state sparse dentro la città storica. Farei smontare il monumento a
Pertini di via Crocerossa di Aldo Rossi e lo farei montare alla Bicocca; alla
Bicocca farei portare l’ago e il filo di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen di piazzale
Cadorna, e altrettanto farei con quelle banali e insignificanti
“cappannelle” di Gae Aulenti piazzate
davanti alla Stazione Nord.
Ho ricevuto una telefonata dal filosofo
Fulvio Papi ieri, mentre terminato il giro alla Bicocca, mi trovavo davanti ad
uno dei villini del “Borgo Pirelli”. Era tempo che non ci passavo davanti.
Molti anni fa, quando collaboravo con la casa editrice Gitti Europa che aveva
sede in via La Farina, approfittavo delle pause per andarmele a gustare quelle
villette armoniose, con i loro giardini, le belle decorazioni che adornavano le
facciate. Altri anni e altro decoro. Ora guardavo deluso quelle facciate scrostate,
quelle decorazioni compromesse, quel cemento che in parte le ha ricoperte
cancellandone ogni memoria. Me ne stavo lamentando con Papi il quale affettuosamente
prese a rimproverare la mia fallace visione di tempo. Un tempo che non coincide,
evidentemente, con quello di molti miei contemporanei. Papi me ne ha fatto una
breve disamina, mostrandomi come la concezione di tempo di un giovane o di un
commerciante, non avrebbe mai potuto coincidere con la mia. Di come sia diverso
il tempo di Lucrezio rispetto a quello di un hegeliano o di un marxista. Papi è
un filosofo, un filosofo che riflette sul senso del tempo, e non si fa
illusioni. Ma io non sono che uno sgangherato sentimentale e precario poeta che
si illude di un tempo come eternità, dentro il quale la bellezza possa restare
immutabile nei secoli a venire, ed essere protetta e custodita come sostanza
necessaria di un umanesimo perenne, in grado di agire in profondità anche nella
nostra coscienza.
ALBUM
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Disegno prospettico della Pirelli
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Pirelli-Bicocca
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Veduta dello stabilimento
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Le case del Borgo Pirelli |
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La Torre restaurata |
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La Bicocca degli Arcimboldi
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Altra veduta della Villa
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Uno dei palazzi primi Novecento
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La stazione ferroviaria di Greco
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La nuova sede della Pirelli |
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Il Teatro degli Arcimboldi |
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Altra veduta del Teatro |
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Veduta di uno dei cantieri
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L'Università
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L'Università
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Le fontane
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La collina dei ciliegi
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