INDIFFERENTI E CIECHI
di
Vincenzo Rizzuto
Ma in che paese viviamo?
A volte si ha l’impressione
di vivere in un mondo di pazzi, di irresponsabili e di cinici, che ripetono da
sempre gli stessi errori: è una specie di incubo, da cui si esce solo ‘per
intervalla insaniae’, come diceva il grande poeta Tito Lucrezio Caro nel De
rerum natura, in cui fra l’altro esclama: ‘O pectora caeca’ per esprimere
tutto il suo sgomento di fronte alla stoltezza dell’uomo!E
in Italia, soprattutto questa Italia, la cecità è diventata corale, ampiamente
diffusa in tutte le pieghe della società e delle Istituzioni, ovattate e sorde
fino al punto di tollerare tutto, di non reagire a niente e a nessuno,
qualsiasi cosa accada.Si
è diffusa ovunque una specie di sonnolenza, di acquiescenza e, perché no, di
‘resilienza’ come oggi si usa dire con neologismo, preso a prestito dalla
fisica dei materiali, e che tanto piace ai dormienti di quasi tutte le
parrocchie. Non
voglio essere retorico, ma l’indignazione a volte ha il sopravvento, e allora
ci si scatena per sopravvivere allo sconforto grande per tutto ciò che di
assurdo accade; come si fa a stare calmo quando apprendi che crollano ponti
appena costruiti o ridotti in pessimo stato; quando precipitano cabine di
teleferiche portando lutti e rovine, e poi nessuno paga, nessuno viene portato
alla sbarra e condannato, perché le colpe vengono avvolte in una nebbia fitta,
che tutto fa scomparire nell’oblio della dimenticanza, resa forte di quella
‘resilienza’ di cui tutti sembrano affascinati. Ma allora davvero siamo un
popolo di svagati e di beoni, che, ignorante della Storia, ripete continuamente
gli errori del passato non solo remoto, ma anche recente!Se
è così, allora è davvero facilmente comprensibile il perché non ci si indigna
di nulla: non dell’operaio che ogni giorno muore nei cantieri e nelle
fabbriche; non delle migliaia di poveri cristi che affogano nei nostri mari;
non della miseria in cui vive il nostro vicino; non degli ospedali chiusi che
provocano innumerevoli vittime per malasanità; non dei ladroni che svuotano le
casse dello Stato e dei grandi evasori che impoveriscono la società. Tutto
viene digerito e metabolizzato senza alcuna reazione di rifiuto e di rigetto,
ognuno si chiude nella sua ‘praivasi’, che è bella e santa perché non fa male a
nessuno!
Si
è diffusa ovunque una specie di sonnolenza, di acquiescenza e, perché no, di
‘resilienza’ come oggi si usa dire con neologismo, preso a prestito dalla
fisica dei materiali, e che tanto piace ai dormienti di quasi tutte le
parrocchie.