CALABRIA E DINTORNI
di Vincenzo Rizzuto
“Il sonno della
ragione produce… il nulla”.
La pandemia del Covid in due anni ha finito per
fiaccare del tutto il “pensiero debole”, che già da decenni sta governando l’Europa
intera, compresa la nostra piccola Italia. Il fenomeno poi assume contorni
inquietanti in alcune realtà, come nella nostra amata Calabria e dintorni,
dove ormai si dorme a sette cuscini e si sognano praterie celestiali non solo
da parte di chi è stato insignito di cariche politico-amministrative, ma anche
da parte dei giovani, degli studenti e della collettività tutta; nessuno di
essi si accorge che piano piano, a passi felpati tipo ‘pantera rosa’, ‘alla
humma humma’, gli stanno sfilando anche le mutande: gli hanno chiuse le scuole,
gli uffici, gli ospedali, gli ambulatori, gli uffici postali, e le donne hanno
ripreso a partorire nelle autoambulanze e nelle macchine senza alcuna assistenza
sanitaria, un po’ come avveniva nei primi anni Venti del Novecento, prima che
si aprisse l’ospedaletto ‘Charitas’ del beato Greco ad Acri. E ciò che succede in
questa città si verifica anche nei paesi limitrofi, che invece di confederarsi
e scendere uniti in piazza almeno ad ‘ululare’, preferiscono riposare dormendo
giorno e notte. Non c’è Partito, non c’è Sindacato, non c’è deputato, senatore
o consigliere regionale, di opposizione o di maggioranza, disposto a non
dormire per portare sull’agorà una sola voce di riscatto; il buon Totò direbbe:
“Tutti fottono e se ne fottono”. Tutto
questo mi fa andare indietro negli anni e mi fa dire che forse quei figli di
p…, che ci chiamavano pazzi quando ci agitavamo per aprire scuole e ospedali, per
portare luce e strade nelle campagne, avevano ragione, anche se poi finisco
sempre per concludere che se non avessi i miei anni, ritornerei ad ‘ululare’
con i miei scalmanati compagni, convinto che il sonno sa di morte!