MULINI A
VENTO
di Luigi Mazzella
Le piattaforme
digitali, lo streaming, i serial: ultima spiaggia dell’Occidente e mulini
a vento per la Meloni.
Il pensiero libero nei giornali, quasi
tutti finanziati dalle centrali creditizie anglo-americane e osservanti
del “Verbo” propagandistico servile e comune a tutti i partiti che
agiscono nell’Unione Europea, diffuso dai due Paesi egemoni (e
“sostanziali” colonizzatori dell’intero Occidente), è del tutto latitante. È assente, altresì, dai libri accatastati nei
super-market della pseudo-cultura in attesa di
divenire best-sellers. Tracce di pensiero non
condizionato dal mainstream dominante vi sono unicamente on line,
grazie all’invenzione di Internet. Alla
“pulzella della Garbatella”, come dimostra la sua ultima uscita a proposito di
Vincenzo Muccioli e dei film sulla droga, sarebbe piaciuto distruggere
l’ultima e unica speranza per gli Occidentali che intendono ancora tentare di
sfuggire allo spengleriano “tramonto”. La sua
intenzione (tipica di una moralista post-fascista) di arrestare il
flusso audiovisivo di immagini che attraverso le piattaforme digitali e lo
streaming raggiungono lo schermo dei nostri televisori si è dovuto fermare,
però, di fronte a chi l’ha avvertita che per fare una tale battaglia
contro i serial, più che ispirarsi a Giovanna d’Arco avrebbe dovuto
seguire l’esempio di Don Chisciotte della Mancia e cimentarsi in una cavalcata
che rischierebbe di essere, come quella dell’Hidalgo spagnolo, contro i
Mulini a vento: nulla e deludente! Contro i flussi
digitali delle immagini seriali che scorrono sugli schermi
televisivi neppure il suo amico Guido Crosetto potrebbe lanciare nello
spazio infinito quei missili che, sulla terraferma, continua a
fornire a Zelensky.
D’altronde, il suo furore contro quel
“maledetto” vizio di talune “irriducibili” menti di voler pensare ha
solide motivazioni nel detto mussoliniano: “credere, obbedire, combattere”,
ritenuta “parola d’ordine d’una Suprema Volontà!”. Per limitarci a un
esempio, una produzione come quella di HBO dal titolo “Euphoria” di
Sam Levinson, sceneggiatore e regista (figlio d’arte di Barry Levinson e di
Dianna Rhodes) dando uno spaccato agghiacciante e molto repellente del
male crescente prodotto dalla cosiddetta “democratica” (e drogatissima) società
statunitense non aiuta certo i suoi seguaci, anche i più acefali, a
comprendere la sua svolta politica “atlantista” ed “europeista (senza se e
senza ma)”. La gente capisce che se si è trattato di una condizione
indispensabile per governare il Paese, ma accetta con difficoltà quelli
che considera “voltafaccia” nei confronti delle proprie idee comuni ai polacchi
e agli ungheresi, e si sorprende per giunta dell’invito recente della
“pulzella” agli ex alleati di fare un analogo tradimento dei propri ideali di
libertà dal servaggio europeo e statunitense. I
destinatari della mia email, esperti nella fruizione dei serial (non ci vuole
molto!) possono provarci per credere. “Euphoria” è ancora in
programmazione e può continuare a sgomentare gli imbambolati cultori del mito
occidentale, perché la lancia in resta della Meloni, in versione “Don
Chisciotte”, si è persa, com’era prevedibile, nel vuoto cosmico dei flussi
audiovisivi! L’emula di Giovanna d’Arco (ritenuta tale per il suo
iconoclastico furore bellico) deve farsene una ragione. E pur di restare al
governo, secondo molti uomini politici, non solo dell’opposizione, se la
farà, verrà aggiunta al suo capace curriculum di “voltagabbana”.