NO ALLE SPESE MILITARI E AL RIARMO
Mettere in sicurezza
immediata i territori
Durante la notte di
mercoledì 12 marzo 2023 una scossa di magnitudo 4.4 sveglia la popolazione dei
Campi Flegrei, periferia ovest di Napoli. Dopo due anni di ondate sismiche con
magnitudo elevate, dovute al fenomeno bradisismico, le infrastrutture, le abitazioni
cominciano a cedere. L’assenza di un adeguato piano di prevenzione sugli
edifici, di gestione dell’emergenza, di controlli e di fondi da dirottare per
ondate di ristrutturazioni, per costruzioni di presidi emergenziali medici, per
servizi psico educativi – oltre alla divulgazione di un adeguato piano da
seguire in caso di sciami sismici e di possibile percorso di evacuazione,
mostrano le proprie conseguenze più disastrose. Salgono a circa 188 le persone
sfollate e senza casa. Giovedì 13 febbraio la città di Firenze è a rischio
allegamento per lo straripamento dell’Arno, si parla di alluvione. Vengono
chiuse le scuole, vengono bloccati alcuni mezzi di trasporto e si attende che
finisca. A Bologna venerdì 14 viene dichiara l’allerta meteo, i piani terra
delle abitazioni sono allagate: ricorda le inondazioni costanti degli anni
precedenti in Emila Romagna, nella zona di Cesena-Forlì con annessi distruzione
di campi e creazione di enormi problemi ad abitazioni. Non ci sono fondi, né
piani di gestione dell’emergenza, mentre il governo italiano finanzia la guerra
e taglia finanziamenti alla messa in sicurezza dei territori, a piani di
assistenza sociale, al sistema sanitario e a quello dell’istruzione. Mente
Ursula Von Der Leyen firma l’accordo per un piano europeo di riarmo di 800
miliardi per le spese militari, l’Italia gioca in anticipo attraverso la
produzione di DDL volti a rafforzare l’indirizzo bellico dell’economia e dei
diversi settori produttivi da un lato, dall’altro a imporre un processo di
pacificazione sociale esacerbando le diseguaglianze materiali di classe, non
adeguando i salari all’inflazione e bloccando l’accesso a servizi sociali di
prima necessità (come testimonia l’elevato dato di emergenza abitativa nelle
principali città italiane). Il ddl Sicurezza, il Decreto Caivano, così come
quello Valditara, il ddl Bernini dell’Università vanno tutti in un’unica
direzione: finanziare la guerra, potenziare il riarmo, produrre merci e
conoscenza al servizio di scopi bellici perpetrati dal governo e dai principali
trust bellici, dalla Leonardo a Eni. I soldi per la guerra e per grandi opere
responsabili di disastri ambientali, dalla Val Susa al Pone sullo stretto, ci
sono e li pretendiamo. Noi non vogliamo che sia speso un centesimo per una
riforma complessiva della nostra società verso il riarmo europeo, non vogliamo
pagare con le nostre vite una guerra non nostra. La messa in sicurezza dei
nostri territori ci colpisce nel profondo delle nostre esistenze, sovverte un
equilibrio e determina la creazione di vita di serie A e di vita di serie B,
uno scontro tra chi non ha la possibilità materiale di salvarsi e chi invece
potrà decidere di andare via da territori in cui si muore. Perché questo è ciò
che accade se non ci organizziamo contro questo modello di gestione, contro chi
lascia morire gli inutili, i “non produttivi” o semplicemente le persone in
più. Il “si salvi chi può” diventa “si salva solo chi può”, mentre la stretta
repressiva si stringe attorno a noi. Per tale motivo crediamo che oggi sia
quanto mai necessario costruire una larga mobilitazione verso la costruzione di
un piano di prevenzione sociale e della messa in sicurezza dei territori,
pagato con i soldi destinati alle spese belliche e militari. I tempi sono
stretti e occorre organizzarci! La messa in sicurezza si paghi tagliando le
spese militari!