CHI HA PAURA DI VIKTOR ORBAN?
di Luigi Mazzella

V. Woolf
Nel
dramma di Edward Albee Chi ha paura di Virginia Woolf? la figura
della grande scrittrice britannica, secondo molti recensori dell’opera, non
avrebbe alcuna attinenza con quanto è rappresentato sulla scena. Il titolo
sarebbe un gioco di parole per ricordare la canzoncina Chi ha paura del lupo
cattivo? della fiaba dei tre porcellini. In altre parole,
secondo il titolo del dramma di Albee, ci sarebbe sempre “un lupo cattivo” cui
si possono paragonare i nemici, gli avversari, chi non la pensa come noi, chi
si intende condannare al pubblico ludibrio. È nella natura umana - si dice
- una tale ineliminabile e invincibile esigenza. Una versione
aggiornata di quel dramma, insignito del Premio Pulitzer per la drammaturgia,
potrebbe intitolarsi oggi: Chi ha paura di Viktor Orban?

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V. Orban
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Perché? Che cosa (ovviamente, per quanto dice e fa) rende Orban il lupo cattivo dei nostri giorni? Che cosa ha potuto indurre la “pulzella” nostrana a non deporre l’ascia di guerra imbracciata per compiacere Joe Biden e a prendere le distanze dall’uomo di cui un tempo condivideva “quasi integralmente” il pensiero politico? La risposta per molti suoi fan è semplice: la moderazione (virtù acquisita, invece, secondo i suoi detrattori per restare a galla!).
Allora, per approfondire il discorso, chiediamoci
che cosa ha “urtato” il senso di moderazione di Giorgia Meloni a tal punto
da indurla a optare per il riarmo dell’Europa contro il voto di Orban,
condiviso in Italia persino da Elly Schlein, sua avversaria post-comunista?
Cerchiamo di capire. Viktor Orban ha inteso alla lettera il senso della norma
che, come l’’articolo 11 della nostra Costituzione, usa l’espressione “ripudio
della guerra”. Orbene - avrà pensato il leader ungherese - se si vuole
ripudiare la guerra, che cosa si fa di fronte a un’esplicita ipotesi di
proposta di incrementare l’acquisto di armi? Si vota no e
ci si dichiara neutrali.
La “pulzella della Garbatella”, invece, è stata e
continua a essere di opinione contraria: ci sono anche, dice con le parole
della signora Ursula Von der Leyen, missioni di guerra per portare la
pace e in più quelle disposte dalla NATO che servono per sventare
azioni offensive contro i Paesi deboli.
La frase della teutonica Commissaria Europea è
drastica e precisa: Riarmiamoci e voi Paesi, riarmati, andate!
Che poi le prime missioni (quelle dette “di pace”)
quasi mai raggiungono lo scopo salvifico proclamato e che l’alleanza
difensiva contro le aggressioni portate dai Paesi del Patto di Varsavia sia
diventata un non-sense ora che quel Patto non c’è più, è
circostanza del tutto irrilevante in una parte del Pianeta che da oltre duemila
anni si nutre delle più bestiali irrazionalità.
Le incongruenze italiche dipendenti dall’essere un
Paese dell’Occidente, dove i manicomi sono stati chiusi, nonostante la
consapevolezza, almeno di alcuni, della confluenza nella mente umana degli
Occidentali di ben cinque irrazionalismi folli, di cui tre religiosi e due
politici, non finiscono qui.
La nostra Costituzione, all’articolo 52, parla di
“difesa della Patria come sacro dovere del cittadino”. Ma c’è
sempre un “ma”.
A porre, infatti, nel nulla il disposto
dell’articolo 52 ci pensa, a tacere d’altri di provenienza esterna,
l’ordine giudiziario con il disporre misure di varia rilevanza contro chi
pretende di esercitare il sacro dovere previsto in quella norma. I casi: Open
arms e Diciotti insegnano. Fin qui la schizofrenia dell’ufficialità pubblica. Poi
c’ è quella privata dei partiti politici e della collettività popolare. Anche a tali livelli
si ritiene compatibile con il ripudio della guerra l’invito a
“riarmarsi” di tutto punto. E soprattutto: guai a pronunciare la parola “neutralità”!
Sarebbe come bestemmiare. E difatti non c’è uno “straccio” di politico o
di opinionista che si lasci sfuggire mai quel termine dalla bocca o
dalla “penna” (per rendersene conto, basta seguire i talk show radio-televisivi
o leggere i giornali). Né ad alcuno di essi viene in mente di sentire, sul
punto, l’opinione della massa in un Paese in cui il numero dei cittadini
che votano per i partiti in lizza alle elezioni è inferiore a quello degli
astensionisti. (E ciò, verosimilmente, anche perché molti di essi
rifiutano di seguirli nelle vuote e pericolose ciarle che rischiano di condurli
a morire di funghi atomici).
Domanda: Possiamo dire che usare la parola
“neutralità” è diventato, in Italia, un tabù?
Sì! Se essa è usata da un individuo che ha sempre
menato vanto di essere di sinistra qualcuno gli dirà subito: vuoi la stessa
cosa di Orban emblema della Destra? Sei un fascista! E lui, contrito, si
affretterebbe a smentire. La cosa, pero, ancora più tragicomica è che
la medesima reazione avrebbe un individuo che con uguale e parallelo orgoglio
si proclama di Destra. Egli più cautamente (per motivi dichiarati
“precauzionali” se investito di funzioni di governo) risponderebbe: sono
di Destra si, ma moderata!
Conclusione: Invertiamo il senso del titolo: Chi non
ha paura
di Viktor Orban? E la risposta diventa più
semplice: Chi ha un pensiero libero e ha il coraggio di dichiararsi
favorevole alla neutralità, sicuro di sé e della propria intelligenza.