ALIDA AIRAGHI INTERVISTA “ODISSEA”
Un giornale fieramente
pacifista.

Angelo Gaccione (2025)
Risponde
il fondatore Angelo Gaccione
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Angelo Gaccione (2025) |
Alida
Airaghi: Da quanti anni
esce la rivista Odissea, in che formato e con quale scadenza?
Angelo
Gaccione: “Odissea” esce dal
2003, sono oramai 22 anni di vita. Per i primi dieci anni è uscito in formato
tabloid e in edizione cartacea; un bimestrale colto, elegante e dalla bella testata
azzurra. Poteva contare su decine e decine di rubriche e una compagine di
collaboratori molto ampia e prestigiosa, diffusa in tutta Italia e non solo.
Dal 2013 con i festeggiamenti del decennale e un incontro pubblico presso la
Sala del Grechetto della Biblioteca Sormani di Milano in cui sono intervenute
personalità come i filosofi Fulvio Papi, Roberta De Monticelli, Gabriele
Scaramuzza, il sociologo Nando Dalla Chiesa, il saggista Giovanni Bianchi,
collaboratori come Grazia Livi, Giorgio Colombo, Morando Morandini, Arturo
Schwarz e tanti altri, si è decisi di passare in Rete. Da quel momento
“Odissea” ha assunto un carattere di vero e proprio quotidiano.
A: Su quanti collaboratori e quanti
lettori può contare?
G: Si deve tener conto che “Odissea”,
fungendo da voce pubblica per tutto il variegato mondo dei senza voce
(comitati, associazioni, lavoratori, collettivi, sindacati di base, circoli
culturali, gruppi musicali, gallerie d’arte, istituzioni intellettuali dalle
diverse specie: musei, case editrici, conservatori, e via enumerando) ha una
rete di lettori molto vasta. A questo va assommata la galassia dei movimenti
(pacifisti, ambientalisti, di difesa della legalità, della tutela del
patrimonio architettonico, dei beni comuni, del contrasto alle mafie, della
cura del territorio, della solidarietà, dell’antifascismo, dei diritti, delle
donne, delle minoranze, ecc.), del dissenso, dell’impegno sociale e culturale,
ma anche dei tanti senza partito che condividono le nostre prese di posizioni
contro le discriminazioni e le ingiustizie. La società civile è ben
rappresentata da “Odissea”. Tantissimi i collaboratori, e tantissimi gli
intellettuali e i letterati che supportano, con il loro impegno e la loro
intelligenza, il giornale.
A: Soprattutto nell’ultimo periodo la
vostra pubblicazione si è schierata coraggiosamente contro il riarmo e ogni
politica di aggressione militare. Fate riferimento a qualche partito o
organizzazione politica in particolare, e da quale pubblico ottenete più
attenzione e solidarietà (studenti, professionisti, intellettuali,
cattolici, militanti di sinistra?)
G: “Odissea” sin dal suo nascere si è
schierata contro guerre e militarismo: su questo non abbiamo fatto sconti a
nessuno. Consapevoli che militarismo e guerra rappresentano due aberrazioni
storiche che hanno prodotto le tragedie più gravi del Novecento e stanno
portando il mondo verso l’apocalisse nucleare. Il giornale non ha mai nascoste
le sue simpatie libertarie e per questo non ha mai operato censure; sulle sue
pagine si confrontano uomini di cultura, intellettuali, associazioni e comitati
fra i più diversi, in piena autonomia e libertà. Un coro di voci che come ebbe
a dire il filosofo Fulvio Papi, trova il suo spazio in un luogo che ha rimesso
al centro la moralità, l’etica pubblica. Come è riportato sotto la testata, ora
di colore rosso per distinguere il passaggio dal cartaceo alla Rete (da
Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel primo editoriale), cerchiamo
di essere coerenti con le nostre idee e di non tradirle, come fanno spesso e
volentieri i partiti ufficiali, e di tener fede al monito di Robert Musil: “Nessuna
grande cultura può trovarsi in un rapporto obliquo con la verità”. Questa è
la nostra forza e la nostra autorità morale che i lettori ci riconoscono.
A: Come ritenete di poter intervenire
in maniera incisiva nel mobilitare l’opinione pubblica nei riguardi delle
recenti posizioni europee sulle spese militari?
G: Quasi quotidianamente scriviamo di
questi argomenti mettendo in guardia sui pericoli che l’Europa corre, e
quotidianamente inviamo i link degli articoli a politici e a rappresentanti
delle istituzioni. Ma “Odissea” chiama i suoi lettori anche ad un impegno
pubblico personale in occasioni di mobilitazioni come quelle recentemente
svoltesi a Roma, Milano e in tante altre città, contro il riamo e per un ruolo pacifico
e diplomatico delle istituzioni europee. Molti di noi vi hanno preso parte
attiva fisicamente e vi contribuiscono con idee e scritti anche radicali. Molti
si stanno interrogando sul concetto di difesa in epoca nucleare, e non siamo
più soli a parlare di neutralità, di alleanze militari pericolose, di spesa di
riarmo criminale che affama i popoli e crea tensioni internazionali.
A: Quale posizione assume Odissea sui
conflitti in Ucraina e in Medio Oriente?
G: Già prima che il contrasto russo-ucraino
degenerasse in guerra aperta, ci siamo schierati per una soluzione diplomatica
da attivare subito. Abbiamo consigliato parlamentari e Governo di farsi parte
attiva affinché l’Europa svolgesse questo ruolo di mediazione pacifica per
evitare un conflitto che avrebbe provocato morti, lutti, rovine e profughi,
come è poi avvenuto. Siamo scesi in piazza in una manifestazione oceanica a
Milano, abbiamo creato un Comitato Nazionale di artisti, poeti, cittadini di
buona volontà raccogliendo firme e pubblicando appelli e testimonianze su
“Odissea”. Abbiamo organizzato una lettura poetica e di testimonianze in Piazza
della Scala, fra le tante, quelle arrivate dal fisico Carlo Rovelli e dallo
storico Franco Cardini. Abbiamo portato tutte quelle firme al prefetto di
Milano che le ha trasmesse, con i punti da noi individuati per una risoluzione
pacifica, al Parlamento, al Governo, al presidente della Repubblica.
Suggerivamo la città di Assisi, città mondiale per la Pace, come luogo fisico
delle trattative; coinvolgendo le tre massime autorità spirituali mondiali
delle tre religioni monoteiste. Il papa, aveva espresso le nostre stesse idee e
i frati di Assisi sarebbero stati disponibilissimi, così come l’amministrazione
pubblica di quella città. La nostra bellissima nazione avrebbe potuto svolgere
un ruolo straordinario che ci avrebbe resi tutti orgogliosi, se avesse
intrapreso questa strada favorendo le trattative ai massimi livelli politici ad
Assisi. Abbiamo ripetuto fino alla noia che era meglio un anno di negoziati che
un giorno di guerra; meglio una pace ingiusta di una guerra giusta, perché il
tempo avrebbe risanato i contrasti e attutiti gli odi. Invece restarono sordi e
iniziarono a soffiare sul fuoco inviando armi e contribuendo al massacro.
Allora si era ancora in tempo; ora la deriva è il riarmo e la follia di volere
mandare truppe europee sul teatro di guerra dopo tre anni di morte. Sul
Medioriente ci siamo espressi e ospitiamo tuttora scritti provenienti anche da
quella terra martoriata. Abbiamo sempre sostenuto i comitati palestinesi in
Italia e le iniziative di piazza, oltre a pubblicare le locandine degli
incontri e delle proteste pubbliche. Lo riteniamo un dovere morale oltre che
umano. Sono gli indifferenti che non sopportiamo, perché come ebbe a scrivere
Gramsci: “L’indifferenza
è il peso morto della storia”.
[Da:
“Gli Stati Generali” mercoledì 30 aprile 2025]