TRISTISSIMO OCCIDENTE
di Luigi Mazzella

Rousseau
Del “mito
del buon selvaggio” di Jean Jacques Rousseau si è impossessato il “buonismo”
cristiano e comunista e non c’è verso di condurre i suoi passionali fautori sul
terreno della ragione (e ciò fin dai tempi di Voltaire, Diderot e
dell’Illuminismo). Da buon comunista, Claude Lévi Strauss, nel suo noto e
famoso libro Tristi Tropici ci racconta della dolorosa perdita delle
culture indigene dell’Amazzonia, determinata dall’avanzata inesorabile della
cosiddetta “civiltà Occidentale”.
Tutto
vero e ineccepibile. Popolazioni dalla vita libera, solare (e, nei
limiti consentiti dagli eventi, felice) sono state sospinte dagli
Occidentali verso il vicolo cieco della malinconia esistenziale. Peccato che studi analoghi Claude
Lévi Strauss non abbia compiuto, con il suo indubbio acume, sull’ Occidente
Mediterraneo, ugualmente libero, solare (e, nei limiti consentiti
dagli eventi, felice) divenuto “tristissimo” per la perdita della cultura,
empirista e razionalista greco-romana, esemplare e radiosa, determinata da un
fenomeno immigratorio di individui di cultura mediorientale e araba
(inizialmente solo nord-africana) tuttora persistente e divenuto, nel corso dei
secoli, sempre più preoccupante a causa della crescita di un ulteriore
irrazionalismo innestato nei seguaci teutonici di Platone di fine Ottocento, i
cosiddetti hegeliani di sinistra, o social comunisti che dir si vogliano. Cultori
gli uni e gli altri dell’odio per chi non la pensa come loro, i fideisti
del monoteismo mediorientale più vicini al mito del buon Samaritano e
i fanatici tutti “anema e core” del “sol dell’avvenire” hanno reso
ingovernabili, per il loro “buonismo” troppo spesso solo d’accatto, i
Paesi in cui hanno conquistato il potere.


Levi-Strauss
Il rancore reciproco che hanno
diffuso (aumentato globalmente quando anche l’hegelismo di destra ha diffuso la
medesima pratica della violenza aggressiva e della morte gloriosa. Riprendendo
il verso de I fratelli Bandiera di Mercadante: chi per la patria
muor vissuto è assai la Destra Occidentale, unendosi in ciò alla
Sinistra e alle tre religioni mediorientali accolte nei nostri confini e in
varia misura assimilate, ha dato il suo contributo all’esaltazione della morte,
divenuta la cifra di riconoscimento del mesto e malinconico Occidente.
Domanda: Si
può essere d’accordo con il celebre antropologo francese che si
dichiara ateo, volendo, con tale asserzione, distanziarsi da ogni forma di
religiosità e limitandosi a denunciare unicamente la tristezza cui
inducono, per il senso dominante della morte e dell’aldilà, le tre religioni
monoteistiche mediorientali, senza rendersi che nell’Occidente l’infelicitas
fati è doppia perché nasce anche dal dominante e pervasivo
irrazionalismo politico ideologico che è un tratto caratteristico sia del
fascismo sia del comunismo e che pone anch’esso la morte come ineludibile
necessità dell’azione politica vittoriosa? Non essersi
sottratto alla mischia politica, sposando le idee del marxismo comunista contro
quelle sia del fascismo e sia del liberalismo economico (sub
specie di capitalismo e di consumismo, rientranti nella stessa
concezione idealistica teutonica) non ha fatto sì che l’antropologo, senza accorgersene, abbia
fatto rientrare dalla finestra le idee cristiane che egli riteneva di
avere scacciato dalla porta?

Risposta: È
proprio ciò che è avvenuto, perché
a) in primis, l’esaltazione
innaturale se non paranoica della fine della vita, quella morte, cioè, che
la fede religiosa vede come l’inizio della vera vita quella ultraterrena (del
tutto indimostrabile) nel Regno dei cieli, diventa nel marxismo comunista la
conseguenza benefica di una lotta cruenta e della soccombenza di intere
generazioni dell’oggi, perché ritenuta strumento necessario di
salvezza di esistenze future;
b) è evidente la contraddizione
rilevabile tra il rifiuto di credere in un Dio di cui non si può provare
l’esistenza e la fede cieca in una promessa di uguaglianza, ipotizzata da
presunti e indiscussi “maestri del pensiero (!) e clamorosamente
dimostratasi irrealizzabile dagli eventi storici;
c) non possono dimenticarsi
perché risalenti solo al secolo scorso: disastri, assassini, persecuzioni
personali e collettive, misfatti inenarrabili (gulag, foibe, prigioni in
Siberia) che il comunismo come il fascismo (lager, carceri, condanne al
confino) hanno prodotto nei luoghi dove hanno prevalso.
Conclusione: Tristi Tropici
perché devastati eticamente da un “Tristissimo Occidente” dai cinque
irrazionalismi.
P.S. Naturalmente, il caso
dell’antropologo francese è emblematico del percorso seguito dalla maggior
parte dei presunti o pretesi “intellettuali” della cosiddetta “cultura”
Occidentale.