QUALE EUROPA?
di Franco Continolo
Propongo l’articolo in oggetto, scritto dall’ex diplomatico britannico Ian
Proud, nella traduzione di Google, perché va alla sostanza dell’europeismo,
quindi è una lettura da raccomandare. La domanda sottostante è infatti
la seguente: per aderire all’UE, un paese dovrebbe mostrare di condividere
il progetto di unità politica dell’Europa, quindi la volontà di adeguarsi alle
regole del federalismo democratico, oppure approvare la linea politica del
momento delle istituzioni comunitarie? A me pare che l’europeismo si
identifichi con la prima risposta, la seconda riflettendo il deragliamento del
progetto europeo avvenuto con l’allargamento a Est a rimorchio della NATO,
un’impresa dal carattere imperialistico, del quale la tragedia ucraina è la
degna conclusione (se non avverrà di peggio grazie ai guerrafondai che oggi
incredibilmente rappresentano l’UE). La questione serba è dunque emblematica, e
se l’europeismo fosse ancora un movimento vivo, in Europa se ne discuterebbe
animatamente; invece l’Europa è morta. Anzi ha ragione Lavrov a dire che
l’Europa si sta nazificando, che è molto peggio. Questo è il risultato di
ottant’anni di propaganda anglo-americana: è l’Europa che sceglie come data
fondante il 6 giugno 1944, sbarco in Normandia, invece che il 9 maggio 1945,
resa della Germania nazista. Vista la circostanza, varrebbe la pena di
verificare quanto la questione europea sia stata al centro del pensiero di
Francesco, Ciò che credo si possa dire con relativa certezza è che Egli abbia
messo una pietra sopra l’Europa del suo predecessore polacco: quella delle
radici, dei valori e di altra cianfrusaglia clerico-fascista. L’impressione (da
verificare da parte dei biografi) è però che alla fede polacca si sia sostituita
una crescente sfiducia nell’Europa.

L'esaltata guerrafondaia
Kaja Kallas
*
Mentre paesi dell’Europa centrale come la Slovacchia diventano sempre più
insofferenti a causa dello strisciante autoritarismo di Bruxelles, la Commissione
Europea ha aumentato la pressione su aspiranti membri dell’UE come la Serbia
affinché interrompano i rapporti con la Russia e impongano invece sanzioni.
Questo non è di buon auspicio per il progetto europeo. Il Primo Ministro
slovacco, Robert Fico, e il Presidente serbo Aleksandar Vučić hanno in
programma di partecipare alla parata del Giorno della Vittoria del 9 maggio a
Mosca, per commemorare l’80° anniversario della fine della Seconda Guerra
Mondiale. La grande differenza è che, mentre la Slovacchia è uno Stato membro
dell’UE, la Serbia spera solo di diventarlo, un giorno. Kaja Kallas, Alto
Rappresentante dell’UE per la Politica Estera e la Sicurezza, ha dichiarato,
dopo la riunione dei Ministri degli Esteri dell’UE del 14 aprile, che “qualsiasi
partecipazione alle parate o alle celebrazioni del 9 maggio a Mosca non sarà
presa alla leggera da parte europea, considerando che la Russia sta davvero
conducendo una guerra su vasta scala in Europa”.

Kaja Kallas

Nazifascismo e idioti
Il Ministro degli Esteri della Lettonia, Baiba Braže, è intervenuto,
richiamando “la discussione sui valori e la linea della PESC, comprese le
sanzioni, e le indicazioni molto chiare degli Stati membri dell’UE affinché i
candidati non partecipino alla parata del 9 maggio a Mosca e non intraprendano
tali viaggi, poiché ciò non sarebbe in linea con i valori dell'UE”. Jonatan
Vseliov, Segretario Generale del Ministero degli Esteri estone, è stato più
esplicito, affermando: “Dobbiamo assicurarci che [la Serbia] capisca che certe
decisioni hanno un costo. La conseguenza è la mancata adesione all’Unione
Europea”. Le procedure interne dell’Unione Europea sono state strumentalizzate
a tal punto che minacce e ricatti sono diventati una normalità. Dal 2020, una
modifica al processo di adesione all’UE consente ai singoli Stati membri di
bloccare un paese candidato in ogni fase del processo. Gli sforzi della Serbia
per progredire nel Cluster 3 del processo di adesione – competitività e
crescita inclusiva – sono bloccati ormai da diversi anni, nonostante sia
apparentemente in una posizione istituzionalmente favorevole per avviare i
negoziati. Un tentativo dell’Ungheria di ottenere un accordo per l’avvio dei
negoziati del Cluster 3 a dicembre 2024 è stato bloccato da sette paesi dell’UE,
tra cui i soliti noti: Estonia, Lettonia e la vicina Croazia. Le ragioni citate
sono state il rifiuto della Serbia di imporre sanzioni economiche alla Russia,
il suo “orientamento geopolitico poco chiaro” e le relazioni con il Kosovo. La
linea adottata dalla Serbia in equilibrio tra Europa e Russia sarà un
importante punto di rottura a Bruxelles finché il Presidente Vučić sarà al
potere.


La pacifista Kaja Kallas
si prepara alla guerra

si prepara alla guerra