Un nuovo dizionario meneghino
La copertina del volume |
Cherubini, Banfi, Angiolini, Arrighi, Antonini, erano i vocabolari
milanesi consultabili fino a qualche anno fa; mancava una nuova opera, che
oltre a racchiudere il sapere meneghino dei secoli scorsi, aggiornasse, con
nuovi vocaboli una lingua, quella milanese che, data da molti per finita, al contrario
è andata evolvendosi. Grazie al contributo della Vallardi Editrice, ecco il
nuovo Dizionario Milanese (italiano-milanese e milanese-italiano) edito nel
2001 e ristampato nel 2014 con oltre 40.000 lemmi che, tenendo conto del lessico
moderno riporta naturalmente anche le parole arcaiche, affiancando le voci
colte e letterarie ai termini economici, tecnici, scientifici e ai neologismi
che di volta in volta la nostra lingua ha attinto da altri idiomi (celti,
latini, spagnoli, tedeschi, francesi, ecc.). La Vallardi non poteva che
affidare il compimento di tale opera al Circolo Filologico Milanese, importante
istituzione meneghina che dal 1872 propone corsi di lingue, importanti
manifestazioni culturali, dotata di una ricca biblioteca di pubblica
consultazione. Scrive il Presidente m° Valerio Premuroso nella prefazione del
volume: "Questo Dizionario rappresenta l'opera più impegnativa realizzata dalla
sezione di Cultura Milanese del Circolo Filologico".
Il coordinamento, la ricerca e la revisione di quest'opera
è stata affidata a due importanti personaggi milanesi, Claudio Beretta e Cesare
Comoletti, docenti presso il Filologico, di cui sono stati anche Presidenti,
nel corso di sei lustri di studio e insegnamento. Grazie anche ai collaboratori
che hanno affiancato Beretta e Comoletti, la realizzazione di quest'opera
consegna alla nostra e alle generazioni future l'eredità linguistica ricevuta dai
grandi del passato: Bonvesin de la Riva, Carlo Maria Maggi, Giuseppe Tanzi,
Carlo Porta e Delio Tessa, per citarne solo alcuni.
Un prezioso "Livre de chevet" che non dovrebbe
mancare in ogni casa e che
conferma la qualità delle scelte culturali del Circolo Filologico
e di quelle editoriali di Vallardi.
Roberto Marelli