Cambiamenti climatici, il prezzo lo
pagheranno i più poveri
Le iniziative di
Oxfam Italia
COP 21. Oltre Parigi: i rischi dei
cambiamenti climatici
Alla vigilia della COP21 di Parigi e della marcia
globale per il clima in programma a Roma e in molte capitali mondiali questa
domenica, pubblichiamo “Le chiavi di svolta per l’accordo sul clima di Parigi”,
il rapporto con cui indichiamo la strada da percorrere per limitare l’impatto
dei cambiamenti climatici sui più poveri del pianeta, che ne sono le prime vittime:
maggiori stanziamenti, un significativo e ambizioso taglio delle emissioni in
atmosfera, e una particolare attenzione alla tutela dei soggetti più
vulnerabili, come le donne.
Al centro del rapporto, una proposta ai leader mondiali
articolata in sette passi necessari a raggiungere un accordo in grado di
tutelare le fasce più povere della popolazione mondiale.
Riteniamo che i destini delle comunità più povere del
pianeta debbano essere al centro del summit di Parigi. Questa è una delle
richieste rivolte al Premier Renzi nel quadro della nostra campagna
#sfidolafame: combattere il cambiamento climatico che affama i più poveri.
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Sarà di 790
miliardi di dollari il costo che i paesi in via di sviluppo dovranno sostenere
per adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici di qui al 2050, se non
verranno mantenuti gli impegni sul taglio delle emissioni in atmosfera. Una
cifra a cui si aggiungono le perdite che le economie dei paesi poveri
accumuleranno ogni anno, stimate in ben 1.700 miliardi di dollari. Si tratta
del il 50% in più rispetto alla spesa preventivata in caso di aumento di soli
2°C delle temperature (circa 520 miliardi di dollari). In altre parole, quattro
volte i fondi stanziati lo scorso anno dai paesi ricchi in aiuto allo sviluppo.
Lanciamo oggi l’allarme con un nuovo rapporto “Le chiavi
di svolta per l’accordo sul clima di Parigi”, che pubblichiamo alla vigilia
della COP21 di Parigi e della marcia globale per il clima in programma a Roma e
in molte capitali mondiali questa domenica, a cui parteciperemo insieme,
collaboratori, attivisti e volontari. Il rapporto indica quali sviluppi sono
ancora possibili nel corso del summit di Parigi per limitare l’impatto dei
cambiamenti climatici sulle persone più povere del pianeta, attraverso maggiori
stanziamenti, un significativo e ambizioso taglio delle emissioni in atmosfera,
e una particolare attenzione alla tutela dei soggetti più vulnerabili, come le
donne. Al centro del rapporto, una proposta ai leader mondiali articolata in
sette passi necessari a raggiungere un accordo in grado di tutelare le fasce
più povere della popolazione mondiale.
Le nostre proposte
ai leader mondiali
1.Affrontare
la mancanza di finanziamenti sostenendo le capacità di adattamento dei paesi in
via di sviluppo: almeno la metà dei finanziamenti pubblici devono andare a
migliorare tale aspetto. Per raggiungere questo obiettivo è necessario fissare
perciò uno stanziamento minimo di 35 miliardi di dollari entro il 2020 o 50
miliardi entro il 2025.
2.Oltre ai
tradizionali finanziamenti dei paesi ricchi, è indispensabile incrementare i
contributi provenienti da paesi come Russia, Corea del Nord, Messico, Arabia
Saudita e Singapore.
3.Raggiungere
un accordo per rivedere gli impegni dei governi incrementando i tagli
complessivi alle emissioni dal 2020, prevedendo quindi un meccanismo di
revisione ogni cinque anni.
4.Raggiungere
un accordo su un obiettivo a lungo termine in cui i paesi ricchi assumano la
guida per una graduale eliminazione dei combustibili fossili.
5.Migliorare
la prevedibilità dei finanziamenti, in modo tale che i paesi in via di sviluppo
possano perfezionare le proprie capacità di adattamento, elaborando piani che
consentano di conoscere quanti fondi spetteranno loro.
6.Annunciare
nuove forme di finanziamento per il clima, come l’allocazione di parte del
gettito della futura Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie al Fondo Verde
per il Clima, ponendo così fine alla sottrazione di risorse di aiuto pubblico
allo sviluppo destinate alla finanza climatica.
7.Predisporre
fondi per le perdite e i danni, causati dai cambiamenti climatici, che possano
assicurare alle popolazioni più povere l’aiuto di cui hanno bisogno quando le
misure preventive risultano del tutto inefficaci.
A riprova di quanto un deciso passo in avanti su questo
punto sia prioritario, c’è un dato eloquente. Se anche in questo momento
suddividessimo tutti i finanziamenti pubblici per l’adattamento ai cambiamenti
climatici tra gli 1,5 miliardi di piccoli produttori agricoli che vivono nei
paesi in via di sviluppo, resterebbero a ciascuno appena 3 dollari all’anno,
per proteggersi da alluvioni, siccità cronica e altri fenomeni climatici
estremi: poco più del costo di una tazzina di caffè in molti paesi ricchi.
“L’impegno per raggiungere un accordo sul clima sta
crescendo, ma quanto è stato messo sul tavolo non è ancora sufficiente– afferma
la direttrice generale di Oxfam International Winnie Byanyima - Il rapporto
diffuso oggi mostra infatti come il cambiamento climatico costituisca una delle
maggiori sfide che le persone più povere del pianeta dovranno affrontare in
futuro: una situazione di cui i paesi in via di sviluppo hanno pochissime
responsabilità”.
“I leader mondiali devono cambiare passo – aggiunge la
direttrice delle campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti -. Sono necessari
ulteriori tagli alle emissioni e un incremento dei fondi per il clima, per far
sì che le popolazioni più esposte agli effetti dei cambiamenti climatici, già
colpite da alluvioni, siccità e fame, possano adattarsi e sopravvivere alle
trasformazioni che ci attendono. L’impatto sulle comunità più povere del
pianeta deve essere al centro del summit di Parigi: è prioritario che venga
raggiunto il migliore accordo possibile in questa direzione. E’ una delle
richieste rivolte al Premier Renzi nel quadro della nostra campagna
#sfidolafame: combattere il cambiamento climatico che affama i più poveri. A
Parigi l’Italia può dimostrare di voler contribuire in maniera significativa a
questa sfida. Clima, fame, povertà: la sfida è la stessa”.
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