L’ARABIA SAUDITA CONDANNA A MORTE UN POETA
di Alberto Scrinzi
Ashraf Fayadh, poeta, curatore e artista, è stato
condannato a morte da un tribunale dell’Arabia Saudita, paese dove è nato da
genitori palestinesi. È accusato di aver promosso l’ateismo con i suoi testi
inclusi nell’antologia poetica "Instructions
within" (2008), di aver avuto relazioni illecite, di aver mancato di
rispetto al profeta Maometto e di aver minacciato la moralità saudita. La
sentenza è stata emessa il 17 novembre ed è previsto che Fayadh possa
presentare una richiesta d’appello entro trenta giorni. Fayadh, 35 anni, è
rappresentante dell’organizzazione di artisti britannico-saudita Edge of
Arabia. Nel 2013 è stato tra i curatori della mostra Rhizoma alla Biennale di
Venezia. È stato arrestato nel gennaio del 2014 e nel maggio dello stesso anno
è stato condannato a quattro anni di prigione e 800 frustate da un tribunale di
Abha, nel sudovest dell’Arabia Saudita. Dopo che il suo primo ricorso è stato respinto, una nuova
corte lo ha condannato a morte. Mona Kareem, poeta e attivista per i diritti dei migranti
che ha lanciato una campagna per la liberazione di Fayadh, ha detto al Guardian
che il poeta non può chiedere a un avvocato di difenderlo perché dal giorno del
suo arresto non ha più i documenti d’identità. Secondo Kareem, Fayadh sarebbe
vittima di discriminazione perché di origine palestinese. Durante le udienze il poeta ha dichiarato di essere
musulmano e ha respinto le accuse. Libertà per il poeta #AshrafFayadh condannato a morte in
Arabia Saudita.
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