PARIGI
SIMMETRIE
di Francesco Piscitello
“Bastardi islamici”, ha titolato un giornale
italiano a proposito degli episodi di terrorismo ai quali stiamo assistendo. Ma
scrivere bastardi islamici non è la
stessa cosa che scrivere bastardi
terroristi. È forse offendendone l’identità che si può chiedere alle
comunità islamiche di associarsi alla nostra sacrosanta indignazione per la
barbarie del cosiddetto Califfato?
Quelle comunità, tuttavia, lo hanno fatto ugualmente
e spontaneamente manifestando, in questi giorni, contro i terroristi e
diffidandoli -come dicevano i loro cartelli- dal servirsi del nome dell’Islam come
cornice religiosa per le loro esecrabili gesta. Si sono mostrate, in questo
modo, nobilmente superiori alla grossolana volgarità dell’indegno titolo di quel
giornale. Avrebbero potuto dire: “Siamo bastardi? E allora protestate da soli”.
Sarebbe stata una risposta meritata. Non da noi, naturalmente, che rispettiamo
ed apprezziamo ogni essere umano solo per il suo personale, intrinseco valore e
non per la sua provenienza o identità: ma meritata, meritatissima dagli autori
di quel titolo e di quanti ne condividono lo spirito.
Un titolo che abbiamo chiamato grossolano e volgare:
ma si tratta solo di questo? Il giornalismo è un’attività che si serve, come
strumento professionale, della parola: è mai possibile un uso così inconcepibilmente
maldestro di quello strumento da parte dei suoi abituali utilizzatori? Noi ci
auguriamo di sì, naturalmente, e vogliamo credere che un alterato stato
emozionale ne abbia ottenebrato le capacità critiche: perché in caso contrario
dovremmo pensare a un deliberato disegno. Un disegno volto a generare, al tempo
stesso, un odio dell’italiano per l’islamico e, in quest’ultimo, un sentimento
di rancore per essersi sentito definire “bastardo”: una bella miscela
esplosiva.
L’Italia è un paese produttore ed esportatore di armi.
Le esporta, con la necessaria autorizzazione governativa, in paesi che risultano
essere finanziatori dell’organizzazione terroristica che rivendica le stragi
che conosciamo. Con quel denaro essa acquista le armi con le quali ci uccide. Forse
alcune di quelle armi sono fabbricate in Italia. E non basta. Migliaia di
civili, un terzo dei quali bambini, sono stati uccisi o mutilati da mine
anti-uomo collocate in regioni abitate da popolazioni islamiche.
Ora per fortuna le mine anti-uomo sono messe al bando,
ma molte sono ancora là, dove sono state messe: un gran numero di quelle mine ha
provenienza italiana. Siamo dunque di fronte a un’inquietante simmetria: le
nostre mine seminano terrore e morte in quel mondo così come le armi e gli
esplosivi dei terroristi seminano terrore e morte nelle nostre terre. Può darsi
che io sia male informato, ma non mi risulta che pubblicazioni delle comunità
islamiche del nostro paese abbiano mai titolato “Bastardi italiani” qualche
loro articolo. E se l’avessero fatto, ne avrebbero certamente risposto al
magistrato. Con mia piena soddisfazione, naturalmente. Per i giornali italiani
questo non vale?