ROSA LUXEMBURG
di
Giorgio Riolo

Rosa Luxemburg 
 Rosa
Luxemburg a 150 anni dalla nascita.
 
  
 I
Con
una personalità come quella di Rosa Luxemburg non ce la si può sbrigare con un
semplice articolo. Occorre farlo tuttavia. Con il fermo proposito che
gli esseri umani, donne e uomini di ogni generazione, che non si accontentano
di subire passivamente le malefatte del proprio mondo non possono fare a meno
di conoscerla e di studiarla. Anche solo attraverso il gran bel film di
Margarethe Von Trotta “Rosa L.” e le celebri biografie di Paul Frölich e
di Peter Nettl. Anche solo, rimanendo in Italia, attraverso i lavori
pionieristici di Lelio Basso e di Luciano Amodio.
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| Rosa Luxemburg | 

Karl Liebknecht 
Dico
“personalità”, come totalità ricca. Goethe diceva che il talento nasce nel
silenzio della stanza da studio, il carattere nella tempesta della vita. Rosa
fu questa commistione felice di talento e di carattere-tipo umano.
 La
donna, la sua vita quotidiana piena di sensibilità e di sentimenti, verso le
classi subalterne e verso i popoli oppressi e verso il bello naturale e la
natura, la teorica, la militante socialista, la dirigente impavida che combatte
contro il militarismo prussiano ecc. costituiscono un tutto inscindibile. È la
vivente testimonianza di una umanità possibile.
Con
il sacrificio finale in quel tremendo gennaio 1919 che tutto rivelò.
Frettolosità, e impreparazione, rivoluzionaria, da una parte, e l’ulteriore e finale tradimento
socialdemocratico. Eppure lei rimase a Berlino, a fianco dei suoi compagni,
benché consapevole dell’assai possibile scacco.
 
  
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| Karl Liebknecht | 

Spartachisti in rivolta 
III
A
grandi linee. Attraverso Rosa Luxemburg emergono le grandi questioni, purtroppo
spesso per polarizzazioni nette, che hanno interessato
nel passato e che tuttora interessano anche noi. Riforme e
rivoluzione, parlamentarismo e lotta sindacale e lotta rivoluzionaria, sciopero
di massa-spontaneità-consigliarismo e attivismo dal basso e
organizzazione e dirigismo del partito, centralismo democratico e democrazia
interna (onnipresente il nesso socialismo-democrazia),
questione nazionale e imperialismo allora (oggi, momento nazionale e ruolo
dello stato-nazione nella globalizzazione) ecc. ecc.
 
 L’opera ha posto l’organico rapporto
dei centri sviluppati e dei paesi cosiddetti sottosviluppati, non solo come
“politica coloniale” bensì come accumulazione del capitale su scala mondiale.
Ha segnato così l’avvio di una prospettiva teorica che, attraverso Lenin e
Bucharin, giunge alle varie impostazioni di Paul M. Sweezy, di Immanuel
Wallerstein, di Samir Amin ecc.
Infine
l’importante sua analisi del militarismo e della produzione di armi come parte
organica, non marginale, della produzione complessiva sociale (poi denominato
“complesso militar-industriale”).

 

 
 
 

