SAFFO A PRESIDIO DI ERDOGAN
di Gabriella Galzio
A destra il rozzo boia
L’
“incidente” diplomatico occorso di recente in Turchia, che ha visto
protagonisti Von der Leyen, Michel e Erdogan, merita una seria riflessione
plurima. Primo che non è stato un incidente, ma un premeditato atto di sfregio
da parte di Erdogan nei confronti di una donna prima ancora che dell’istituzione
europea che questa rappresenta. Una conferma, del resto, della decisione di
ritirare il sostegno della Turchia alla lotta contro la violenza sulle donne. In
tal senso il ritiro dai trattati e la violazione dei cerimoniali diplomatici (che
in precedenza avevano già visto la compresenza di tre figure istituzionali
uomini accomodate su tre poltrone in pari dignità) attestano da parte di
Erdogan una volontà di affermazione e sopraffazione della più arretrata civiltà
patriarcale islamica su quella ebraico-cristiana occidentale. Perché va detto: quella
islamica e quella occidentale sono entrambe civiltà patriarcali, ma quella
occidentale ha fatto significativi passi avanti rispetto al suo passato e
rispetto a quella islamica, sua sorella abramitica. E sulle distinzioni bisogna
esercitare vigilanza, perché è risultato evidente che la misoginia non è
soltanto un fatto grave in sé, ma è il campanello d’allarme che l’intera
società sta volgendo in senso reazionario, autoritario, bellicista, omofobo,
sessista dove alla cancellazione dei diritti civili all’interno corrisponde l’espansionismo
militare all’esterno, dove aggressione, violenza, prevaricazione stanno alzando
le loro bandiere! Ecco che la risposta di un Michel è stata oltre che
miserabile, ottusa, nella sua connivenza con il patriarca Erdogan; incapace di
contrastare la sua stessa misoginia latente, ha finito per avallare un
cerimoniale di sottomissione della stessa Unione europea e di una intera
civiltà anni luce più evoluta; anziché farsi trainante di un processo
progressista e liberatorio di tutta la compagine umana, Michel ha preferito ripiegare
(forse persino segretamente compiaciuto) a fanalino di coda di una forza
politicamente e socialmente reazionaria e pericolosa. Ho raccolto finora
testimonianze di indignazione da parte di uomini di destra e di sinistra, ed è
tutto dire, e non posso non ripensare a mio padre, certamente più tardo-paternalista
che femminista, il quale sicuramente avrebbe ceduto il posto a una signora.
Segno che per Michel e gli uomini come lui, è tramontato persino quel romantico
beau geste, certamente di segno maschilista, ma per lo meno ancora
memore di più nobili ideali di cavalleria. E allora l’invito rivolto a uomini e
donne è di interrogarsi sul loro stato di interiore misoginia che spesso
inconsciamente irraggia i propri comportamenti, per stanare il nemico interno
pronto a soggiacere al dominio del più rozzo e più violento. E per associazione
d’idee un esempio illuminante: chi avrà visitato il museo di Heraklion a Creta,
avrà sicuramente notato l’eleganza slanciata delle figure minoiche, e di contro
la rozzezza delle successive e tozze “ceramiche barbariche” impostesi con le
invasioni doriche! E come non ricordare la “veneranda” Saffo che alla vista
della rozzezza trasale! “Quale rozza ti incanta la mente/ indossando una veste
rozza/ incapace d’alzare sulla caviglia i suoi cenci?” Qui il canto
di Saffo ci giunge come metafora di civiltà. E la storia dovrebbe esserci di
monito di come facilmente possano essere sradicati brutalmente o sbiadire mestamente
i valori di una civiltà che proprio Saffo ancora impartiva nel suo tiaso:
l’amore per il buono e il bello, la gioia, la grazia, l’eleganza, lo splendore,
la musica, la danza, il canto, la poesia… Valori che un Erdogan, e a ruota un
Michel, pare aver dimenticati alla luce sinistra della guerra! Quando, insieme agli
ideali di cavalleria è tramontato un modello di virilità, e ancora non se ne
scorge uno nuovo ispirato a criteri più pacifici ed egalitari, bisogna stare
all’erta, che in questo vuoto non si insinui il verme della regressione, ma
nell’incertezza prevalga la saldezza dello sguardo in avanti. Michel avrebbe
avuto almeno due modi per spiazzare il suo volgare ospite: cedere la poltrona
alla signora o sedersi accanto a lei sul divano. Persino un qualunque marito
non avrebbe “tradito” la sua signora. Michel non l’ha fatto, e l’Unione europea
dovrebbe chiedergli simbolicamente di fare un passo indietro rassegnando le
dimissioni dalla carica che, insieme a quella della Von der Leyen, ha
oltraggiato - a scanso di equivoci e perché non si ripeta.
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