SUL 25 APRILE
di
Carmine Scavello
Pensieri
sulla Festa della Liberazione.
Il
primo impegno dell’uomo libero è quello di difendere la propria libertà; non è
mai concessa per grazia ricevuta, ma si conquista anche a costo della vita.
Solo Dio lo sa quante persone sono morte per la sua conquista; colui che si
batte per essa, piuttosto che essere soggiogato, preferisce dare in cambio la
vita. Non è vita vivere in catene ed essere limitato nei movimenti, nel
pensiero e nella parola. Il 25 aprile fa parte della storia del popolo italiano
che festeggia la Liberazione, anche se sulla storia ci sarebbe da dire: c’è
quella dei vincitori e quella dei vinti. Gli storici sono uomini e come tali
sono condizionati dalle proprie idee e dai committenti; raccontare la verità
sarebbe un dovere morale, ma anche sulla moralità ci sarebbe da dire: è più
soggettiva che oggettiva.
Dimenticare
il passato c’è il rischio che i misfatti si possano ripresentare con più gravi
conseguenze; la libertà vive sul filo del rasoio ed è facile passare
dall’oppressione all’indipendenza. I nostri padri che hanno combattuto o subito
la dittatura hanno affermato senza ombra di dubbio che è meglio vivere sotto la
più imperfetta delle democrazie che sotto la migliore dittatura.
Non
essere liberi a casa propria è come il cane che viene preso a pedate, eppure
rimane accanto al suo padrone, che di padrone ha solo il potere di disporre
della sua vita e di non rispettarlo e riconoscergli il suo ruolo di amico. Un
lupo, anche se è trattato con i guanti, rifocillato e con una cuccia
confortevole e dorata, ha sempre la faccia rivolta verso la foresta. Appena
potrà, scapperà e andrà incontro al suo futuro; se pur tra mille difficoltà,
non rimpiangerà le coccole del padrone e preferirà vivere libero tra i suoi
simili.
Sulle
colonne di marmo dei monumenti ai caduti sono incisi nel marmo i nomi di coloro
che sono periti in nome della Patria e della libertà. Li chiamiamo eroi, ma
sono solo esseri umani, uomini e donne, che hanno preferito morire per
assicurare la libertà alle generazioni, che si sono succedute. Fermarsi un
attimo e leggere quei nomi fa venire la pelle d’oca; hanno avuto solo il torto
di essere nati e vissuti nel periodo sbagliato. Solo grazie alla lotta di quei
combattenti, oggi, noi contemporanei stiamo vivendo un periodo di pace lunga
decenni.
La
libertà va difesa in tempo di pace con le unghie e con i denti; difenderla in
tempi di guerra vorrà dire che è stata minacciata ed ora si combatte per
difenderla. È come la salute: è meglio prevenire che curare. Se gli Americani
hanno da festeggiare il 4 luglio e i Francesi il 14 dello stesso mese come
feste nazionali, a noi Italiani è riservato il 25 aprile. Se mettiamo a
sventolare il tricolore sui balconi non facciamo altro che ricordare che siamo
un popolo unito nell’orgoglio e nell’appartenenza senza rivendicare divisioni,
polemiche e reminiscenze storiche che fanno più male che bene e ricordano
rancori e ferite mai rimarginate. Viviamo continuamente e senza saperlo una Resistenza
in stile più moderno a difesa della libertà. Ci sono tanti attentatori che
tentano a dividerci per meglio controllarci; solo restando uniti, abbiamo la
certezza di essere forti; perciò, oggi difendiamo moralmente il grande dono
della libertà, che è come l’aria che respiriamo; apprezziamola e godiamocela
come un bene primario al pari del pane.