IL CANZONIERE D’AMORE DI ROSSANI
di Maria Cristina Pianta
Ottavio Rossani (Foto: Dino Ignani)
Quell’amore che è “movimento della
vita”.
Prima di introdurre la
raccolta La luna negli occhi, vero e moderno canzoniere d’amore,
vorrei ricordare che Rossani, ospite della puntata Poetando (ArteVarese),
in un’intervista condotta da Luisa Cozzi per Rete55, ha detto che “l’amore è il
movimento della vita”. In precedenza, pensando ad altre sue opere, ha scritto: “Ci
innamoriamo ogni giorno” (Da A quest’acqua torno, in Falsi
confini, 1989). Nella personificazione di Soverato, “che si
stende arruffata”, scopriamo che “questa lingua di terra ha grande fame
d’amore”. Ancora il termine amore viene ribadito per mezzo
dell’anafora, in un inedito, pubblicato sull’Autoantologia “Soverato” del
2019, (i Quaderni del Bardo), contrapposto all’odio.
A
questo punto ritorniamo a La luna negli occhi (Premio Camaiore 2020).
È importante il sottotitolo Canzoniere d’amore 1988-2018. Ha
senso scrivere d’amore, nella nostra epoca? Intanto l’autore si ricollega alla
tradizione di Dante e Petrarca, trovando però strumenti e linguaggio nuovi.
Pensiamo al testo Apparizione: “Accesa / come
fuoco del camino / lucente…/ come Tour Eiffel nel sole, / trepida / come timida
esploratrice. / Apparizione / il tuo dorato mistero nel parlottio / pur
ricordando: “Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quand’altrui
saluta…”, presenta riferimenti concreti: la Tour Eiffel, il bistrot di Parigi e
una passione che l’avverbio vorticosamente suggerisce. Sovente
all’emozione intensa subentra la consapevolezza della fine di ogni bella
esperienza e della caducità della vita. Amore e morte si intrecciano. Il senso
di fugacità dell’esistenza è molto accentuato in Petrarca: “Erano i capei d’oro
a l’aura sparsi…/ e il vago lume oltre misura ardea / di quei begli occhi,
ch’or ne son sì scarsi” e Rossani, a sua volta: “Mi hai fulminato con un sogno
/ i capelli scompigliati / da un vento arrogante”. Il desiderio della donna
amata crea sofferenza quando lei si allontana. L’assenza, quindi, procura
dolore, spasimo. Ma anche i problemi contingenti (scadenze, impegni
professionali e familiari) imprimono un senso di stanchezza che poi si supera
cercandosi in uno stupore inaspettato. Questo alternarsi di stati d’animo fa
parte del gioco perché senza amore non sembra si possa esistere. Certamente, si
arde, ci si brucia accorgendosi di non essere più al centro dell’universo. E la
luna che ruolo ha nel libro? È una componente importante, che fa venire in
mente Leopardi, colui che anche metricamente ha rinnovato la canzone, definita
canzone libera, nel Canto notturno del pastore errante, in Alla
luna, e nell’Ultimo canto di Saffo. Nella sezione Racconti Rossani
accompagna l’amarezza della figura femminile davanti al mare, con spicchi
di luce, è partecipe dell’indignazione di fronte a violenze e
prevaricazioni. Qui si intravede una tematica sociale che sfocerà nelle
successive poesie civili. Possiamo, inoltre, scoprire, sempre nella notte,
rischiarata dalle stelle, richiami alla storia: maniero, cavaliere,
assedio. Mutano usi, costumi, ma i sentimenti hanno analoghe
dinamiche. Nella parte Richiami si ripresenta il divario tra
attese palpitanti, promesse di un futuro, e abbandono, separazione. Talvolta
alcuni particolari come suoni di posate, vino rosso, faraona si
aprono alla poesia conviviale, in un rito in cui donarsi all’altra è
testimoniato in una precisa realtà. In Sipario, infine, il
fluire del tempo lascia una traccia sempre più incisiva, che non viene
percepita con cupo pessimismo, anzi alimenta i sogni e recupera la memoria del
passato. Le singole poesie sono accomunate da scelte lessicali aderenti al
contesto, da un ritmo ottenuto grazie ad una rigorosa punteggiatura e da
espedienti tecnici come l’uso dell’enjambement. Rimaniamo, come scrive
Giuseppe Conte, colpiti da una narrazione che non è mai prosastica, ma lirica.
Ottavio Rossani (Foto: Dino Ignani) |