MUTAMENTI CLIMATICI E CECITÀ
di Rodrigo Andrea Rivas
Lunedì 19 giugno 2023, l’Organizzazione
Mondiale di Meteorologia (OMM), organismo ONU, e il Servizio sul Cambiamento
Climatico Copernicus (C3S), della Unione Europea, hanno confermato che la
temperatura media dell’Europa aumenta due volte più velocemente della media
mondiale a causa della crisi climatica. A giudicare della eco trovata sui
media, per l’Italia si tratta di un’altra non notizia. I dati presentati
rivelano che il vecchio continente registra un aumento medio di 2,3ºC sui
livelli preindustriali, contro l’1,1°C della media mondiale, largamente al di
sopra degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, 1,5ºC. La pubblicazione
analizza lo stato del clima in Europa nel 2022, il più caldo da quando esistono
registri in almeno dieci paesi: Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna,
Irlanda, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna e Svizzera. È stato anche
l’estate più caldo da quando esistono i registri, ma per tutti i paesi del
continente. Nel complesso, le temperature medie del 2022 sono state di 0,79ºC
al di sopra della media 1991-2020. Gli effetti del fenomeno si percepiscono
nitidamente osservando i ghiacciai europei: tra il 1997 ed il 2022 hanno perso
880 chilometri quadrati di ghiaccio. Nel solo 2022, per la diminuzione
delle precipitazioni ed il caldo permanente, gli Alpi hanno perso 34 metri di
ghiaccio, un altro dato senza precedenti. Si osservano riguardo il mare. Le
acque europee hanno registrato le temperature più alte della loro storia ed una
estesa superficie ha patito ondate di caldo marino con forte impatto sulla
fauna e sugli ecosistemi. Specificamente, hanno raggiunto un tasso di
riscaldamento oltre tre volte superiore alla media mondiale il Mediterraneo
orientale, il mar Baltico, il mar Nero ed il sud dell’Artico. Le conseguenze
drammatiche per la popolazione del continente non si sono fatte attendere. La
Base Dati sugli Eventi di Emergenza (EM-DAT), ha stabilito che nel 2022 i
fenomeni meteorologici estremi – tra cui ondate di caldo, piogge torrenziali,
inondazioni o siccità – hanno provocato 16.365 morti e avuto ripercussioni
negative dirette su 156.000 persone. Il 67% dei fenomeni estremi sono stati
inondazioni e tormente, che sono fonte della maggior parte dei danni economici
vincolati alla crisi climatica.
Nel 2022 i danni accertati per i
fenomeni climatici estremi sono arrivati a 2,13 miliardi di dollari. Secondo la
OMM, l’espansione delle energie rinnovabili può contribuire alla diminuzione
del ritmo di crescita della crisi climatica: “La causa principale di questi
sconvolgimenti deriva dall’uso dei combustibili fossili. Nel 2022 l’energia
eolica e l’energia solare hanno raggiunto una percentuale di generazione del
22,3% in Europa e, per la prima volta, queste fonti pulite hanno superato la
generazione di energia da petrolio, carbone e gas (20%). L’aumento dell’uso
delle energie rinnovabili e delle fonti a basso contenuto di carbono è
cruciale".
Secondo i media, per gli italiani
sono notizie di scarso interesse. Infatti, non ne parlano. Il cambiamento
climatico diventa importante solo quando serve alla propaganda di
guerra. Non a caso, dalla recente conferenza di Bonn sui cambiamenti
climatici (vedere il mio "Clima emigrazioni e velleitarismi", 18 06
2023), la TV ha parlato solo dell’influenza sul clima della guerra in Ucraina
(TG La7, 18 giugno, ore 20,30). I dati presentati dalla egregia giornalista
Milena Gabanelli, certamente gravi, erano presi dal rapporto di un esperto
indipendente presentati alla conferenza come allegato ai lavori.
A me sembra invece assodato che
agli italiani non si debba far sapere qual è la reale
situazione. Provenendo da fonti ufficiali, non essendo quindi opinabili, i
dati potrebbero portare qualcuno a dissertare da interessanti TG incentrati sul
nome da dare all’aeroporto di Linate o al ponte sullo stretto. Peggio ancora,
qualcuno potrebbe persino pensare che la comunicazione e la politica non siano
necessariamente riducibili al poco edificante teatrino a reti unificate in onda
permanentemente.