LA BIBLIOTECA
DEGLI ALBERI
di Angelo Gaccione
“Per
quanta bella architettura facciano,
gli uomini non riusciranno mai a fare
una cosa bella come un albero”.
Pier
Luigi Nervi
Biblioteca degli Alberi Milano (BAM), un nome che è
tutto un programma. Un’accoppiata che non poteva essere più evocativa, più
suggestiva. Cosa c’è di più ricca di una biblioteca e cosa c’è di più umano,
prezioso, utile, affascinante di un albero? Gli alberi si trasformano in libri,
ma anche in scaffali per le biblioteche, dunque, non poteva esserci binomio
linguisticamente più felice. Non crediate, tuttavia, che questa biblioteca si
trovi al chiuso di un edificio come siete portati ad immaginare. Tutt’altro. È
una biblioteca a cielo aperto, ampia, luminosa, fiorita, piena di colori,
dotata di oasi rilassanti dove ci si può stendere, prendere il sole, sistemare
una sdraio, piantare un ombrellone per abbronzarsi, leggere, ascoltare musica,
fare merenda; dove ci sono angoli per bambini per giocare, fare teatro, disegnare,
prendere parte alle tante iniziative ludiche ed educative che vengono proposte;
e ancora chioschi, cerchi alberati, ognuno
dedicato ad una specie diversa indicata dalle scritte botaniche tracciate sui
vialetti che
lo costeggiano o attraversano, prati verdi e
ben tenuti e dove di piante ce ne sono a bizzeffe.
Ma vediamo in dettaglio il patrimonio
vegetale di questa vera e propria biblioteca botanica urbana che si estende in
un parco multifunzionale di ben dieci ettari. È dotato di 22 foreste circolari, 500 alberi, 100
specie botaniche, 35.000 mq di prato di cui: 24.000 mq di prato rasato, 2.000
mq di prato armato, 9.000 di prato fiorito, 135.000 piante: 76.000 piante nei
10.000 mq dei giardini disegnati da Piet
Oudolf, 525 mq dei giardini con 3.600 piante aromatiche, 44.000 bulbi, 140
bambù, 450 piante acquatiche, 4.200 tra arbusti e rampicanti, 6.300 tappezzanti.
Per dimensioni è diventato il terzo
parco pubblico della città dopo il Parco Sempione e i Giardini pubblici Indro
Montanelli. Ma quando ha
preso avvio il progetto di questo parco e quali sono state le sue linee
ispiratrici? Inaugurato il 27 ottobre del 2018 è
stato realizzato dalla designer paesaggistica olandese Petra Blaisse e
da Piet
Oudolf, insieme allo Studio Inside-Outside.
Il
progetto è stato approvato il 20 luglio 2004, attraverso un concorso noto come “Concorso
internazionale di progettazione Giardini di Porta Nuova - area
Garibaldi Repubblica”, vinto dallo studio di progettazione Inside-Outside
con il progetto “La biblioteca degli alberi”. Il costo del parco si aggira sui
14 milioni di euro ed è paragonato ad una biblioteca per la quantità e
diversità di vegetazione che ospita al suo interno. Il
parco è poi arricchito da frasi poetiche disposte lungo i sentieri, e da un’area
giochi per bambini, un’area fitness, un’area relax con chaise
longue in legno e luci soffuse, aree
per pic-nic attrezzate con panchine, labirinto di cespugli, un laghetto e una
fontana scenografica attiva da maggio a settembre. Privo di
recinzioni, l’area abbraccia un tessuto urbano che connette buona parte di Porta
Nuova, delle ex Varesine, della via De Castillia e si estende a perdita d’occhio
verso Melchiorre Gioia e oltre. Circondato da grattacieli di ogni foggia, da
costruzioni ardite in cui si è sbizzarrita la creatività dell’architettura
contemporanea in vetro-cemento, come quelli del bosco verticale, per esempio, o
dell’UniCredit, si distingue da altre aree internazionali affollate da
grattacieli, per ampiezza, respiro, luminosità.
Le famiglie
milanesi ricordano bene le ex-Varesine, un’area verde priva di tutto, dove
portavano i loro figli per assistere agli spettacoli circensi delle compagnie
più blasonate del circo italiano: dall’Orfei al Togni, ma anche di circhi
mobili provenienti da altri Paesi. Ora tutto quel verde è stato trasformato in
oasi in cui nuotano pesci rossi e galleggiano ninfee; in giardini dove “la
vegetazione si declina in diverse forme e geometrie. Dal disegno sinuoso del
labirinto, alla scacchiera irregolare creata dagli arbusti, alla composizione
puntiforme delle aiuole con piante potate a sfera”, dove “il colore è
protagonista, creando un caleidoscopio di bellezza naturale”. Di quanta
acqua avrà bisogno tutto questo ben di Dio, dato che l’oro blu è sempre più
prezioso e raro? Leggiamo dalla cartella stampa della Fondazione
Riccardo Catella che dal 5 luglio 2019 ha siglato con il Comune di Milano la
convenzione per la gestione, la manutenzione, la sicurezza del parco di Porta
Nuova: “L’impianto di
irrigazione del Parco utilizza l’acqua di falda di 12 pozzi, posizionati sotto agli edifici di Piazza Gae Aulenti. L’acqua
accumulata viene impiegata per generare acqua calda o fredda per gli edifici in
zona e viene utilizzata per gli impianti di irrigazione del Parco e del
laghetto. In questo modo, l’acqua dell’acquedotto, che sarebbe necessaria per
il Parco, è risparmiata”. Del resto i cartelloni posti in bellavista lungo
l’itinerario in cui i grattacieli, gli edifici, le piazze hanno ridisegnato la
cintura tra via Sassetti, la Stazione Garibaldi, via della Liberazione, ecc. ci
informano che questo quartiere è ora uno dei più sostenibili ed ecologici e può
competere sul piano internazionale.
La bellezza, l’unicità e
l’eccellenza della proposta hanno permesso alla Biblioteca degli Alberi Milano di
essere inserito nella guida dei Grandi Giardini Italiani: un
riconoscimento importante per un parco urbano che è riuscito a conquistare il
ruolo di avamposto italiano ed europeo di sostenibilità, cura del verde e
coinvolgimento attivo della popolazione, un modello di partnership
pubblico-privata da esportare e al quale sempre più Istituzioni guardano con
interesse. Inoltre, la Biblioteca Alberi Milano continua a coinvolgere la sua
community nella conoscenza e cura attiva del Parco anche attraverso il progetto
“Radici. Adotta il tuo Albero”, che ha visto numerosi cittadini, associazioni
ed aziende coinvolte nell’adozione di 195 tra singoli alberi e intere foreste
circolari. Nel 2022, alla già ricca botanica del parco, si è andato ad
aggiungere un vivaio pensato per le piccole manutenzioni, allo scopo di
coinvolgere diversi gruppi di cittadini nella sua cura e crescita. Oramai è diventato un modello di verde urbano che propone una fruizione
culturale della natura, unico in Italia. Inglobato nel riassetto urbanistico
come un vero e proprio teatro a cielo aperto dove performance, musica, arte,
cinema, poesia e scienza trovano spazio tra gli alberi, sempre all’insegna del
binomio natura-cultura, il patrimonio botanico della Biblioteca attira una
quantità di visitatori e fruitori italiani e stranieri considerevole.
Non c’è turista
che approdi a Milano, italiano o straniero, che non vada a sciamare fra i
grattacieli di Porta Nuova, a sedersi attorno alla sua fontana, a gustare un
caffè in una delle terrazze dei raffinati locali, ma soprattutto a stendersi
nel parco per farsi ammaliare dal tripudio festoso dei suoi colori e delle sue
piante. Del resto alberi, piante, boschi, hanno sempre avuto un grande potere
di fascinazione sia sulla gente comune che sugli artisti. Van Gogh vedeva nella
natura e negli alberi “capacità d’espressione e, per così dire,
un’anima”, mentre il regista Ermanno Olmi è arrivato a dire che avrebbe potuto “sopravvivere
alla scomparsa di tutte le cattedrali del mondo”, ma “mai sopravvivere alla
scomparsa del bosco” che vedeva ogni mattina dalla sua finestra.