LE NINFE TRA DI NOI
di Chicca
Morone

Venere
Il potere del Mito esercita su di noi quella
fascinazione a cui molti non sanno resistere, a vote percependone solo gli
aspetti esterni, senza entrare nel significato profondo del riferimento agli
archetipi… così quando di parla del potere della donna vengo trascinata da quella
sottile ironia che mi pervade ogni volta che mi appresto ad ascoltare le perle
di saggezza profuse da un uomo di cultura. Non perché non esistano uomini che
sappiano che cosa sia in realtà il potere femminino, ma perché solitamente
coloro che ne hanno davvero sperimentato qualche accenno, hanno la saggezza di
tacere. Sono pochi e silenziosi.
Ci sono
creature che già in tenera età hanno scoperto l’esistenza di un potere detenuto
dalla Terra attraverso le fonti custodite dalle Ninfe, un potere che consisteva
nella comunicazione con il divino precluso allo stesso Apollo: lui aveva dovuto
prima uccidere Pitone, draghessa di Delfi, e assoggettare Telfusa, ninfa della
fonte dove voleva porre il suo culto. Infatti, che sarà mai stato questo
potere? A quali abissi si potrà giungere attraverso questo? Perché dunque ha
potuto esistere una facoltà del genere, di proprietà esclusiva femminile? Che
immortalità e acque abbiano qualche corrispondenza? E poi, perché mai Apollo
aveva dovuto lasciare putrefare Pitone vicino alla fonte e provocare una frana
su Telfusa le cui colpe erano quelle di voler difendere il luogo (corpo) dalla
profanazione maschile?


Clizia
Perché Apollo non aveva potuto cercare di convivere con lo
spirito del luogo (visto che non era a conoscenza dei misteri lì celati) e
unificare in una perfetta (visto che era un dio) sintesi tra maschile e
femminile? Semplicemente perché Apollo era Apollo ed era in grado di
condividere il potere destinato da Giove solo con il suo “altro”, Dioniso. Così
le Ninfe, depositarie di quel sapere strettamente collegato alla “possessione”
erano state costrette a ritirarsi; con loro era migrato nell’invisibile sempre
di più lo stato di coscienza alterato che produce quel sapere, sigillando oltre
il mentale ogni miraggio di immortalità attraverso quella connessione con il
divino.
Apollo
verrà poi circondato dalle Muse, entità dalle sfumature assonanti, le quali
interpreteranno le Arti e “possederanno” poeti, danzatori, scrittori e musici;
ma sarà lui, Sole raggiante, il centro di diffusione di quel sapere
Ahimè
Apollo aveva tenuto così fortemente le redini del potere che nulla aveva potuto
trapelare, tanto meno il sigillo segreto delle Ninfe: queste donavano la vita,
ma potevano essere mentitrici e soprattutto, io sospetto, non abbiano mai
cessato di mantenere criptato il loro segreto. Mai nessuna aveva istruito
Apollo fino nei recessi della sua integrità.


Filemone e Bauci
Apollo avrebbe dovuto essere totale, arrendersi, essere
trasparente come l’acqua, diventare lui stesso ninfa per essere iniziato. Viene
spontaneo chiedersi: nel progetto di autoinvestitura oracolare, Apollo, aveva
considerato che qualche piccolo segreto avrebbe potuto sfuggirgli? Così nei
secoli il luogo dove prima chiunque - pastori compresi - potevano udire e
ripetere le parole degli Dei, piano piano diventa ambito di un potere legato al
mercanteggiare (leggi: denaro/oro elemento essenziale) di postulanti più o meno
ricchi.
Lo stato di “possessione”, di “delirio”, di “follie” come alterazioni e di
realtà distorte oggi non è facile da tradurre razionalmente: la medicina è in
agguato e per nulla tenera con chi ha i primi sintomi di tale “dono”.
Sarebbe
necessario far comprendere a chi viene in contatto con situazioni del genere che
forse ancora esiste qualche segreto a noi nascosto, a livello inconscio, ma ben
presente “nell’essenza cosciente” che è la nostra vera identità, cioè la “seity”:
Federico Faggin definisce così magistralmente l’entità di coscienza che esiste
indipendentemente dal corpo fisico, quella che abita temporaneamente il nostro
corpo, dove si trova ogni risposta e attraverso cui interagiamo con la realtà
fisica.
Forse, tra
le pagine degli scritti ispirati dalle Ninfe (affinché il loro sigillo non vada
perduto) esistono ancora quei gioielli magici in cui si tramanda un sapere
destinato a chi ha occhi per vedere e orecchie per sentire, ma non ai ciechi e
ai sordi, perché chi non ha oro non può comporre oro.


Orione


