A PROPOSITO DI
VACCINI
di Pasquale Ferrante*
Pasquale Ferrante |
L’altalenante percezione
dei vaccini tra la gente e sui media:
un po’ di storia, un po’
di scienza.
Negli ultimi decenni, in
Italia ma anche in molte altre nazioni del mondo, numerose persone e gruppi
hanno incominciato a manifestare dubbi sulla sicurezza e sul'utilità dei
vaccini arrivando al punto di non vaccinarsi e di non vaccinare i proprio
figli. Quando poi questi dubbi e queste posizioni sono approdati sui cosiddetti
social media il numero di chi "non crede" è enormemente aumentato e
la foga o passione nel contestare i vaccini ha creato questo nuovo fenomeno che
classifica le persone che ne discutono come no-vax ai quali si oppongono le
persone favorevoli o pro-vax.
Sempre
attenti ai grandi numeri, anche molti politici, parlamentari se non addirittura
i partiti si sono schierati a favore o contro i vaccini. In genere queste
posizioni tendono a considerare i vaccini un tutt'uno e quindi come tale da
prendere o lasciare e, conseguentemente ad ogni dibattito o discussione che si
svolga in televisione, su Face-book o al bar, chi partecipa non può che essere a favore o contro.
Accade
spesso che ogni tentativo di capire i vaccini, la loro storia, il loro impatto
sulla salute umana e la loro complessità tecnica e concettuale viene sommerso dal vociare di chi crede di
avere ragione a prescindere e la maggioranza della popolazione è confusa e non
riceve informazioni se non quelle che i no-vax e i pro-vax forniscono a favore
delle proprie tesi.
Forse
ripercorrere per sommi capi la storia dei vaccini e della loro relazione con
gli essere umani può essere utile per iniziare a parlarne.
Quando
gli uomini hanno avvertito il bisogno di "qualcosa" contro le
malattie infettive, che nei secoli e nei millenni passati si manifestavano come
epidemie drammatiche capaci di coinvolgere e spesso uccidere molta parte delle
persone colpite?
Un
concetto antichissimo e primitivo di vaccino si intuisce già nell'antitodo,
dal greco ἀντίδοτον, con il quale si indica un farmaco
capace, con meccanismo chimico o chimico-fisico, di trasformare un agente
tossico in un composto innocuo o scarsamente lesivo (Da: Enciclopedia Treccani).
Rientrano nel novero degli antidoti in senso stretto i sieri immunizzanti (antiofidico,
antidifterico e altri) che sono stati messi a punto secoli fa.
Ma
la storia permette di individuare una data di nascita quasi esatta dei vaccini
così come noi li intendiamo anche al giorno d'oggi. Infatti alla fine del 1700 il
medico inglese Edward Jenner osservando cosa succedeva ai mungitori di vacche,
si accorse che questi ultimi, quando si verificavano epidemie di Vaiolo, una
grave malattia infettiva spesso letale, non si ammalavano o presentavano una
malattia lieve e non letale. Queste osservazioni, già diffuse nella popolazione
contadina e tra i mungitori divennero ancora più interessanti quando ci si rese
conto che i mungitori che si ammalavano del vaiolo bovino erano quelli protetti
contro il vaiolo umano. E' importante ricordare che, proprio in quei tempi il
vaiolo, noto per la sua gravità fin dall'antichità in molte parti del
mondo, ebbe in Europa un incremento con
frequenti epidemie che causarono numerosissimi morti.
Su queste basi nel
1798 Jenner decise di inoculare il liquido delle pustole del vaiolo delle
vacche, in alcuni volontari, i quali, quando si verificarono le successive
epidemie di vaiolo, risultarono protetti e non si ammalarono. Fu così messo
appunto il primo vaccino veramente
efficace e si noti bene che la parola vaccino deriva da vacca, l'animale con il
quale i mungitori erano a stretto contatto quotidiano.
L'utilizzo in tutto
il mondo del vaccino contro il vaiolo dopo circa due secoli ha permesso di
eradicare il vaiolo che non circola più come malattia negli esseri umani e dal
1990 circa non è più stato necessario vaccinarsi.
La storia dei
vaccini proseguì con la messa a punto del primo vaccino contro la rabbia, una
malattia trasmessa dagli animali all'uomo, e sempre letale se non trattata, da
parte di Luis Pasteur che il 6 giugno del 1885 trattò per la prima volta con
successo un bambino che era stato morsicato da un cane affetto da rabbia.
Sia il vaccino
contro il vaiolo che quello contro la rabbia erano efficaci nel proteggere
contro queste due gravi malattie, ma entrambi potevano dare frequenti
complicazioni in qualche caso anche molto gravi. Tuttavia in considerazione del
rischio di morte elevato per vaiolo e
certo per la rabbia, le persone si facevano vaccinare senza molte remore (oggi
il vaccino per la rabbia è molto sicuro).
Ma la vera
diffusione delle notizie e delle discussioni sui vaccini, anche a livello
giornalistico, radiofonico e televisivo,
si ebbe con la messa a punto dei vaccini antipoliomielite tra la seconda metà
degli anni '50 e la prima metà degli anni '60 del secolo scorso. A partire dai
primi del '900 negli Stati Uniti e più tardi anche in Italia, si incominciarono a verificare epidemie
annuali di Poliomielite paralitica, una malattia conosciuta fin dall'antichità
ma che non aveva mai provocato prima epidemie così diffuse. La poliomielite
paralitica è una grave malattia neurologica che colpisce i neuroni motori e
provoca una paralisi flaccida che può coinvolgere i muscoli degli arti
inferiori (paraparesi) ma a volte anche di quelli superiori (tetraparesi) ed in
alcuni casi per il coinvolgimento dei neuroni cerebrali causare oltre alla
tetraparesi anche paralisi respiratoria, arresto cardiaco e morte. In Italia a
partire dal secondo dopoguerra e fino all'introduzione della vaccinazione si
verificavano ogni anno migliaia di casi di poliomielite paralitica, con una
andamento crescente fino ad un picco di più di 8.000 casi nel 1960. Con la
vaccinazione estensiva da allora la poliomielite è scomparsa dal nostro paese.
E' importante
ricordare che il vaccino antipolio fu somministrato obbligatoriamente a tutti i
bambini così come qualche decennio prima era stato già fatto per il vaccino
antidifterite e per quello antitetanico e ancora prima per l'anti-vaiolo.
Successivamente
quando nel 1976 fu introdotto il vaccino anti-morbillo si decise di renderlo
facoltativo, organizzando comunque massicce campagne di informazione per convincere
i genitori a vaccinare i propri figli.
Ma che cosa è il morbillo? E' una malattia
così pericolosa da avere bisogno di una vaccinazione?
Il morbillo è una
malattia infettiva che colpisce soprattutto i bambini, ma anche adolescenti ed
adulti, se non contratto da piccoli, infatti chi si ammala è poi protetto per
tutta la vita. Il virus del morbillo è molto contagioso e si trasmette per via
aerea attraverso le goccioline di saliva emesse parlando, tossendo o
starnutendo. La malattia è caratterizzata dalla comparsa di un esantema
maculopapulare, di colore rosso intenso, con le macchie diffuse in tutto il
corpo. Prima della comparsa dell'eruzione cutanea si hanno sintomi respiratori,
congiuntivite e febbre, anche molto alta. Le complicanze più frequenti possono
essere l'otite, la diarrea e la polmonite che si possono verificare in circa il
25% dei casi. Molto grave e per questo molto temuta è l'encefalite da morbillo
che si osserva in un caso ogni mille e che provoca gravi danni cerebrali
permanenti e può portare a morte molti dei soggetti colpiti. Inoltre c'è una
complicanza rarissima del morbillo (1 caso ogni 100.000), dovuta al fatto che
il virus del morbillo, dopo l'infezione acuta, si nasconde nel cervello del
bambino colpito e dopo circa 10 anni si riattiva provocando la PanEncefalite
Sclerosante Subacuta (PESS), una malattia drammatica e inevitabilmente fatale.
E' evidente quindi che il morbillo è una malattia pericolosa e quindi quando il
vaccino fu introdotto, anche se su base volontaria, ebbe in Italia un notevole successo.
Poi, piano piano,
proprio partendo dal vaccino anti-morbillo, si è incominciato a diffondere
prima uno scetticismo e successivamente una avversione contro i vaccini, e ci
si deve chiedere come mai questo è avvenuto e perché continua ad esserci una
quota della popolazione che si dichiara contraria ai vaccini.
Paradossalmente, grazie
alle vaccinazioni, le gravissime complicanze di cui stiamo parlando sono state
in qualche modo dimenticate nella loro drammaticità e molti genitori giovani,
ma non solo, si chiedono perché vaccinare, a volte influenzati anche dai racconti dei moti adulti che affermano
di aver avuto il morbillo senza problemi, dimenticando i tanti coetanei che a quel tempo soffrivano delle complicanze gravi,
fino alla morte, appena descritte.
Un altro aspetto
importante che può generare un atteggiamento anti vaccini è rappresentato
dall'errata percezione del concetto di "immunità
di gregge" e cioè dalla considerazione che se il 95% della popolazione
è vaccinata contro un virus lo stesso non circolerà più. Insomma una specie di
egoismo su base scientifica. Tuttavia bisogna ricordare che i virus ed i
batteri, ai quali impediamo di provocare malattie nei bambini con le vaccinazioni, non sono scomparsi ma
continuano a circolare nel mondo in popolazioni lontane, ma con le quali
possiamo entrare in contatto per viaggi o per migrazioni, e quindi, se non ci
si vaccina, il rischio di contrarre queste malattie infettive e di avere
complicanze gravi rimane per tutta la vita.
A questo proposito è
opportuno ricordare un gravissimo problema che si sta verificando in questi
ultimissimi anni in Venezuela, paese una volta ricchissimo e terra di migranti
anche italiani, in cui la crisi economica ha minato le strutture sanitarie
compresi i centri vaccinali e così è scoppiata un'epidemia di Difterite,
iniziata a luglio 2016 ed ancora in corso. Dal suo inizio fino a maggio 2018
sono stati segnalati 976 casi accertati e sono stati registrati 142
decessi per Difterite. Per gli abitanti del Venezuela, morire di Difterite
sembrava una cosa impensabile fino a pochi anni fa, quando il paese era in
buone condizioni economiche, ed il vaccino, che è associato a quello contro il
Tetano e la Pertosse era regolarmente e sistematicamente somministrato a tutta
la popolazione. Eppure è bastato poco tempo senza vaccino perché questa
malattia, conosciuta a fine ottocento come "lo
strangolatore" e capace di portare a morte fino all'80% dei bambini
colpiti, tornasse a uccidere bambini ed adulti innocenti.
Il ritorno della
Difterite è un monito drammatico a favore della necessità di vaccinare, perché
nel caso di questa malattia, anche il già citato ed ormai famoso concetto di "immunità di gregge" non si
applica appieno, perché occorre ricordare che il vaccino è composto da
anatossina difterica (e nel trivalente anche tetanica e della pertosse) e
quindi i vaccinati sono protetti verso la tossina e non verso il batterio.
Quindi i soggetti non vaccinati possono essere infettati dal batterio della
Difterite, che continua a circolare nella popolazione in tutto il mondo, anche
se vaccinata, e se il batterio produce la tossina possono ammalarsi gravemente
ed addirittura andare incontro alla morte.
Come si vede da
questo esempio drammatico, il tema dei vaccini è molto complesso, tuttavia i
dati scientifici, epidemiologici e storici che sono stati velocemente riassunti
in questo scritto, ci permettono di ribadire che le vaccinazioni sono un'arma
efficacissima contro le malattie infettive ed è irragionevole non praticarle
quando sono disponibili. Le eventuali rare complicanze da vaccino sono davvero
non paragonabili per frequenza e gravità ai danni provocati dalle malattie che
si prevengono con i vaccini stessi.
In tutto il mondo i
vaccini salvano ogni giorno migliaia e migliaia di vite umane soprattutto tra i
bambini e, come tutti possiamo vedere dai media e da Internet, nei paesi più
poveri del mondo nei quali per diversi motivi, soprattutto economici ma a volte
anche religiosi e politici, i bambini continuano a morire per malattie come il
morbillo, o altre che noi abbiamo largamente debellato e che, con il rifiuto di
vaccinarsi, stanno ritornando pericolosamente anche nel nostro paese.
*Medico, Professore
Ordinario di Microbiologia,
Università degli Studi di Milano.