di Nicolino Longo
La
perla del Golfo di Policastro.
Cessata di essere Casale di Scalea ad opera del
Conte Alessandro Siciliano, e del Deputato del Regno, Avv. Fedele De Novellis,
il 6 luglio 1912, San Nicola Arcella (m 117 s. l. m., 1.988 abitanti) è, oggi
(con a Sindaco, Rag. Barbara Mele, e Vicesindaco -Assessore alla Cultura-
Dott.ssa Concetta Sangineto), Centro
balneare, con spiagge e coste tra le più
pittoresche e suggestive d’Italia. Le grotte marine e le sorgenti d’acqua
potabile subacquee, l‘Arco Magno, le scogliere, il “Sentiero Blu” (per lo
“snorkeling”), nonché la felicissima ubicazione prospiciente l’Isola di Dino e
la stupenda cornice del Golfo di Policastro, sono il miglior biglietto da
visita della sua vocazione turistica. Ma, nel suo territorio, è possibile,
altresì, oggi ammirare pure vestigia dell’antica “Traianea” (per la quale, nel
1828, passò, “nus pieds”, anche il Ministro della Chiesa scozzese, G. T.
Ramage), di Chiese basiliane e Ville romane scoperte dallo scrittore eponimo
della Torre, Francis Marion Crawford, che estivò, a cavaliere tra il XIX e XX
secolo, in questa fortezza aragonese, scrivendovi, ed ambientandovi, anche
alcuni dei suoi più noti ed intriganti capolavori dell’orrore, divenuti,
all’epoca, best sellers di fama mondiale. E, per concludere con la
“topografia”, anche la bellissima Chiesa ottocentesca di San Nicola da
Tolentino, a schema basilicale, con due navate laterali e una centrale, e con
volta, affrescata, a tutto sesto; la Torre del Semaforo e il Palazzo,
settecentesco, del Principe Scordia Pietro Lanza Branciforte, che sposò
Eleonora Spinelli di Scalea, e un cui erede è stato, anni addietro, fidanzato
della nota opinionista televisiva, Alba Parietti. Quanto, poi, alla sua
“paleostoria”, pare che, fra il 73 e il 71 a. C., ad avviso dell’etnografo
scaleota, Carmelo Giordanelli (stando a un lacerto di Sallustio, tradotto dal
Pareti), nella di essa contrada Vannefora (Annii forum: foro di Annio), sia
pervenuto dalle “Nares lucanae”, coi suoi 120.000 uomini, il gladiatore trace,
Spartaco, il quale (secondo anche il Dotti, Plutarco e Antonini), al rientro
dal “Bruzio”, avrebbe sostenuto il gran cozzo con le legioni di Crasso
nell’odierna Piana del Lao o di Scalea (patria, questa, del filosofo Gregorio Caloprese
-maestro, tra gli altri, del Gravina e del Metastasio-, nonché, come già
ampiamente alluso in cappello, quondam città-madre di San Nicola Arcella).
Il porticciolo di S. N. Arcella sullo sfondo la torre Crawford |
Fra le personalità di spicco che hanno dato maggior lustro e notorietà, in
Italia e all’estero, a questo piccolo borgo, sono senz’altro da annoverare:
Amedeo Barletta; i due talentuosissimi poeti, Tolentino Miraglia e Franco Lo
Schiavo, nonché il Conte Alessandro Siciliano, che, anni addietro, riguardo
alla produzione/distruzione del caffè in
Brasile, da lui effettuata a rincararne il prezzo, è stato anche menzionato nel
Documentario televisivo “Terra nostra”. Entro i soli confini nazionali, invece,
il Giurista Gerardo Coppa, che, assieme a Don Luigi Sturzo, ebbe campo di
assurgere, onorevolmente, a propositore e zelatore del “Regionalismo” in
Italia. Questo borgo, come già tantissimi altri nella Penisola, il 25 marzo
2001, ebbe, fra i tanti eventi, anche a vivere -nell’ambito del programma “La
domenica del villaggio”- la diretta, su Rete Quattro, con Davide Mengacci e
Mara Carfagna. Quest’anno, l’ha rivissuta col programma “Sereno Variabile
Estate” (29 luglio 2018/ RAI 2), di Osvaldo Bevilacqua, il quale, dopo avere
intervistato la dott.ssa Filomena Pandolfi e l’ex brillante batterista de “I
lunatici”, Fulvio Grosso, per la Ristorazione et alia, e la N.D. Teresa
Silvestri, per il Cucito artigianale, non poteva non invitare alle telecamere,
per la Cultura, il neo laureato, in Lingue e Letterature straniere, con 110 e
lode, Prof. Giuseppe Solano, autore di un poderoso e ponderoso saggio sulla
“Vampiristica di tutti i tempi, di tutti i popoli e di tutte le letterature”.
Tra i personaggi di spicco, che l’hanno abitato, oltre al già menzionato
Crawford (autore di oltre 50 volumi, di cui molti a carattere orroroso), il
poeta-saggista, Carlo Cipparrone, la cantante Giovanna Marini, l’attrice
Nathalie Guetta, Nicola Mancino, Riccardo Misasi, Salvatore Frasca, Eugenio
Madeo, ecc. Da parecchi anni, inoltre, in San Nicola Arcella, vi hanno preso
dimora, con i loro familiari, i due attori di spicco di Centovetrine: i
cosentini, Caterina Misasi, e, il mio carissimo amico, Alessandro Cosentini,
cimentatosi, quest’ultimo, di recente, anche in importantissimi film di mafia,
e altri generi.
Tra gli altri personaggi noti, non epicori, che l’hanno solo
onorata con la loro presenza, sicuramente quelli (escludendone, ovviamente, i
numerosissimi -ed altrettanto illustri- Concorrenti, Cantanti, et alii) intervenuti,
come ospiti, nelle varie Edizioni, al
Premio “Lo Schiavo” (i cui ultimi Presidenti della Giuria -composta da Critici
come Bo, Cipparrone, Rea, Marabini, Ramat, Finzi, Minore, Pedullà, Giacoia,
Ruffato, Spagnoletti, Sgarbi, Vancini- sono stati, dopo lo scrittore praiese,
Prof. Giovanni Celico, in successione, Mario Sansone, Antonio Piromalli e
Raffaele Nigro), intervenuti, quali ospiti, come dicevo, al Premio “Lo
Schiavo”, sono stati: l’Europarlamentare, On. Dario Antoniozzi e il Dott., suo
figlio, Alfredo; l’On. Riccardo Misasi e il Dott. suo figlio, Maurizio, nonché
lo scrittore, feltrinelliano, Tommaso Di Ciaula e il giornalista Gianni Minà.
In veste di vincitori, invece, del Premio “Lo Schiavo”, per citarne solo
alcuni: Elio Filippo Accrocca, Albino Pierro, Maurizio Cucchi, Michele Prisco,
Roberto Pazzi, Roberto Mussapi, Aldo De Jaco, Luigi Fontanella, Corrado
Calabrò, ecc. Senza, poi citare i vari Prefetti, Colonnelli, Maggiori e Generali di Polizia, Fiamme Gialle e Arma
Benemerita, nonché i vari Deputati, Monsignori, Scrittori, Giornalisti, ecc.,
intervenuti, negli anni, sempre al Premio “Lo Schiavo”. San Nicola Arcella è
stata, altresì, onorata, in occasioni non riguardanti il Premio “Lo
Schiavo”, anche, tra i tantissimi, da ospiti come il saggista, Chiar.mo Prof.
Luigi Reina, il Chiar.mo Prof. Gordon Poole, il comico Giobbe Covatta, il
tuttologo (absit iniuria verbo) Vittorio Sgarbi, lo scrittore Giampaolo Pansa,
l’artista scandinavo Henry Brokman (ai tempi di Crawford), il Prof. Romano Prodi
(all’epoca in cui era ancora solo re del petrolio), la Chiar.ma Prof.ssa
Alessandra Contenti, il saggista statunitense John C. Moran (con cui condivido
una foto -30 maggio 2001- sul terrazzo della Torre Crawford). Tantissimi anni
fa, grazie, alle sue bellissime e, a quei tempi, ancora vergini bellezze
naturali, in San Nicola Arcella, fu girato il famosissimo film “Cappotto di
legno”. Ultimamente, invece, alcune delle scene più salienti ed accattivanti in
ordine al film “La famiglia Gionni”: con Tosca D’Aquino, Max Pisu e John Peter
Sloan. Quanto all’etopea locale, occorre menzionarne, invece, il caso della
Guardia municipale, con nomignolo
“Peppullo”, la quale, dopo aver mangiato a casa di qualcuno, come io ho, aforisticamente,
già raccontato, era solita, prima di uscirne, elevare, senza che ce ne fosse
necessariamente un giusto movente, una salatissima contravvenzione al suo
ospite. Poi, c’era un certo “Zzi Saverio”, originario di Belvedere Marittimo,
altro personaggio pittoresco che, i giovani del paese, mandavano su tutte le
furie quando gli cantavano: “Zzi Saverio u Bum Bum, cu lu culu sunava la
trumma, ecc.”. Un personaggio attuale è, invece, di tutto rispetto per la sua
eccezionale bravura, un giovane che, nella sua qualità di “mirror speaker”, è
capace, alla stregua dei megapatagonesi, di capovolgere, verbalmente, e
velocissimamente, e senza mai commettere un solo errore, qualsiasi parola,
frase o poesia gli si sottoponga.
Uno scorcio del centro storico |
Quanto, altresì, al tessuto urbano, di questo paesello
ricadente fra Praia a Mare e Scalea, si può dire che esso, fino a tutti gli
anni Ottanta, era rappresentato da aree pascolative e altre, per lo più,
agricolo-produttive, con seminativi autunno-vernini, per il soddisfo della
popolazione, nonché dei bovini e
ovicaprini, in regime di stabulazione fissa o libera. Oggi, invece, da zone con
orti familiari, fruttiferi misti, vegetazione a scopo di arredo urbano e pre-urbano, e piantumazione di
essenze autoctone, con siepi e alberature a frangivento dei terreni coltivi.
Gran parte delle sue aree, una volta, come anzidetto, vocate all’agricoltura
cerealicola e foraggicola, oggi sono state antropizzate con numerosissimi
villaggi turistici (molti dei quali abitati, per lo più, solo in periodo
estivo), e migliaia di lussuose Ville, ubicate, a macchia di leopardo, su tutto
il territorio urbano, con proprietari i turisti più facoltosi. Colate di
cemento, quindi, dappertutto, tant’è vero che, quando andai, una volta, a
rilevare, con la mia auto, lo scrittore Domenico Rea (autore di “Gesù, fate
luce”), alla stazione ferroviaria di Praia a Mare, al ritorno, questi mi disse:
“In San Nicola Arcella, avete costruito dappertutto, ora non vi rimane che
edificare sull’acqua, regredire alle ‘palafitte’ ”. In molte di dette zone,
sarebbe, invece, stata, giustamente, auspicabile, la realizzazione di fattorie
didattiche e aziende agrituristiche, affiancate da ricoveri zootecnici, con
annessi silos et alia. Le aree boscate, realizzate, sin dai primi anni
Settanta, con tanti decenni di sacrificato lavoro, sono state quasi del tutto
annientate, di tanto in tanto, dalla follia dei piromani. Rimangono ancora
intatti, su declivi, impluvi e varie insenature, i lecceti, le essenze
quercine, i castagneti e qualche pineta sopravvissuta ai roghi estivi di cui
detto. Ciò che resta, a ricchezza, indiscutibile, di questo borgo, è ora solo,
ed unicamente, l’ “oro azzurro”, ovverossia il mare; e non tanto in quanto a
pescosità (anche se il pesce costituisce una delle primizie locali), ma quanto,
e soprattutto, a turismo balneare estivo, avendo, San Nicola Arcella, le
spiagge più accorsate, e la sabbia più bella dell’ “Alto Tirreno Cosentino”
(detto anche “Riviera dei Cedri”), per non dire di tutta Italia. A triste
memoria delle incursioni saracene, rimane come luogo balneare, assai rinomato e
accorsato, la spiaggia dell’Arco Magno, con la “Grotta del Saraceno”, o “Grotta
dell’Arco Magno”, ove i barbareschi rimasero accampati, in attesa di mettere a
ferro e fuoco il piccolo borgo. Ad evitare questa ecatombe, come, tanti anni
fa, raccontato, dall’ex Sindaco sannicolese, Geom. Ferdinando Errigo, alle
telecamere di “Telespazio”, fu la famiglia Senise (antenati della mia nonna
paterna) a far desistere i sanguinari assalitori dall’esiziale, ominoso e
nefando proposito, consegnando loro una ingente somma in tornesi.
E concludo questa mia accorata, brevissima disanima sul mio
assai accogliente, plurale e incantevole borgo, con questi modesti versi,
tratti da una mia vecchia poesia, scritta all’antica: “Il mio paese è bello: è bello perché mi tien stretto/ fra le braccia
antiche dei suoi ‘vichi’, e mi accarezza il cuore/ con lo sguardo caldo della
sua gente./ Il mio paese è bello: è bello perché mi sorride con le crepe dei
muri/ che han l’erba fra i denti, e mi fa festa/ con schiocchi, ai balcon,/ dei
suoi bianchi lenzuoli nei giorni di vento!”.