di Giorgio Colombo
Ancora un po' di pazienza e approderà in Piazza San Marco (Didascalia di A.G.) |
«Alles was mich umgibt ist würdig,
ein großes wrespektables Werk versammelter Menschenkraft, ein herrliches
Monument, nicht eines Gebieters, sondern eines Volks.»
«Tutto ciò che mi circonda è pieno di
nobiltà, è l'opera grandiosa e veneranda di forze umane riunite, è un monumento
maestoso non di un solo principe, ma di tutto un popolo.»
[Goethe, Viaggio in Italia, 1816]
Sopra ai tetti delle
antiche costruzioni si profila la presenza di una enorme supernave che si muove lentamente. A vederla
per intero si tratta di un natante di circa 10 piani fuori d’acqua che procede
con due rimorchiatori, uno a poppa, l’altro a prua,verso il porto, a sua volta
ristrutturato di recente per questi nuovi arrivi. Dai comignoli esce un leggero
fumo. Scaricherà migliaia di passeggeri per una breve visita della città. Una
tappa tra le molte. I frettolosi clienti di un solo viaggio usano l’aereo.
Treni di ogni tipo, rapidi o accelerati,
superato il lungo ponte della Libertà, giungono in stazione: scendono giovani
vocianti con sacchi in spalla o più attrezzati passeggeri che trascinano grandi
valige a quattro ruote. Questi sono gli abitanti temporanei di una antica e
fragile città, Venezia, i cui abitanti stabili, poco più di 50.000 in età
media-avanzata, diminuiscono di circa mille unità all’anno. Nei luoghi
periferici aumentano spazi abbandonati. Calano i residenti, aumentano i
turisti. Spariti esercizi commerciali di vicinato, un ricordo il settore
chimico, industriale, assicurativo, cantieristico (l’Arsenale è diventato un
luogo di mostre d’arte). Ovunque Bar, caffè, piccoli ristoranti, alloggi in
affitto B&B o illegali. I negozi vendono maschere e pessimi ricordini made
in China. L’antica e gloriosa produzione vetraria sopravvive a fatica, spesso
acquisita dai cinesi e a stento campano
le Università con studenti viaggiatori (arrivano per gli esami e per alcuni
corsi fondamentali, e ripartono). Gli alloggi sono troppo cari. I gloriosi palazzi sul Canal Grande stentano a
trovare acquirenti e aspettano affittuari temporanei. Il Fondaco dei Tedeschi,
sgombrato dalle vecchie ‘Poste’, è diventato un lussuoso emporio con terrazzo
panoramico a firma dell’archistar R. Koolhass.
Gianni Berengo Gardin "Silhouette sfiora San Giorgio" |
Il
turista ‘collettivo’ è condotto attraverso le vie principali (più raramente coi
vaporetti sul Canal Grande, con gli avvisi contro i ‘pickpockets’), dagli spazi
della stazione sino a Piazza San Marco (una cattedrale piccola, me l’aspettavo
più… in confronto poi col campanile!). Non ci sono panche o sedili né prima né
dopo, così, arrivato stanco alla meta, si accascia sui gradini della Piazza e
addenta il panino che si era portato dietro, sbrodolandosi e sporcando le
antiche pietre. I più volenterosi
s’incamminano lungo le due file principali, una per San Marco l’altra
per Palazzo Ducale. Molti, rinunciando a un’attesa faticosa, si rifugiano nella
piazzetta laterale, accanto ai Leoni settecenteschi, recentemente imbrattati di
vernice. I locali caffè-concerto sono cari; altrove non ci sono servizi
pubblici. I controlli, guardie, carabinieri ecc. sono scarsi o invisibili. In
assenza di gabinetti pubblici quegli stranieri più spinti da impellenti
necessità cercano e trovano angoli discosti, poco frequentati.
In
estate il caldo-umido è frequente. Meglio tonare alla nave. Anche la guida con
la bandierina è stanca. Le masse che si spostano nelle strette vie sono cariche
di pacchi, tengono per mano o in braccio bambini, faticano a capire dove sono,
sudano di una temperatura inattesa. In realtà hanno intravisto (!) solo una
piccola parte della città, al massimo da San Marco a Rialto. Cosa hanno capito
di un luogo difficile, scomodo, grande nel suo passato che la maggior parte
ignora? Forse non cercavano di capire ma di svagarsi, di poter vantarsi, di
poter riferire ‘ci sono stato anch’io’. Di qui la frequenza dei selfie.
Non
ci sarebbe un modo diverso di utilizzare una eredità così importante, una
specie di museo diffuso, che seppure in minima parte ha già visto nei restauri
l’intervento internazionale. Il
contrario di quell’albergo diffuso che sembra essere stata la preoccupazione di
tutti i sindaci degli ultimi anni. Non si salva neppure il nuovo ponte di
Calatrava i cui gradini delicati e trasparenti sono stati più volte incrinati
dai pesi malamente trascinati. Le poche e grandi Istituzioni che rimangono come
le Biennali ai Giardini e la mostra del cinema al Lido sono realtà separate,
lontane, luoghi per specialisti. No, non hanno nulla a che vedere con l’albergo
diffuso.