AMBROGINI D’ORO
“Scettico verso tutte le fedi,
non aveva santi in Paradiso, e nemmeno a Palazzo Marino…”. Avevo coniato questa
specie di aforisma per Gaccione, certo che non lo avrebbe mai pubblicato. Poi
ci ho ripensato perché non mi suonava giusto, e mi pareva limitativo. Egli
stesso, del resto, ha sempre detto e scritto di essere impastato di sacralità:
si veda il pensiero numero 241 della raccolta: Il lato estremo pubblicata
nel 2016. Allora ho cambiato musica e ho riformulato in questo modo: Siccome
è rimasto sempre fedele al suo modo di guardare il mondo e a porsi dubbi, ha
finito di trovarsi senza protezioni come spesso accade. Mi rendo conto che
non è granché come aforisma, ma chiarisce bene le idee. Non conosco nessun
altro scrittore che abbia scritto come Angelo Gaccione in favore di Milano; e
soprattutto tanto e con costanza. Nessuno più di lui avrebbe meritato questo
riconoscimento, che poi non è altro che una cosa simbolica. “Non si scrive per
meritarsi qualcosa, ma per un atto di verità”, mi ha detto una volta. Questo sì
è un ottimo aforisma. Ma è strano che nessuna delle Amministrazioni comunali di
Milano e tanto meno esponenti dei gruppi politici che si sono succeduti, abbia
sentito il dovere di fare il nome di Gaccione, visto che l’Ambrogino d’oro è
stato assegnato anche a molti personaggi discutibili.
Il Petragallensis
*
Mi dissocio
Ringrazio l’ironica penna del Petragallensis, ma devo
dissociarmi dalla sua perorazione. Le Amministrazioni e i politici sono liberi
di concedere le benemerenze comunali a chi loro aggrada, e secondo il loro
metro di giudizio. A me basta l’apprezzamento dei lettori. Ho un solo
rimpianto: non aver potuto fare, come era stato stabilito, l’incontro poetico
nella Sala del Consiglio Comunale per via del Covid. Ma so per certo che è
stato solo rimandato. [a.g.]