PER FIRENZE
di Romano Rinaldi
Chiesa di San Giorgio alla Costa
Costa San Giorgio, Firenze. Ricordi di un “veterano”.
A proposito della folle
proposta di variante urbanistica riguardante Costa San Giorgio-Boboli-Belvedere
a Firenze, vorrei contribuire una testimonianza in qualità di “veterano” (per
coscrizione) del 78° Reggimento di Fanteria “Lupi di Toscana” (Tusci ab Hostium
Grege Legio Vocati Luporum), 1° Contingente 1971.
Erano gli anni dell’obbligo di leva e nella caserma di
Via della Scala mi trovai a condividere la branda a castello con il Conte
Giovanni, di famiglia residente in Costa San Giorgio (mi sia consentito
omettere il cognome per evidenti motivi) ed ogni mattina, alzandoci all’alba,
ci rincuoravamo a vicenda con una piccola routine: “Senti Giovanni, tu cosa
pensi di mettere stamane? Io pensavo: scarpe nere, pantaloni verdi, camicia in
tinta, cravatta verde e basco di lana”. E lui: “E mi sa che l’è una bella idea,
me li metto anch’io!”. Era il nostro modo per esorcizzare l’avversione all’uniforme,
dopo aver subito un richiamo alle armi che interrompeva per entrambi studi
superiori non contemplati per un ulteriore rinvio della “naja”. Tuttavia
servimmo con dedizione, lui piantone, io dattilografo, presso il Comando
Territoriale di Palazzo Santa Caterina, nonostante la sua recidivante
lussazione alla spalla destra gli rendesse dolorosa la manovra del fucile a “spallarm”
e la mia varicella mi costrinse all’isolamento assoluto in una stanzetta dell’ospedale
militare per la classica quarantena di 40 giorni effettivi, altro che le due
settimane per il Covid...! Nelle libere uscite serali mi capitò di
accompagnarlo verso casa sua e fu così che cominciai ad apprezzare quella
meravigliosa zona dell’Oltrarno. Passato il Ponte Vecchio, l’antica chiesetta
di Santa Felicita e su, su, dopo la Costa, passando per via di San Leonardo,
fino al Forte Belvedere. Una vera magia nel centro di Firenze.
Chiesa di San Giorgio alla Costa |
Porta San Giorgio |
Imparai ad apprezzare il Manierismo inserendo la monetina per illuminare i meravigliosi colori del Pontormo e del Rosso Fiorentino nella chiesetta all’inizio, per poi godermi il paesaggio della Città dal Forte, dopo la passeggiata lungo la strada costeggiata dai muri resi famosi da Ottone Rosai e ripresi in quadri a me familiari, dipinti da mia madre sulla medesima via di San Leonardo. La casa di Giovanni aveva un affaccio sui giardini di Boboli e si potevano ben distinguere le maestose chiome dei pluricentenari monumenti arborei risalenti ad antiche piantumazioni che sapientemente sfruttarono la miriade di rivoli e vene sotterranee che discendono dal colle fin giù all’Arno, non prima di essere fatte riemergere per animare le fontane e le grotte di un giardino rinascimentale unico al mondo.
Quelle solitarie passeggiate mi resero sopportabile la kafkiana situazione dell’unica abilità, come dattilografo, che le Forze Armate avevano riconosciuto nel plurilaureato in discipline chimiche, fisiche e naturalistiche, già a contratto presso un prestigioso Dipartimento dell’Università di Chicago. Mi facevo infatti bastare il tepore che i muri della Città restituivano in quelle passeggiate, nelle fresche serate della primavera fiorentina, quella che ispirò Sandro Botticelli, la canzone popolare e la denominazione di un festival, di un’orchestra sinfonica e di un teatro tra i più prestigiosi in Italia…
Dipinto di Ottone Rosai |
Poco tempo dopo, tornato a studiare e lavorare in prossimità del monumento eretto in ricordo del primo esperimento di reazione nucleare controllata, celebrato da una delle sculture di Henry Moore ispirate dal cranio dell’elefante, durante le vacanze estive, tornai al Forte Belvedere per ammirare la meravigliosa mostra allestita in onore dello scultore nel 1972.
Ora, non credo che la città di Firenze verrebbe a beneficiare gran ché da un progetto di recupero urbanistico dei vecchi monasteri della Costa San Giorgio (ex ospedale Militare) in funzione di Hotel di lusso. Soprattutto per l’impatto sul fragile sottosuolo e il relativo acquifero sotterraneo che nutre il Giardino di Boboli, per la costruzione di un parcheggio sotterraneo, necessario per la realizzazione di questa tipologia di “recupero”. Meglio sarebbe, per assurdo, collocare il parcheggio sul tetto del monastero!
Con questa mia breve testimonianza desidero dunque unirmi al coro e idealmente alla maratona verbale, promossa a salvaguardia dei luoghi e per un recupero ragionato del bene monumentale di Costa San Giorgio a Firenze.
delle Università di Firenze e Perugia.