INVISIBILI
di
Paolo Vincenzi
Una storia raccapricciante,
degna di un film horror. A Venezia, marzo 2018, un ladro entra in un
appartamento per svaligiarlo e fa una macabra scoperta, trova sul letto il
cadavere di un uomo mummificato. Si tratta del professor Lelio Baschetti,
morto, come hanno poi accertato gli inquirenti, addirittura nel 2011 e da
allora restato a putrefare senza che mai nessuno se ne accorgesse. Si trattava
di un uomo schivo, un docente in pensione, single, senza figli, che non coltivava
particolari interessi né amicizie. Per tanto tempo, stecchito sul suo letto,
senza destare nessun sospetto in seguito alla sua prolungata assenza, né nel
postino che regolarmente gli consegnava la posta, né nell’edicolante sotto casa
dove acquistava il giornale, né il macellaio da cui comprava la carne, né il
medico che lo aveva in cura, e neppure né la sorella con la quale non aveva
rapporti da anni. Colpisce, in questa storia inutile, la mancanza di qualsiasi
rapporto solido intrattenuto dall’uomo, la cui esistenza è scivolata via come
una foglia sui liquami. Ma quello che personalmente mi fa rabbrividire, di
questo popolo di “invisibili”, è l’abisso di solitudine, di silenzi, di
indifferenza, nel quale scorre la loro irrintracciabile vita, il deserto di
incomunicabilità diuturnamente attraversato da queste impercettibili esistenze.
E la tragedia di questa società che vive attaccata ai social, nella piazza
virtuale, ed evita ogni contatto umano, qualsiasi rapporto amicale, affettivo,
parentale, è tutta in questo caso emblematico. Un uomo muore e per sette anni
nessuno lo cerca, nessuno se ne avvede.