LA POLITICA OCCIDENTALE
CAMBIERÀ PELLE?
di Luigi Mazzella
Il cinema
indipendente americano e alcune produzioni televisive in streaming ci
hanno dato tessere utili per comporre il complesso mosaico della
localizzazione attuale del potere politico negli United States (e quindi, per
propagazione in tutto l’Occidente). Film e serial coraggiosi hanno denunciato
l’esistenza di equivoci e diretti rapporti tra la lobby finanziaria di Wall Street
e il principale organo dell’intelligence statunitense nonché di
fonti di finanziamento di quest’ultimo provenienti dal traffico di droga
sudamericana.
Una visione soddisfacente della
degenerazione profondamente antidemocratica in atto nel Paese d’oltre Oceano,
però, è possibile averla solo ricavando aliunde altri
elementi atti a completare il quadro. Dalla cronaca degli ultimi momenti
del primo mandato presidenziale di Donald Trump, si può ricavare che il
Pentagono può tranquillamente disattendere un ordine del Presidente, da
cui formalmente dipende come suo braccio armato, e rifiutarsi di
eseguirlo. Ciò è avvenuto concretamente, infatti, quando il
Presidente Trump aveva disposto il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan
e i generali si erano sostanzialmente opposti, lasciando cadere nel nulla il
comando e sul posto molti giovani ragazzi attesi, da tempo, dalle loro
famiglie. Le notizie circa le difficoltà da sempre incontrate dallo stesso
Presidente Trump con i vertici della CIA e dell’FBI hanno riempito, a loro
tempo, intere pagine di giornali. L’ordine di “desecratazione” degli
atti relativi all’omicidio dei due fratelli Kennedy (JF e Robert) e di Martin
Luther King rappresenta la riprova che il Presidente, rieletto, voglia come
suol dirsi “riaprire i conti”, “scoprire gli altarini” ed “eliminare qualche
sepolcro imbiancato” (segno evidente che voci circolate negli ambienti
politici, non solo americani, su responsabilità precise e gravi potrebbero
avere qualche fondamento e risultare utili per detronizzare o
contenere uno strapotere esplicato anche a livello internazionale attraverso la
rete spionistica e militare). Si è solo, invece, a livello di voci tanto
insistenti quanto incontrollate relativamente alla ventilata l’esistenza
di una coalizione, formatasi negli anni, soprattutto del secondo dopoguerra
mondiale, tra la lobby finanziaria di Wall Street (e, a rimorchio, della
City) e il Partito Democratico Statunitense (e quello, allo stesso
titolo, laburista alla Tony Blair), comprendente la CIA (e,
quindi, l’MI6) l’FBI, il Pentagono.
Un tale “accrocco” sarebbe divenuto
addirittura “transnazionale”, in quanto esteso, con il sostegno dei
servizi segreti “deviati” dalle spie americane in tutti i Paesi dell’Occidente,
a tutti i partiti della Sinistra Occidentale, quelli ufficiali e quelli di
rincalzo (con il ruolo di critici “agenti provocatori”).
Presumibilmente, chi nel corso di
decenni ha costruito una tale “piramide” di potere non mollerà, con
facilità, il ruolo conquistato nel governo dell’Occidente. E ciò, grazie
a una serie di accorgimenti anche costituzionali, tra i quali primeggia,
secondo un punto di vista sempre più diffuso, il ruolo assegnato
all’ordine giudiziario sotto il falso mantello dell’autonomia e dell’indipendenza
dalla “politica”. Il “popolo bue” in tutto l’Occidente, egemonizzato dalle
potenze anglosassoni, secondo gli “architettati” orientamenti politici della
suddetta coalizione, dovrebbe essere tenuto a bada dal “pauperismo”
caritatevole e peloso, mutuato dal catto-comunismo mondiale, elevato a
sistema di governo comune, con la concessione di sussidi, di bonus,
di redditi di varia denominazione, di flat-tax per
poveri et similia.
Questo nei propositi della
vecchia e collaudata politica dei finti sinistrorsi del “buonismo”
Occidentale.
Domanda: che
succederà ora con l’avvento di Trump, Musk e altri giganti dell’Hi-tech che
puntano a stravolgere tutti i canoni della vecchia politica del Partito
Democratico Transnazionale e della vecchia Finanza del Dollaro imperniata
soprattutto sui proventi dell’industria delle armi, resa fiorente da tutti i
Presidenti Democratici (con la palma della vittoria spettante a Barack
Obama, iniziatore di ben tre guerre e insignito dagli Svedesi del Premio Nobel
per la Pace)? C’è chi risponde nulla di buono, perché la cultura dell’Occidente
resta pur sempre quella dei cinque assolutismi incrociati. Un credo religioso
dei tre presenti garantirà la persistenza di usanze e costumanze,
pubbliche e private, del focoso Medio-Oriente garantendo un ricco futuro
emotivo ai popoli e agli individui che si vantano di essere considerati “passionali”;
cadendo in disgrazia i buonisti della carità sinistrorsa, la “fiaccola” della
popolarità a buon mercato sarà raccolta dall’ala destrorsa del teutonico
hegelismo. È ancora presto per azzardare previsioni, ma i segnali ci
sono e sono inequivocabili. L’antenna del girellismo italico, tutt’altro che
distratto, li ha già colti tutti e sembra voler capeggiare una seconda
“rivoluzione fascista”, sempre sotto il segno di una M, ma questa volta di una
“figlia del secolo”. Gli eredi “ideali” di Scurati e di Joe Wright avranno di
che scrivere e filmare.
Resteranno, con gli occhi
sbarrati, i pochi sognatori di un ritorno alla “razionalità” dei tempi aurei
della civiltà mediterranea, sempre che la razza non si estingua.