REFERENDUM E PARLAMENTO
di Franco Astengo
Le
decisioni della Corte Costituzionale assunte ieri in materia referendaria
aprono una stagione di grande complessità nella prospettiva del piano politico.
Da un lato la possibile riapertura del confronto in Parlamento sul tema
dell'autonomia differenziata e dall'altro la preparazione allo scontro
elettorale su questioni relative alla giurisdizione del lavoro e della
cittadinanza (entrambe prefiguranti un vero e proprio quadro di "civiltà
giuridica") finiranno con una richiesta di intreccio tra lavoro
parlamentare e operatività elettorale. Un intreccio tra lavoro parlamentare e
prospettiva referendaria tale da richiedere comunque un salto di qualità nel
rapporto tra le forze politiche dell'opposizione, il sindacato, i soggetti
culturali che fin qui si sono occupati della difesa del dettato costituzionale.
È necessario stabilire una linea comune: sul lavoro parlamentare rispetto alle modifiche sull'autonomia differenziata deve valere il dato di abbandono della filosofia che a suo tempo ispirò negativamente la riforma del titolo V e che può essere riassunta come l'idea di inseguimento della Lega sul suo terreno al fine di accattivarsene la benevolenza. Si trattò di una linea politica sbagliata adesso improponibile in un quadro totalmente cambiato. È necessario intervenire con una grande chiarezza di proposta che ponga il tema dell'autonomia locale nella situazione di un'attualità permeata da una idea diffusa di concezione del potere e non di una concezione di governo mentre le richieste già avanzate dalle regioni del Nord-Est fanno riaffiorare vecchi stilemi secessionisti (in questo quadro ci sta anche la questione del terzo mandato, nell'idea di ulteriore esasperazione del concetto di personalizzazione della politica).
Nello stesso tempo sarà necessario lavorare in funzione dei referendum ammessi che riguardano punti delicati del rapporto di lavoro così come questo era stato modificato dal job act e la cittadinanza: punti divisivi nella storia del centro-sinistra e del quadro attuale dei soggetti all'opposizione. Difatti sono già stati annunciati distinguo collocati, anche in questo caso, dentro a vecchi filoni di pensiero politico: elaborati in un quadro completamente diverso dall'attuale. Su entrambi i punti, quello del lavoro e quello della cittadinanza, va ovviamente affiancata la capacità di mobilitazione organizzativa della CGIL che a mio giudizio dovrebbe funzionare da punto di riferimento complessivo: nello stesso tempo da parte delle forze politiche e dei soggetti di cultura politica dovrebbe partire una riflessione relativa al contesto complessivo all'interno del quale si svolgerà la contesa referendaria. Si tratta di un contesto non favorevole ad intese più o meno blandamente "riformistiche" (con molte virgolette) ma di scontro politico e sociale molto duro attorno a contraddizioni ben definite ed evocate anche a livello internazionale nel connubio tra politica, economia, tecnica al punto da indicare una "narrazione" completamente diversa dal passato. Intendiamoci bene su questo punto: non siamo all'interno di un sistema di "bipolarismo temperato" come hanno cercato di far intendere i due convegni dei cattolici democratici e dei liberal riformisti svoltisi nella scorsa settimana: ci troviamo in uno scontro i cui termini sono stati ben delineati nel discorso di insediamento del nuovo presidente USA e applaudito con grande calore dalla presidente del consiglio italiana.
Torniamo però specificatamente al
tema dei referendum: i punti sui quali soffermarci sono almeno due:
1) il
valore mobilitante dei quesiti di per sé che deve essere fortemente valorizzato
indicandone la validità complessiva nel definire una proposta politica
alternativa alla destra;
2) la capacità di realizzare nell'occasione referendaria una visione unitaria dell'opposizione alla destra. Opposizione dalla quale dovrebbero scaturire elementi comuni di soggettività consapevole al fine di favorire l'elaborazione di una necessaria progettualità alternativa (esattamente quello non seppero fare i soggetti posti a difesa della Costituzione in una visione progressista che si misurarono positivamente con il referendum del dicembre 2016).
Su questi elementi andrà aperto
immediatamente un confronto tra i soggetti interessati: il possibile asse
PD-CGIL potrebbe rappresentare la spina dorsale di questa fondamentale
operazione politica (senza rievocare ovviamente spettri del passato) ma la
complessità di espressione dell'intera sinistra costituzionale avrà un ruolo
molto importante sul versante politico, culturale, sociale; è necessaria una
nuova connessione non dettata soltanto dal pericolo della destra che pure c'è
ed è incombente; una connessione imposta essenzialmente dall'esigenza di
fornire una prospettiva al futuro.