SCAFFALI
di Angelo Gaccione
Nicolino Longo
Nicolino Longo aforista e poeta.
Cos’altro
c’è da aggiungere a quanto già c’è in queste duecento cinquanta schegge e che
il suo autore definisce “Nello specifico, per lo più, un’accozzaglia di
freddure, antitesi, metafore, ossimori, sentenze, umorismi, apoftegmi,
barzellette, calembour, proverbi, similitudini, iperboli, motti, sarcasmi,
facezie, celie, frizzi, arguzie, spiritosaggini, lazzi, ecc.” che ha compreso
sotto il titolo: A un passo dal trapasso facendo precedere,
quest’ultimo, da una eloquente fotografia dell’ingresso del cimitero di San
Nicola Arcella cittadina in cui vive? È tutto talmente evidente, spalancato,
sia nei significati sia nelle allusioni, che queste brevissime composizioni
parlano – come si suol dire – da sole. Che Nicolino Longo abbia uno spiccato
senso dell’umorismo è indubbio, e lo sapevamo ad abundantiam dalle sue
raccolte di aforismi che ha prodotto dal 2019 ad oggi: sette compresa questa.
Tra gli autori italiani è il più fedele e il più prolifico di questo genere
letterario, e nei suoi 1.750 (a questa cifra ammontano i suoi aforismi),
prevalgono quelli ironici, e fanno il paio con quelli di argomento carnale. A
volte si compiace di essere “spinto” e scurrile usando un registro volutamente
basso e popolano, altre volte prevale l’indignatio, la critica: ai
costumi e allo scorrere del mondo, e mette al centro il pensiero con
affermazioni radicali come un moralista d’altri tempi. Altre ancora prevale la
constatazione amara, un po’ sconfortata e un po’ benevole, e di tanto in tanto
fa capolino la vena poetica, “pratica” che è appartenuta ad una stagione della
sua attività di scrittura, e che si condensa in felici epigrammi dai bagliori
luminosi e densi. Come si vede, dunque, non è possibile, in questo excursus,
separare il grano dal loglio, e non a caso ho usato per questa nota il binomio aforista
e poeta. Vediamone un esempio concreto leggendo questi versi,
perché tali io li considero, e che Longo ha messo in apertura della prima
sezione di questa raccolta, quella che si dipana dal numero uno fino al numero
125 (l’autore, in verità, li ha contrassegnati in numeri romani), quasi come
dedica alla memoria della sua scomparsa madre, Ada Ferraro. Longo ha usato le
tre lettere maiuscole per comporre il nome della madre, ma a noi lettori non
sarebbe comunque sfuggito quel nome, anche se fosse stato proposto come nella
versione distesa che io ne raffiguro qui: “Non c’è strAda nel mondo, / in
fondo
alla quale / non vi sia sempre mia madre / ad attendermi”. Basterebbe
questo lacerto per evidenziare il carattere poetico e le risorse di Longo.
Quanto alla consapevolezza di questa difficile, fascinosa e sintetica forma
espressiva, ce la rivela l’autore stesso con l’aforisma contrassegnato col
numero romano 188: “Un aforisma non conta che pochissime lettere. È il suo
racconto che ne conta più di un racconto”. Una definizione che ce ne dà per
intero tutta la sua efficacia. E con quest’arte a disposizione si può spaziare
come si vuole ed essere più incisivi e completi di un intero articolo di
giornale: “Se un vizio a lungo dura, il viziato poco dura” (XXV).
Fulminanti: “L’albero: un libro ancora in foglie, e non in fogli”
(LXII), o cogliere tutta la spietatezza dei massacri delle guerre
contemporanee: “Ai bambini piace giocare alla guerra. Agli adulti, farla.
Uccidendoli” (XX). Un autore complesso, Nicolino Longo, e che ha fatto
della sintesi aforistica, la cifra espressiva del suo pensiero e della sua
poetica.
Nicolino Longo
Ad un passo dal trapasso
Bastogi, pagg. 122 € 20