MEMORIE
D’INFANZIA TRA ARTE E VITA
di Max Hamlet Sauvage
Max Hamlet
Max Hamlet |
Per i 75 anni dell'artista
La mia ispirazione e il mio percorso artistico
hanno inizio nel lontano 1960, quando da ragazzo prendevo le matite colorate
per disegnare. Dipinsi il primo lavoro su tavoletta: un gatto stilizzato e,
quando mia nonna mi portava alla spiaggia della Purità di Gallipoli, modellavo
delle sculture con la sabbia al mare. Da ragazzo, all’età di 10 anni, non
conoscevo l’arte contemporanea e non avevo mai sentito parlare del pittore
Pablo Picasso, né tantomeno della pop-art americana e di quella britannica,
nata molto prima di quella americana, nel 1958. Quando fui chiamato al servizio
militare, nella caserma di Orvieto, frequentando la biblioteca, avevo scoperto
Sigmund Freud, Carl Gustave Jung, L’origine della specie
dell’antropologo Charles Darwin, e il loro pensiero mi affascinò.
Max Hamlet Cospiratore al telefono |
La mia pittura è ben lontana dalle immagini prefabbricate di consumo merceologico degli artisti pop statunitensi - Roy Lichtenstein, Andy Warhol, e della pop-art inglese - il mio surrealismo pop - si ispira a Savinio, Dalì, Ernst, Magritte, Masson, Tanguy e altri protagonisti del surrealismo storico. Le provocatorie proposte dell’etica ed estetica surrealista sono così rivisitate in chiave cartoonistica. Marxismo e psicanalisi confluiscono nella concezione del surrealismo storico fondato, come scriveva il critico-poeta André Breton, sull’idea di un grado di realtà superiore. Con questo Zoo-metropolitano democratico, ho unito i popoli: Oriente e Occidente come messaggio di pace di libertà, uguaglianza e fratellanza, ma questa è solo utopia che non si avvererà mai con il capitalismo. La proprietà privata è sempre un furto dei potenti che sfruttano la forza lavoro dei più deboli. Basta pensare ai conflitti in corso dei popoli oppressi dal potere per bramosia e cupidigia. Questi Dèmoni maligni devono bruciare all’inferno con una punizione divina. No alle ideologie autoritarie dei tiranni fascisti violenti e xenofobi.
Max Hamlet La fine di Sindona |
La mia ispirazione utopistica nasce attingendo al reale, che poi metaforicamente trasformo nell’irreale. Le scene della vita quotidiana sono reinterpretate in chiave grottesca e bizzarra. Gli archetipi dell’inconscio, che riflettono la natura profonda dell’essere umano, compongono il mio zoo-metropolitano. Le mie metafore zoo-antropomorfe metropolitane, in chiave ornitologica, mirano a classi sociali precise e denunciano il ciarpame odierno, spero con ironia e sarcasmo. Metto alla berlina la cronaca quotidiana dell’attuale società industrializzata, in preda alla catastrofe; la nevrosi collettiva dei potenti.
Max Hamlet L'abbraccio |
L’uomo di oggi vive in un decadentismo spirituale divorato dalla febbre del possesso; e l’apparire ha surclassato l’essere, in una perversa dicotomia: apparire per essere, tipica della società dello spettacolo e dei mezzi. La mia arte non vuole intrattenere, vuole far riflettere. E se l’arte, la bellezza, la cultura, non salveranno il mondo, voglio credere che possano almeno rifondare un nuovo umanesimo: per la dignità dell’uomo, per un dialogo di pace.