MONTE STELLA: NON TRADIRE LA SUA IDEA ORIGINARIA
di Giancarlo Consonni
Giancarlo Consonni |
Il confronto sulla
riqualificazione del Giardino dei Giusti ha già alle spalle la sua storia; “Odissea”
la sta documentando ospitando riflessioni, lettere, documenti e interviste,
dandone conto alla città. Quello dell’architetto, urbanista e poeta Giancarlo
Consonni è un intervento che risale al 19 maggio scorso, ed è stato pronunciato
in una seduta pubblica del Consiglio di Zona 8.
Il giorno 19 maggio 2015, presso l'aula del Consiglio di
Zona 8 di Milano, Centro Civico Bonola di via Quarenghi 21, terzo piano,
nell'ambito della Commissione Ambiente e Mobilità avente per oggetto Esame e discussione del progetto di
Riqualificazione Giardino dei Giusti al Monte Stella, interviene:
Il Giardino dei Giusti è un’occasione importante
per iniziare ad attuare quanto previsto per la Città Metropolitana: l’attribuzione
alle Zone del Decentramento (municipi?) di poteri di decisione sugli assetti
urbanistici e tanto più sugli spazi aperti pubblici. Su un tema come quello che
qui si discute dovremmo tutti auspicare la più ampia partecipazione e il
massimo confronto. Ma la decisione dei responsabili dell'Associazione Gariwo di
abbandonare l’aula indica che è stata scelta un'altra strada[1].
Sono sconcertato dal fatto che non sia possibile un contraddittorio.
Il Consigliere Stefano Limido ha
ben riassunto i termini della questione[2]. La
Giunta Comunale, con la delibera 2746 del 2014[3] ha assegnato
in comodato per 10 anni all’Associazione
Gariwo un’area di 7.626 mq a precise condizioni, il cui mancato rispetto
è motivo di decadenza della concessione. In sintesi l’assegnazione è operante a patto che Gariwo:
1) garantisca l’uso pubblico dell’area;
2) si faccia carico della
manutenzione;
3) valorizzi il luogo «assicurando […] che il c.d. Giardino dei Giusti
conservi nel tempo la propria particolare connotazione»;
4)concordi le «iniziative di
valorizzazione» con il Comune.
Intanto quest’ultimo punto obbliga l’Amministrazione comunale a
condividere ogni iniziativa «di valorizzazione» con la civitas (l’insieme dei cittadini), vera proprietaria del luogo. Quanto
alla «valorizzazione», i confini sono ben delineati dall’obbligo di «conservare
nel tempo» la «particolare connotazione» che il luogo ha fin qui acquisito (dalla
formazione del Monte Stella e del suo Parco fino alla splendida iniziativa del
Giardino dei Giusti). Come se la Giunta Comunale dicesse ai membri di Gariwo:
vi siete meritati la fiducia della collettività, ma attenzione: proseguite
sulla strada fin qui praticata.
Si sa: tra la cura, la conservazione, la valorizzazione e la
trasformazione corrono confini incerti e delicati. Di questi tempi poi a Milano
lo spazio pubblico è oggetto di attenzioni inedite da parte di soggetti che, a
vario titolo, avanzano progetti di “valorizzazione” che, in un quadro di
scarsità di risorse, incontrano il favore della Giunta comunale. Tra i vari
casi, spicca l’affidamento al Politecnico di Milano della sistemazione e della
gestione di piazza Leonardo da Vinci; o la delega sostanziale al gruppo Intesa-San
Paolo (proprietaria di quella splendida istituzione che sono le Gallerie
d'Italia) a promuovere e gestire il concorso per la sistemazione di piazza Della
Scala. Operazione, questa, che non era certo ai primi posti dell’agenda
comunale e che si annuncia foriera di rischi (con il Comune che è disposto a
correrli a fronte dell’impegno del “benefattore” a un investimento non trascurabile).
Intendiamoci: i benefattori ci sono sempre stati, ma non in questa accezione
che li vede surrogare compiti della Pubblica Amministrazione.
La questione è eminentemente culturale: investe la cultura
dell'abitare, la cultura della città, la cultura della spazio pubblico. Gli amministratori
di una città non possono che prestare grande attenzione a questi temi, perché altrimenti,
quando parlano di partecipazione, rischiano di farne un uso solo strumentale. La
sostanza della partecipazione è la crescita civile, la crescita collettiva,
condivisa. Quando i membri della Giunta comunale di Milano hanno deliberato di
dare in concessione all’Associazione Gariwo l’area di cui stiamo discutendo avevano
sicuramente in mente che l'iniziativa del Giardino dei Giusti è una cosa mirabile,
una realtà che rende onore alla città, così come rende onore a chi l'ha
promossa. Allo stesso tempo, come si evince dalla delibera 2746 del 2014,
avevano in mente che si dovesse proseguire sulla linea tracciata: una linea che
possiamo chiamare in vario modo: difesa,
conservazione, cura. Quel che si sta per attuare risponde invece a ben altri
criteri: ristrutturazione, ridefinizione
radicale, rifondazione di un luogo.
Ci sono tanti luoghi, in particolare in periferia, che richiederebbero un
lavoro insieme di cura e di rifondazione: un ricominciamento che porti qualità
urbana in contesti degradati. Bene: se stilassimo un elenco dei luoghi che a
Milano avrebbero bisogno di una cura energica, avremmo una lista molto lunga, ma
in questo elenco non figurerebbe certo il Giardino dei Giusti: quel luogo ai
piedi del Monte Stella ha già una precisa connotazione, una qualità alta che
richiede solo di essere difesa. Così come di elevata qualità è l’intero parco
di cui fa parte: il Monte Stella che - lo hanno detto eminenti studiosi, lo ha
detto Aldo Rossi - è un’architettura.
Un’opera, il Monte Stella, che
è sorta e che si è venuta definendo mentre la città rinasceva e si ricostruiva
e che, per storia e qualità, è a suo modo un memoriale della città di Milano.
La storia è nota: in quel luogo costellato di cave di sabbia,
Bottoni aveva inizialmente pensato di fare spazio a un lago; ma man mano che
con i trenini decauville arrivavano le macerie della città bombardata, l’architetto
milanese si accorse che, invece di continuare a scavare, si sarebbe potuto costruire
un ‘monte’, una presenza verde, insieme reale e simbolica, che avrebbe fatto
fare un salto di qualità al QT8, il quartiere sperimentale della Triennale di
Milano che stava prendendo corpo. È grazie al Monte Stella che il proposito di dare
vita a quello che Bottoni chiamava «quartiere
giardino» si è concretizzato
in modo convincente. Si è andati oltre la "città giardino", perché si
è puntato su una densità superiore e su un’inedita qualità del disegno urbano
dove il progetto dell’abitato si integrava con quello del paesaggio. Una modalità
progettuale che l'urbanistica ha poi seguito come strada maestra.
Sul piano urbanistico la
Milano del dopoguerra presenta poche realizzazioni degne di ben figurare nel
quadro europeo. Nelle espansioni urbane c'è il QT8 (con il Monte Stella) e c'è
il quartiere Feltre. Si possono aggiungere alcuni parchi, ma per il resto le
realizzazioni degli ultimi anni si pensi al recupero delle aree dismesse-
lasciano molto a desiderare quanto all’arte di costruire città.
Il Monte Stella ha i connotati
di un’invenzione nel senso duplice di trovare
e creare (Fernand Léger ha definito
il suo progettista «Inventore
di montagne e di magnifiche case popolari»). Un’invenzione che va oltre il QT8,
perché, a suo modo, si rapporta all’intera città accrescendone la qualità.
Ma non si deve dimenticare che QT8 e Monte Stella sono per molti
versi il prodotto di una navigazione a vista, in cui Bottoni ha saputo farsi il
direttore di una grande orchestra composta da oltre 100 professionisti. Mi
limito a richiamare il fatto che al disegno del verde del QT8 ha lavorato anche
Piero Porcinai, paesaggista la cui grandezza è riconosciuta a livello mondiale. Bottoni, che pure aveva all’attivo una notevole
esperienza di architetto e di urbanista e che sapeva molto anche di progetto
del verde, ha sentito la necessità di confrontarsi e di avvalersi della
collaborazione di altri esperti. Cosa che mi pare manchi al progetto di cui qui
si discute. Ci vorrebbe un agronomo, ci vorrebbe un esperto di paesaggio, ci
vorrebbe un curriculum di progettazione di paesaggio: tutte cose che in questo
caso non vedo.
Conosco il progetto di cui qui discute non nella versione che
stasera è stata consegnata nelle mani del Presidente della Commissione
Paesaggio di questo Consiglio di Zona ma nella versione precedente. Per questo
mi scuso in partenza se dirò delle inesattezze. Ma penso si possa affermare che
tra l'idea originaria del Giardino dei Giusti e quella che è stata fatta
propria dall’Associazione Gariwo c’è una distanza abissale. Nel primo caso il
giardino è protagonista; nel secondo caso si assiste al prevalere di altre
esigenze, di altre suggestioni, di altre tentazioni, per cui il giardino
diventa un luogo di intrattenimento e insieme un luogo platealmente didascalico:
tutte cose che finiscono per mettere in discussione l'idea originaria. Il
giardino è un’entità autosufficiente, che parla di per sé. L'emozione che può
dare un giardino nasce da un ascolto duplice: del luogo e della propria umanità.
È un’esperienza che comporta un’autoeducazione dove il senso è una conquista di
ognuno e non può essere impartito dall’alto. Non si può trattare il piccolo, le
scolaresche, il giovane, l’adulto, il vecchio come se si dovesse spezzare il
pane della conoscenza, dell'esperienza, andando a dire: «questo è il luogo della meditazione»; «questo è il luogo del dialogo»; «qui
le macerie ricordano la storia del Monte Stella» (una ridicolaggine, quest’ultima,
per fortuna abbandonata).
Se una persona non sa ascoltare
il giardino, non è con forzature tra il didascalico e il paternalistico che si
può colmare la lacuna. Il progetto caldeggiato dall’Associazione Gariwo abbonda
invece di queste forzature finendo per dare del cittadino, in particolare del
cittadino in formazione, l’idea di un soggetto che va riempito di strumenti e
di contenuti. È invece il giardino che dovrebbe parlare. Ma, per farlo parlare,
occorre padroneggiare l’arte del giardino. Un'arte nobile che ha una storia
gloriosa, realizzazioni e progettisti illustri, anche nella contemporaneità.
In questo caso, invece, si
ricorre ad altro, per cui questo luogo, che già tende alla perfezione, viene
violentato e immiserito. E questo perché si vuole impartire una lezione
(tradendo, in qualche modo, la nobiltà indiscussa del messaggio che si vorrebbe
trasmettere). Più che mai qui il mezzo è il messaggio. Più si alza la voce (muri,
totem, ecc.) è più si toglie forza e tensione. Insomma: più si sottolinea, più
si impoverisce. È un principio che gli architetti ben conoscono: Less is
more. E che ben conosce chiunque pratichi l’arte, siano essi musicisti,
poeti, pittori, scultori, attori, registi ecc.
Alla fine, poi, la questione
della bellezza si intreccia a quella civile: siamo di fronte a una vicenda che
ha profonde implicazioni con il tema della cittadinanza. Invito caldamente i
membri dell’Associazione Gariwo e gli amministratori della città a pensare se
l’insistere su un progetto sbagliato non porti alla fine al tradimento della
stessa idea che ha dato vita a questa mirabile esperienza che è il Giardino dei
Giusti.
Note
1.Il relatore si riferisce al fatto che, poco prima del suo intervento,
il Presidente del Consiglio di Zona 8 Sig. Zambelli e i rappresentanti
dell'Associazione Gariwo (il Sig. Giampaolo Gualla e la Dott.ssa Ulianova
Radice) hanno abbandonato la seduta, senza attendere l'intervento dello stesso
prof. Consonni, che era stato invitato espressamente per esporre loro le
proprie valutazioni, e senza permettere al Consigliere di circoscrizione
Stefano Limido, rappresentante del Movimento 5 Stelle, di porre una domanda in
relazione a quanto riportato alla nota n. 2 del presente testo (rivisto
dall’autore). Ndt.
2.Il Consigliere Limido ha in precedenza letto e chiesto delucidazioni in
relazione ai seguenti passi della Deliberazione di Giunta Comunale n. 2746 del
23.12.2014 (Settore Verde e Agricoltura n. proposta 3197), avente per oggetto
Linee di indirizzo per la concessione in uso gratuito dell'area di proprietà
del Comune di Milano, dedicata al Giardino dei Giusti, situata all'interno del
Parco Monte Stella, all'Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano: nel
Premesso altresì, riferendosi allo statuto di Gariwo, dove è scritto
«assicurando, tra l'altro, che il c.d. Giardino dei Giusti conservi nel tempo
la propria particolare connotazione»; all'ultimo punto del Ritenuto, dove si
prevede la «decadenza in caso di inosservanza delle condizioni sopra esposte»;
al punto 1 del Deliberato, dove è scritto «alle condizioni indicate in premessa
che si intendono qui integralmente richiamate ed approvate». Per ottenere le
risposte ai propri quesiti, il Consigliere Limido ha poi formulato una
interrogazione in data 21 maggio 2015.
3.Si tratta della delibera avente per oggetto Linee di
indirizzo per la concessione in uso gratuito dell’area di proprietà del Comune
di Milano dedicata al Giardino dei Giusti, situata all’interno del Parco Monte
Stella, all’Associazione per il Giardino dei Giusti [Gariwo] di Milano. Ndt.