SENTIERI NEL DESERTO
Da considerazioni personali e quindi discutibili
arrivo a concludere che il panorama teatrale italiano, almeno per quel che
riguarda il teatro istituzionale, solo per questo più facilmente visibile, si
avvicina al deserto. Per teatro non intendo la quantità di offerta né la
volontà di sperimentazione o impegno politico e sociale da parte di registi e produttori.
Per teatro intendo le due cose che da sempre hanno caratterizzato questo Medium
e cioè la capacità degli attori di coinvolgere i cuori (non solo le menti) e
quell’esigenza da parte degli spettatori di lasciarsi staccare dalla realtà per
abbandonarsi al sogno, o più semplicemente, ad una storia. Non ci sono gli
attori in grado di emozionare e non ci sono gli spettatori che hanno fiducia
nel teatro come qualcosa in grado di creare coinvolgimento. Ovviamente è un circolo
vizioso che porta al deserto. Dopo più di 20 anni dedicati alla formazione di
attori, me compreso, alla produzione (74 spettacoli) e alla regia (31) penso che
ora sia necessario dedicarsi maggiormente alla distribuzione per affrontare
l’altra parte del problema culturale legato al teatro: la fiducia dello
spettatore. Questa fiducia non può essere riconquistata dando un maggiore
potere di attrazione all’offerta, cercando titoli, autori o nomi di richiamo
per il pubblico. Non più, o almeno non per combattere la desertificazione
culturale del teatro. Occorre trasformare il luogo dello spettacolo, da un
luogo di rappresentazione in un luogo di presentazione per tutti coloro che vi
partecipano. Lo spettacolo da solo non basta, occorre considerare lo spettacolo
un pretesto per creare occasione di incontro. Occorre convincere le persone ad
uscire di casa non solo per vedere uno spettacolo ma perché un amico, un parente,
un conoscente di cui ci si fida, ha detto di raggiungerlo e condividere con lui
una serata. Fidarsi significa sapere che quell’invito non ha a che fare con
richieste di aiuto economico (se ci deve essere una tassa di ingresso deve
avere un valore simbolico), né con una richiesta di appoggio politico-economico
(se non ne hanno voglia meglio lasciare a casa iscritti, genitori e fidanzati).
Per aggiungersi a quel gruppo naturale di spettatori formato da attori non
coinvolti o persone vicine al progetto (il più delle volte sono allievi o
ex-allievi), il nuovo spettatore deve essere convinto di avere la possibilità
di presentarsi in un luogo che risponde alle sue reali necessità. Tale presentazione
può essere possibile grazie ad un ambiente che favorisca prima di tutto la
condivisione di pensieri ed emozioni, anche perché capace di raccontargli una
storia attraverso un mezzo che racchiude in sé il massimo delle possibilità di
coinvolgimento concesse all’essere umano. Tale ambiente può creare quella
vicinanza e conoscenza che tutti continuiamo a
cercare. Un’oasi di fiducia e ottimismo dove non esista l’imbarazzo
per il desiderio di sentirsi vivi e ci sia la libertà di vivere tale desiderio
insieme agli altri.
Rino Cacciola