di Ilaria, Vito, Adamo
Un saluto dal
“Paese remoto”
Disegno di Adamo Calabrese |
Cara Ilaria e caro Vito:
D'inverno,
quando cominciava a far buio, mia cugina batteva le mani e gli animali del
cortile, con silente obbedienza si ritiravano nelle loro notturne residenze: il
cane Tobia, con la sua palla di gomma, sotto il tavolo; le oche educande nel
capanno di paglia dietro la casa; il pavone con i suoi libri di enigmistica,
nel sottoscala; il maiale, con la sua fidanzata nella porcilaia di
mattoni rossi. Il buio dilagava per tutto il paese mangiandosi le case e
gli alberi. Dentro la cucina mia madre e le sorelle chinavano il capo sugli
indumenti che rammendavano finché riuscivano a far sprizzare qualche scintilla
dal loro agucchiare. Ma se non c'era nessun chiarore, le donne si mettevano il
cuore in pace preparando la cena bastando il tatto delle dita a riconoscere il
riso (maratello o vialone). Ma se le mani fallivano era d'aiuto l'annusare
l'aroma dei sedani, dei fagioli, delle cipolle, degli spinaci... Io e mia cugina
sgusciavamo dalla casa rasentando i muri già precipitati nel silenzio notturno.
I pochi lumini ritardatari, nelle cappellette votive, davano gli ultimi guizzi
resuscitando le emaciate figure dei santi: San Bartolomeo contro la peste!
Santo Agrippa contro i pidocchi. Santa Maria Aquilina trovarobe delle lettere
d'amore. Dove, dove? Dentro un vecchio libro, tra fiori secchi e mosche
imbalsamate.
Un caro
abbraccio a tutti voi
Adamo