TECNOLOGIA E FUTURO
di
Romano Rinaldi
Pochi giorni fa, un mio
“amico di penna”, come si sarebbe detto molti anni fa; in effetti un amico di
Web, esperto nel campo della fisica nucleare, mi pose la domanda: “credi che in
un prossimo futuro dovremo ricorrere alle risorse minerarie degli asteroidi per
sostenere l’economia delle materie prime sulla Terra?” La mia risposta fu
inequivocabile. Con buona pace dei sogni (o incubi) di persone come Elon Musk,
le risorse del pianeta Terra non sono in esaurimento per il semplice motivo
che, quando una risorsa comincia a scarseggiare, la scienza e la tecnologia
sono in grado, come dimostrato già parecchie volte, di volgere lo sguardo verso
altre risorse, fino ad allora non ritenute tali e sviluppare tecnologie adatte
al loro sfruttamento. Gli esempi sono innumerevoli a partire dai vari passaggi
che hanno subito le risorse energetiche legate alla combustione: legno,
carbone, petrolio, gas. Poi anche le reazioni nucleari, prima la fissione, in
futuro (si spera) la fusione. E per quanto riguarda i materiali strategici, una
volta il Platino era considerato una sottospecie dell’argento, da cui il nome
“platina”, opposto a “plata”. Era infatti una scoria, un residuo fastidioso
perché refrattario (alto fondente) alla fusione nell’estrazione dell’argento
(plata), dalle miniere del Messico.
Quando studiavo i minerali del Litio, oltre mezzo secolo fa, si trattava di curiosità mineralogiche, non certo di minerali strategici. Oggi, senza il litio, sembra non poter esistere il trasporto autonomo, su gomma (il cosiddetto “automotive”). Poco tempo dopo, i miei studi su composti che avrebbero forse consentito in un prevedibile futuro, lo stoccaggio dell’idrogeno in modo sicuro, portarono il laboratorio al quale lavoravo, negli USA, ad ipotizzare un tempo non troppo remoto per lo sfruttamento per scopi energetici della risorsa in assoluto più abbondante sul pianeta. Infatti, dato che il 75% della superficie terrestre è occupata dall’acqua e dato che in una molecola d’acqua ci sono due atomi di idrogeno per ogni atomo di ossigeno, la risorsa idrogeno è sicuramente illimitata.
Bene,
quella è rimasta un’utopia anche se si sono già affacciate diverse applicazioni
pratiche. A partire dalla propulsione dei motori per i vettori di satelliti e
capsule spaziali più potenti i quali utilizzano già da molti anni il
costosissimo combustibile idrogeno liquido e l’ossigeno liquido come
comburente. Ma le celle a combustibile (infatti a idrogeno, già sviluppate per
i satelliti) saranno il prossimo passo anche per la mobilità terrestre e sul
mercato esistono già alcune opzioni, anche per la mobilità privata. Insomma la
questione non è il materiale che di volta in volta la tecnologia utilizza, ma
la convenienza economica allo sfruttamento di una tecnologia piuttosto che
un’altra.
Volendo
spostare il ragionamento dal piano strettamente tecnologico a quello
socio-economico, penso che l’umanità non sia ancora abbastanza intelligente,
come comunità di individui per spingere nella direzione di una economia
sostenibile per il pianeta che si trova ad abitare. Preso singolarmente,
l’individuo umano ha sicuramente l’intelligenza sufficiente per comprendere
quanto detto fin qui e per intraprendere, ad esempio in campo energetico, le
strategie di sfruttamento delle risorse inesauribili che la natura ci ha messo
a disposizione a partire dalla creazione dell’Universo qualche miliardo di anni
fa.
Si tratta chiaramente del sole, dell’idrogeno, del calore interno della terra (anche a bassissime profondità) e di tutto il corollario di materiali utili per le tecnologie atte a fornire a tutti gli umani un ambiente di vita sostenibile e di pace. Il problema purtroppo però è insito nella natura umana che, pur mostrando doti di intelligenza divina individualmente, essendo un animale socievole che si raggruppa in moltitudini di individui a volte esageratamente densi di popolazione, tende a ragionare come orda o gregge o branco. Insomma una tipica mandria al galoppo in cui, il capobranco, a testa bassa e corna tese a colpire qualunque ostacolo, rincorre qualche invisibile obiettivo e trascina tutta la sua comunità nella corsa sfrenata che tutto travolge.
Siamo
dunque ancora ben lontani dall’aver raggiunto una intelligenza “di comunità”
intesa come la capacità di interpretare, a livello di popolazione generale, gli
obiettivi che la società umana dovrebbe perseguire e che sono stati iscritti a
caratteri ben chiari nelle costituzioni democratiche e nelle disposizioni degli
organi sovranazionali creati appena dopo la catastrofe dell’ultimo conflitto
mondiale. Quando si affacciò ben evidente lo strumento che, in una prossima
guerra ci avrebbe tutti portato, come parafrasò Albert Einstein, a combattere
quella successiva con asce di pietra.
Quale
può essere dunque la via d’uscita? Da queste premesse è chiaro che il modello
del capopopolo che, con il falso pretesto di assecondare i bisogni del suo popolo,
ne segue gli istinti più “di pancia”, non può fare un buon servizio alla
comunità di cui è a capo. Perché si comporterà sempre e solo come il bisonte
alfa che guida la mandria in corsa. Sì, tanta forza viene espressa con questa
immagine ma quant’è l’intelligenza che traspare? Quali i risultati finali?
Davvero la mandria si ritroverà pacificamente a pascolare in enormi distese
ricche di alimento e pace per tutti dopo quella folle corsa? Dove sono tutti
questi spazi sconfinati sul nostro sempre più ristretto habitat planetario?
Qualche
sempliciotto potrebbe anche pensare, ormai ricco da far paura, che avendo
finito le risorse sul nostro pianeta dovremo andare a cercarne altre, per cominciare
sugli asteroidi che i moti celesti ci portano a tiro, poi su Marte e poi su
altri pianeti di cui ancora sappiamo solo dell’esistenza ma ancora troppo
lontani per una o due generazioni di astronauti che volessero mettersi in
viaggio per raggiugerli. Si accomodino lorsignori! Andate avanti voi, che a me
per adesso scappa troppo da ridere!