BOLOGNA OH CARA!
di Angelo Gaccione
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Veduta dall'alto di Piazza Maggiore |
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Il palazzo del Comune |
Uno scrittore vive di miti e se ne
crea diversi. A me succede con i luoghi. Ogni volta che vi ritorno sento il
bisogno di recarmi in alcuni posti precisi (piazze, chiese, angoli, quartieri)
per rivederli, sostarvi, passeggiarvi. Se ad esempio vado a Pavia, non posso
fare a meno di entrare nella Basilica di san Pietro in Ciel d’Oro e fare una
visita alle spoglie di Agostino e Severino Boezio. Andare a San Miche Maggiore,
fare una passeggiata fino a Borgo Ticino attraversando il Ponte Coperto,
entrare nei cortili dell’Università dove hanno insegnato alcuni dei più celebri
letterati e scienziati italiani, sedermi sotto le sue torri medievali. A
Bergamo salgo fino a Borgo Canale per la casa natale di Donizetti, una casa
povera situata molto più giù del livello stradale, tanto in basso che così il
musicista ne ha scritto: “Nacqui sotto
terra in Borgo Canale. Scendevasi per una scala di cantina ov’ombra di luce non
mai penetrò, e siccome gufo presi il volo,
portando a me or tristo or felice presagio”.
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Lo strano contenitore della cineteca |
Questa
primavera sono tornato a Bologna per un incontro su Pasolini alla Biblioteca
Renzo Renzi di via Azzo Gardino, alla Cineteca, uno strano contenitore di formacircolare la cui piazzetta è stata dedicata al poeta. Le giornate erano meteorologicamente
magnifiche, con il sole luminoso e un cielo carico di grosse nubi bianche su un
fondale azzurro intenso. Da via D’Azeglio al n. 9 dove ho soggiornato, cuore
che più cuore non si può, avevo a portata di sguardo e di passi Piazza Maggiore,
Piazza del Nettuno e Piazza Re Enzo. Avete idea di quali tesori architettonici
racchiude questo breve perimetro? Dalla Basilica di san Petronio dove non
trascuro mai di entrare per vedere la gigantesca meridiana del Cassini
riprodotta sul pavimento e che risale ad oltre la metà del 1600, e quanto in
questa chiesa è contenuto. La sua facciata non finita mi ha sempre affascinato,
mi evoca l’immagine di un corpo rimasto privo del suo vestito buono per
l’improvvisa scomparsa del sarto che lo aveva ideato. Quasi un rispetto sacrale
alla sua memoria per non far torto al suo genio. Come dire: lui lo ha iniziato,
ma nessuno potrà finirlo.
Intoccabile
come la Sagrada Familia di Gaudì a Barcellona.
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La basilica di san Petronio |
È rimasta
semisvestita la domus del divus Petronius
protector et pater, ma in fondo è stato un bene perché indica a noi e a
quelli che verranno, che tutte le cose del mondo soggiacciono alla legge della
precarietà. Al Palazzo dei Notai che fu sede di questa corporazione medievale
per oltre 150 anni, al Palazzo d’Accursio sul cui frontale, proprio al di sopra
dell’enorme portale e dentro una nicchia, troneggia la statua di bronzo di papa
Gregorio XIII, quello del calendario gregoriano. Ha un braccio alzato ed è colto
dallo scultore nell’atto di benedire la sua città. I bolognesi lo avevano
spacciato per san Petronio per preservare la statua dalla furia anticlericale
napoleonica. Sopra vi avevano inserito la scritta riferita al santo, e così
hanno potuto gabbare le truppe francesi. Sede del Comune, questo palazzo si
allunga fino alla Piazza del Gigante, ma più diffusamente conosciuta come
Piazza del Nettuno, per via della statua col tridente che sovrasta la fontana
del Giambologna, al Palazzo del Podestà e a quello di Re Enzo così chiamato
perché vi morì il figlio di Federico II. Da un po’ di anni quella che è
chiamata Salaborsa, (funzionava da sostegno
all’attività mercantile che si svolgeva sotto la Piazza Coperta), meravigliosamente
ristrutturata, è divenuto un punto di riferimento e di incontri con la sua
ricchissima biblioteca multimediale, la sezione dei libri per bambini, i suoi
caffè, le sue strutture liberty e le sue vetrate déco. Passeggiarvi, sostarvi,
o semplicemente guardarsi intorno, è un’esperienza da fare se si approda in
questa città. C’è anche un piccolo passaggio interno dedicato allo scrittore
alessandrino Umberto Eco che a Bologna insegnò a lungo, anche se ha sempre vissuto a
Milano, città dove è morto. Insomma è un perimetro di grande suggestione e di
grande armonia architettonica.
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Piazza Maggiore |
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Piazza del Nettuno |
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Palazzo Re Enzo |
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Salaborsa |
A me Piazza Maggiore piace goderla di mattina
presto quando è semideserta, quando comincia appena ad animarsi, ma non è
ancora nella sua piena attività; a quell’ora, se il cielo è terso e c’è una
leggera brezza come ora, lo spazio che racchiude la piazza si presenta in tutta
la sua maestà. Mai ho trascurato, nei miei viaggi a Bologna, una visita alle
cosiddette Sette Chiese e ai loro meravigliosi chiostri di Piazza Santo Stefano.
Qui ho sostato a lungo seduto sotto le volte dei colonnati dei palazzi, i
portici, per cui Bologna è così bella, come scrive Pasolini, e ho assorbito
finché ho potuto tutta l’armonia del luogo, l’atmosfera che mi ispira.
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Veduta di uno dei Portici |
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Il complesso di santo Stefano |
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Piazza santo Stefano |
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Piazza delle sette Chiese |
E sempre
mi spingo fino al Ghetto Ebraico prendendo per via dei Giudei o via
dell’Inferno, per ragioni che ognuno può intuire, così come vado in via dei
Poeti perché lì il mio amico Roberto Roversi, anch’egli ottimo poeta, aveva la
sua libreria antiquaria, e vi ha passato parte della sua vita. È il mio modesto
omaggio sul filo di una memoria che non si arrende al tempo. Naturalmente
percorro in lungo e in largo i portici e la zona universitaria, entro in
cortili e chiese e vado a caso, sostando dove il mio intuito o le mie conoscenze
mi obbligano, e ci resto tutto il tempo che mi occorre, senza fretta. Qualche
volta imbocco le lunghe direttive che arrivano fino alle varie Porte: Santo
Stefano, Saragozza, Porta Maggiore...
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Porta Galliera |
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Veduta notturna con la torre degli Asinelli e Garisenda |
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Via Pescherie Vecchie |
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Via Pescherie Vecchie |
Ma se sono
molto stanco ed ho camminato a lungo, entro nella via dell’Achiginnasio e vado
alle Pescherie Vecchie, in via Calzolerie, via Caprarie, via Orefici, via
Artieri, fino a Piazza Mercanzia. Sono le viuzze medievali dell’antico mercato
della città, colma di odori di ogni tipo, per i negozi e i banchetti che vendono
pesce, dolci, salumi, frutta, mortadella, tortellini, formaggi di cui ci si può
deliziare, sentire la cadenza tipica della lingua emiliana, parlare con
chiunque, perché questo concentrato di popolarità è sempre disponibile e come
tutti i luoghi del commercio è vitale ed aperto all’incontro.
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Canale delle Moline |
Se posso corro in
via Piella per affacciarmi dalla finestrella che guarda su uno dei rari canali
rimasti scoperti e dove l’acqua scorre accanto alle fondamenta delle case come
a Venezia o ad una delle tante città d’acqua italiane. Questo scorcio ci
ricorda che sotto la città scorre acqua e che fino ad un paio di secoli fa
anche Bologna era piena di canali. Li hanno coperti per rifare il riassetto
urbano, un po’ come Milano che ora vorrebbe riaprire almeno quelli di via
Sforza o della chiusa di Leonardo del Ponte delle Gabelle, nella zona tra Brera
e San Marco. È quasi un appuntamento obbligato il mio, con questo piccolo
pertugio bolognese. È legato a ricordi di un tempo passato, un tempo di giovane
e di studente, un tempo felice fatto di volti, di contestazione, di passioni.