LA LOTTA NEL FANGO PER
IL POTERE
di Franco Astengo
Per chi ha voglia di scrollarsi di
botto 25 anni della propria vita si può consigliare la lettura dell’intervista
rilasciata da Silvio Berlusconi al “Corriere della Sera” e pubblicata il 17
ottobre.
Si torna di
botto al 1994, gli ingredienti ci sono tutti: “L’Italia è il paese che amo”,
“La rivoluzione liberale”, “Meno tasse per tutti” (Totti nel frattempo ha
smesso di giocare).
Un quadro
rassicurante per casalinghe e pensionati aficionados di Rete 4 (dove non c’è
più Emilio Fede) per una gestione del potere “en souplesse” con il ritorno di
“cene eleganti” e ricevimenti a Villa Certosa.
Nel
frattempo però la lotta per il potere, nella modernità, ha cambiato segno.
Ne scrive
efficacemente Frederic Lordon : ”Il complotto degli anti – complottasti” (Le
Monde diplomatique n.10 Ottobre 2017) dal quale ricaviamo questo passaggio: “La
logica stessa del potere, la cui conquista e conservazione diventano
immediatamente una questione di influenza decisa, porta strutturalmente le
persone di potere a occupare alternativamente i due versanti del complotto
talvolta autori, talaltra complottisti. In realtà il complotto è il loro
elemento naturale: quando si affannano ad architettarne qualcuno per arrivare
al potere, e quando, una volta arrivati, iniziano a vedere dappertutto
complotti che potrebbero defenestrarli”.
Quanto c’è
di descrizione della più recente vicenda politica italiana in queste poche
righe? Verrebbe da rispondere quasi tutto. Il lamentato complotto per
estromettere Berlusconi dalla presidenza del consiglio; le modalità di
assunzione del governo da Letta a Renzi; il complotto traditore dei cosiddetti
scissionisti del PD; le reazioni del M5S, e in particolare del suo candidato
alla presidenza del consiglio, nelle frequenti occasioni di sesquipedale
dabbenaggine dimostrata dagli amministratori pubblici eletti da questo
movimento. La teoria del potere conseguito attraverso il complotto e il timore
della perdita del potere attraverso un contro complotto appare essere
l’elemento unificante in questa davvero di basso profilo triangolazione del
potere: sarà su questa base che andremo a votare, con una legge elettorale
evidentemente frutto di un complotto tra due dei soggetti componenti il
triangolo.
Certo c’è
poco da stare allegri nel presente, ma se queste saranno (come sono) le
premesse metodologiche dello scontro politico in Italia c’è ancora da temere il
peggio. E a sinistra?
A Sinistra,
tra “chi soffre e spera” cresce la voglia di assistere da semplici spettatori a
questo triangolare di “lotta nel fango” per il potere. In assenza di una
strutturazione politica per una soggettività in grado di volgere in positivo le
grandi contraddizioni sociali della nostra epoca offrendo un terreno di
concreta lotta politica quotidiana per tanti non resterà altra scelta che
sedersi sugli spalti. Sia ben chiaro che un qualche aggiustamento meramente
elettoralistico provocherà un’ulteriore crisi di rigetto.