BONN. COP 23
di Giuseppe Farinella* e Alfonso
Navarra*
Alla COP 23 di Bonn, con Trump
isolato, viene riaffermato il bando
dei combustibili fossili, ma le
misure concrete sono molto fumose e scarse.
Il 17 novembre scorso, dopo due
settimane di intensi negoziati, si è conclusa la COP 23 di Bonn ( 23ª
Conferenza delle Nazioni Unite sul clima ). Stiamo parlando del cammino
internazionale, di governi, ma anche di agenti sociali, cui nel nostro piccolo
partecipiamo, che dovrebbe unire gli sforzi di tutti per curare il mondo dal
“riscaldamento globale” dovuto all'effetto serra. E' stato varato, nel sudore
di trattative complesse e serrate, il documento finale con l'approvazione di
197 Paesi. (Sotto
riportiamo il comunicato stampa ufficiale del segretariato della conferenza).
Si fanno
passi avanti, con il “draft zero”, verso il “regolamento” che deve attuare
l'accordo di Parigi del 2015, “regolamento” che sarà completato alla COP 24 di
Katowice in Polonia.
Le Fiji,
l'isola che presiede la Conferenza, dovrebbero, nei prossimi mesi, presentare
un format per il cosiddetto "Dialogo Talanoa" (parlare con il cuore è
una possibile traduzione), che potrebbe portare a un negoziato tra paesi nel
2018 nel tentativo di aumentare l'ambizione degli obiettivi nazionali, che ora
come ora porterebbero ad un aumento della temperatura di minimo 3 gradi
centigradi rispetto all'era pre-industriale (quindi oltre i 17° C di
temperatura media annuale del Pianeta).
L'ISOLAMENTO FA L'AMERICA PIU'
PICCOLA
L'Accordo di
Parigi del 12 dicembre 2015, entrato in vigore il 4 novembre 2016, è stato la base
degli incontri ed un risultato acquisito è che questa base ha, tutto sommato,
retto lasciando del tutto isolati gli USA. Il neo- presidente USA Donald Trump
aveva deciso di sabotarla, questa base, annunciando il ritiro degli Stati Uniti
dal patto globale (questo ritiro, salvo ripensamenti, potrà diventare effettivo
solo nel 2020). Ma persino il Nicaragua, con la sua gravissima crisi
interna e anche la Siria, immersa in una
guerra civile trascinata dal 2011, hanno annunciato che aderiranno all'Accordo
della COP21: gli Stati Uniti, a questo punto, saranno l'unico paese a rifiutare
il “compromesso storico” scaturito a Parigi. Già
all'apertura della conferenza, i delegati di Washington avevano pubblicamente
dichiarato che loro erano venuti a Bonn “solo per tutelare gli interessi dei
cittadini americani” e nient’altro. Come se gli Stati Uniti stessero su un
pianeta a parte e non sulla Terra allo stesso modo di tutti gli altri.
A colpi di
Tweet Donald Trump ha abbondantemente chiarito che ritiene i cambiamenti
climatici una bufala da complottisti e che non ha nessuna intenzione di mettere
in discussione quello che ritiene “l’attuale stile di vita americano”, basato
sull’economia fossile. I recenti cataclismi che hanno devastato anche il Sud
degli States, Texas petrolifero in testa, le centrali nucleari della Florida a
rischio Fukushima, non gli hanno fatto cambiare idea.
Sin dai
primi giorni del suo mandato, Trump, con il tripudio delle multinazionali dei
fossili, aveva cominciato a picconare anche quel poco che aveva fatto Obama in
tema di ecologia; ora anche a Bonn abbiamo costatato che non scherzava affatto
quando prometteva di svincolarsi dagli impegni di Parigi: la delegazione USA
non ha fatto altro che complicare o addirittura respingere qualsiasi tentativo
di lavorare per una soluzione comune. Ma questo spinge all'irritazione tutto il
resto del mondo e dà occasione ad altre potenze, Cina in testa, di riempire il
vuoto di leadership lasciato.
IL DIALOGO DI TALANOA
Durante i
negoziati, le tensioni erano come sempre incentrate sulla divisione delle responsabilità tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. Nel tentativo
di persuadere tutte le parti a raggiungere obiettivi più ambiziosi, Fiji, delegata
ad arbitrare, propone che il dialogo avvenga con empatia. Il Dialogo di Talanoa
è il metodo facilitativo per valutare le azioni intraprese per arrestare il
cambiamento climatico ed eventualmente se prevedere un necessario innalzamento degli obblighi di riduzione delle emissioni di gas serra.
“Talanoa è
una parola tradizionale usata nelle Fiji e nel Pacifico per riflettere un
processo di dialogo inclusivo, partecipativo e trasparente, con lo scopo di
condividere storie, costruire empatia e prendere decisioni sagge, per il bene
collettivo. Durante il processo, le Parti costruiscono la fiducia e
avanzano la conoscenza attraverso l’empatia e la comprensione. Colpire gli
altri e avanzare osservazioni critiche non sono coerenti con l’edificazione
della fiducia e rispetto reciproci e quindi incoerenti con il concetto di
Talanoa. Talanoa promuove la stabilità e l’inclusività in relazione al dialogo,
creando uno spazio sicuro che abbraccia il rispetto reciproco di una piattaforma
per il processo decisionale per un bene maggiore”. Dal sito UNFCCC. (Si vada su:
http://unfccc.int/items/10265.php)
L'EUROPA LEADER DELL'AZIONE
CLIMATICA?
La padrona
di casa tedesca Angela Merkel ha colto l'opportunità per proporsi, in
concorrenza con la Cina, come nuova leader dell'azione climatica globale, ma le
sue ali sono state tarpate dalle trattative interne per formare il nuovo
governo: i due alleati che dovrebbero comporre la coalizione “Giamaica” , i
verdi e la FDP, tirano la coperta in direzioni opposte!
L'Europa
però non ha ancora una data chiara per la chiusura del carbone e su questo
punto l'Italia frena insieme ai Paesi ex socialismo reale. Il 18 dicembre si
terrà a Bruxelles un Consiglio Europeo sull’energia, durante il quale gli Stati
Membri esprimeranno le proprie posizioni sul pacchetto di misure denominato
“Clean Energy for all Europeans”.
SI COSTITUISCE L'ALLEANZA CONTRO
IL CARBONE.
Francia e
Messico, hanno anche stretto un'alleanza per ridurre l'uso del carbone -
combustibili fossili e altamente inquinanti. Germania, Cina e Russia hanno
rifiutato di aderire all'alleanza.
MOBILITAZIONE DELLA SOCIETA'
CIVILE
I negoziati
hanno mostrato una vitalità della società civile che va ben al di là
dell'espressione dei vari governi nazionali. Città, regioni, imprese,
investitori e associazioni ecopacifiste sono stati attivissimi alla COP23
di Bonn: le componenti stranieri sicuramente più coordinate e visibili dei
“pezzetti” italiani sparsi qua e la per la Conferenza.
I Disarmisti
esigenti, in stretta collaborazione con la WILPF Italia, sono stati
protagonisti in uno stand ottenuto da WILPF Germania, che ha ospitato i nostri
side event sul nesso tra minaccia nucleare e minaccia climatica, nonché esposto
la mostra: ESIGETE! Il disarmo nucleare totale. La sensazione che abbiamo avuto
in questo evento è stata che effettivamente la conversione ecologica è un
movimento in corso e che ha molti protagonisti, dalle associazioni, alle città
alle stesse aziende. Abbiamo visto molto meno merketing e molta più
comunicazione effettiva tra i diversi attori, soprattutto addetti ai lavori; ma
pensiamo che le prossime COP debbano adottare una formula più aperta: la zona
della manifestazione non deve essere riservata ai soli accreditati ma vi deve
potere accedere la gente comune. In fondo la salvezza del mondo dipende
dall'uscita dallo stato di letargia in cui attualmente si trova l'opinione
pubblica globale...
LE PROSSIME COP
Della COP 24
in Polonia si è già detto. A causa di un sistema di rotazione delle Nazioni
Unite, la COP25 è già prevista per un paese dell'America Latina o dei Caraibi. Intervenuto
giovedì 16 novembre in seduta plenaria, il ministro dell'Ambiente, Gian Luca
Galletti, ha annunciato che l'Italia sta lavorando a livello interministeriale
con l'obiettivo di proporre la candidatura a ospitare nel 2020 la COP 26.
[* Energia Felice - Il Sole di
Parigi]
[* Disarmisti esigenti - Accademia
Kronos]