di Vittoria Orlandi
Balzari
Vittoria Orlandi Balzari fotografata nella Sala del Grechetto |
Il 9 febbraio scorso “Odissea”
ha pubblicato, su questa stessa prima pagina, un appello perché i dipinti che adornano
da sempre la Sala del Grechetto di Palazzo Sormani (la Biblioteca Centrale), dopo
la ristrutturazione della stessa, tornino a fine lavori, sulle pareti dove sono
sempre stati. Lasciarli in un Museo, secondo molti studiosi, e noi fra questi,
depauperebbe un luogo che ci è caro e che frequentiamo da decenni: come autori
e come pubblico. Non sarebbe la stessa cosa vederli fuori dal loro contesto
naturale, e la Sala del Grechetto soprattutto per noi frequentatori e
letterati, non avrebbe il fascino che finora ha rivestito. La professoressa
Vittoria Orlandi Balzari ha dedicato un intero studio a questi dipinti e l’11
ottobre 2018 di quel libro si è parlato proprio al Grechetto. È con vero
piacere che ospitiamo la sua competente riflessione sulla vicenda.
Il frontale della Biblioteca Sormani |
Merita un'attenta riflessione la
notizia che, una volta restaurate, le tele del Grechetto non verranno
restituite alla omonima sala di Palazzo Sormani, sede della Biblioteca centrale
comunale. Che le tele necessitassero urgentemente di restauro era cosa evidente
a chiunque entrasse nella sala tradizionalmente chiamata del Grechetto. Anche
se le tele che decorano questa sala non furono realizzate per Palazzo Sormani
ma per un palazzo non più esistente ubicato in via Monte Napoleone, che fu dei
Visconti di Carbonara, ereditato dai Lunati e acquistato nel 1760 dai Verri,
ormai appartengono a questa sala da 112 anni: sottrarle alla biblioteca
significherebbe decontestualizzarle e depauperare un luogo fruibile a chiunque.
Fu la precisa volontà di Carolina Verri che, vendendo il palazzo di famiglia
nel 1877, volle staccare le tele per custodirle nella sua nuova dimora (avendo
sposato Alessandro Sormani Andreani). Anni dopo le tele furono ritagliate ed
assemblate in modo diverso dalla collocazione originaria per una serie di
motivi: prima di tutto per le dimensioni più piccole dell'attuale sala rispetto
a quella in Palazzo Verri; poi la diversa disposizione di porte e finestre;
infine la distanza di alcuni decenni tra lo stacco e la ricollocazione delle
tele avvenuta nel 1907 quando Carolina Verri era già morta tre anni prima,
ultima testimone oculare della disposizione originaria. Gli eredi furono così
costretti ad affidarsi ad una équipe che non solo mise a misura le tele ma le
integrò cercando di "amalgamarle" con vari ritocchi per uniformarle
meglio all'ambiente. Perciò le tele, nella loro collocazione attuale, sono
ormai il frutto di modifiche irreversibili; in base alle ricerche da me condotte
negli ultimi 10 anni, è possibile ipotizzare una ricostruzione quasi completa
della collocazione originale, ma ripristinarla adesso significherebbe ritrovarsi
con un puzzle lacunoso pur epurato dalle ridipinture del 1907.
Una veduta delle pareti della Sala del Grechetto |
Non avendo più a
disposizione il salone originario di Palazzo Verri, è impossibile trovare un
altro spazio identico per misure e per particolarità di aperture (vi erano
cinque grandi finestre sormontate da sette più piccole): ricreare artificialmente
uno spazio nel quale collocare le tele dopo il restauro significherebbe
decontestualizzarle. Una soluzione alternativa ci potrebbe essere offerta dalla
tecnologia odierna, come ad esempio la realtà virtuale immersiva oppure
postazioni video che permettano ai visitatori di vedere la ricostruzione in 3D
della sala di Palazzo Verri non solo con la disposizione esatta delle tele ma
anche con il contesto originario: questa soluzione potrebbe permettere di
vedere insieme le tele nel loro attuale contesto, che ormai è storico, e quello
originale in 3D: il visitatore avrebbe modo di apprezzare l'evoluzione e la
storia di queste tele anche in relazione alla storia cittadina.
La copertina del libro della Orlandi Balzari |
Infatti la sala
del Grechetto, che dovrebbe chiamarsi Sala di Orfeo per il soggetto
rappresentato, non è una semplice sala conferenze bensì un luogo frequentato
dai tanti cittadini amanti della cultura che a partire dagli anni '60 del Novecento
hanno potuto partecipare liberamente alle numerose iniziative ospitate e
promosse dalla biblioteca Sormani, nel cuore di Milano, ad un passo dal Duomo.
Potrebbe essere quindi opportuno che, dopo il tanto atteso restauro, sia
rivalutata l'opportunità di restituite alla sala del Grechetto le tele che le
appartengono da 112 anni, magari ripristinando una boiserie più simile a quella voluta dai Sormani nel 1907 e
recuperando anche la pavimentazione originale che forse si è conservata sotto
al parquet, e fornendoci in più un supporto tecnologico per ricreare il Salone
perduto di Palazzo Verri.
La locandina dell'incontro |