Lettera aperta al Ministro per i Beni e le Attività
Culturali, Alberto Bonisoli
Alberto Bonisoli |
Milano, Febbraio, 2019
Apprezzamenti sul QT8 e il Monte Stella
sono venuti da Fernand Léger, Walter Gropius, Luigi Piccinato, Giò Ponti, Bruno
Zevi e Aldo Rossi. Piero Chiara, nel 1967 (nel libro di Mario De Biasi, La
Donnina di Milano) ne ha colto l'essenza: «E qui, una struttura umana
congelata nel cemento di un’epoca belluina quelle membra regge dentro le
quali peregrinando alberga un sogno di forza e di bellezza, ora chiuso
nell’equazione QT8». È un giudizio che va al cuore della vicenda.
Il
Monte Stella, Memoriale della città di Milano martoriata dalla guerra, è
antimonumentale o, se si vuole, «un monumento per difetto» (Adachiara Zevi, Monumenti
per difetto. Dalle Fosse Ardeatine alle pietre d'inciampo, Donzelli, Roma
2014) perché trasforma un sacrario in un’architettura gioiosa, tanto integrata
con il QT8, con la città e il paesaggio urbano - di cui è uno straordinario
"caposaldo" (Piero Bottoni) - da sembrare lì da sempre.
Il
Monte Stella è così docile, così ospitale e così poco retorico che qualcuno ha
pensato di appropriarsene per costruirvi un cimitero-mausoleo. E questo
cambiando le carte in tavola: modificando quello che è scritto nell'Atto costitutivo dell'Associazione del Giardino dei Giusti del 13.11.2008: «La Associazione ha per finalità l’individuazione delle figure di
rilievo alle quali dedicare un riconoscimento e la relativa piantumazione di un
albero nel Giardino dei Giusti. L’albero può essere dedicato a persone viventi
o alla memoria».
Così
si è presentato dapprima il Giardino dei Giusti sul Monte Stella: un albero, un
cippo. Una presenza discreta ben accolta dai cittadini. Ma poi, ambendo a una
visibilità tronfia e retorica, i promotori hanno pensato bene di cambiare i termini
dell’accordo sottoscritto con il Comune di Milano (mai modificato), puntando
prima su una logica da stand fieristico in pietra (primo progetto, dagli stessi
promotori ora giudicato sbagliato) e da ultimo sull'imitazione di un cimitero.
Quello scelto -
violentare un capolavoro di architettura del paesaggio - è il modo peggiore per
celebrare i Giusti.
Giancarlo Consonni
Graziella Tonon
Direzione scientifica
dell’Archivio Piero Bottoni