Ricordo
di Padre Davide Maria Turoldo
di
Roberto CenatiRoberto Cenati Presidente Anpi provinciale Milano |
“Poeta,
profeta, disturbatore delle coscienze, uomo di fede, uomo di Dio, amico
di tutti gli uomini”, così l'Arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini salutava
Padre Turoldo celebrandone il funerale l'8 febbraio 1992 e restituendo in pochi
tratti un'esistenza cristiana tra le più intense del Novecento italiano, spesa
per la salvezza dell'uomo.
Padre
Turoldo arrivò al convento di San Carlo a Milano il 12 luglio 1941, insieme
all'amico e confratello Camillo De Piaz.
Turoldo
e De Piaz erano impegnati a studiare per l'esame di maturità sostenuto al Liceo
Berchet, per poi iscriversi all'Università Cattolica. Inizia per i due frati il
lavoro di sostegno alla popolazione sotto le bombe dell'estate milanese del
1943. Comincia per Padre Turoldo l'accostamento alla Resistenza, dettato da una
rivolta morale, in nome dell'uomo.
La
pietas non si tradusse mai, per Turoldo, in rinuncia a un giudizio inappellabile
sul fascismo, letto come un male assoluto. Non era ammissibile per Turoldo
nessuna parificazione della Memoria, nessuna revisione storica.
“L'Uomo”
L'espressione
più significativa della resistenza civile di Turoldo fu la partecipazione alla
nascita e alla divulgazione de “L'Uomo”, uscito come foglio clandestino con
periodicità irregolare nel 1944-1945 e che ebbe un seguito, nell'Italia ormai
liberata, come settimanale prima e quindicinale poi, negli anni 1945-1946.
L'iniziativa fu promossa da alcuni studenti e docenti dell'Università
Cattolica, ma ebbe fin dall'inizio origine e gestione autonoma nel convento di
San Carlo. Il gruppo era composto da una ventina di giovani che si incrociavano
nel convento di San Carlo: il cattolico Alberto Grandi, rappresentante del
Movimento giovanile democristiano, il socialista Renato Carli Ballola,
responsabile per la Lombardia della stampa clandestina per il Partito
socialista, e il cattolico comunista Giorgio Sebregondi, tutti componenti del
Fronte della Gioventù che nel collegio San Carlo vide la sua nascita.
Padre
David svolse un ruolo fondamentale nella creazione di “un movimento che avesse
per protagonista l'uomo, unico valore da recuperare subito”. Alcuni
interventi attribuibili ad Apollonio, assiduo collaboratore del giornale
“L'uomo”, rivelano un magistero che plaudeva al risveglio delle coscienze.
Scriveva Apollonio rievocando la grandezza dell'8 settembre 1943: “Gli italiani
non si erano mai sentiti tanto uniti come lo furono in quei giorni tremendi. Si
riconoscevano, si aiutavano, si amavano. Non uno si vide rifiutato un pane o
una benda.”
Fronte
della Gioventù
I
due frati, promotori del periodico, stabiliscono importanti rapporti con
diversi esponenti della Resistenza milanese. Decisivo fu il contributo da loro
offerto alla costituzione a Milano del Fronte della Gioventù per l'indipendenza
nazionale e per la libertà. Questo organismo, come ricorda Primo De Lazzari,
agì per 18 mesi, dall'ottobre 1943 all'aprile del 1945, in tutte le regioni
dell'alta Italia occupata, nell'intento di creare un movimento di massa
unitario che fosse espressione delle organizzazioni giovanili. Anima e
promotore del Fronte era il giovane Eugenio Curiel, esponente della direzione
del Partito Comunista dell'Italia settentrionale, arrivato a Milano
nell'ottobre del 1943. Il protagonista dell'incontro con Curiel fu padre
Camillo De Piaz su iniziativa del futuro regista Gillo Pontecorvo, allora molto
attivo nella Resistenza. Sarebbero poi stati Curiel e Pontecorvo a proporre
agli esponenti cattolici di dar vita al Fronte della Gioventù, il cui
primo incontro si realizzò nel convento di San Carlo “in una gelida serata di
fine gennaio”. La presenza di Curiel, propugnatore dell'unità e pariteticità
delle forze in campo, e soprattutto della prospettiva di una democrazia
progressiva come sistema politico nuovo da proporre nell'Italia post-fascista,
doveva risuonare particolarmente convincente in Turoldo e De Piaz. Negli anni Settanta
e Ottanta Turoldo avrebbe affermato che il Fronte della Gioventù “doveva
servire a guidare i giovani verso una democrazia partecipata e popolare, nel
rispetto delle varie fedi e culture.” Di Curiel, Turoldo ricordava il desiderio
di “confrontarsi con il nostro programma cristiano” e la messa in suo suffragio
celebrata da De Piaz dopo l'uccisione di Curiel avvenuta il 24 febbraio 1945.
Figure di primo rilievo transitarono dal convento di San Carlo. Tra gli altri
fu presente anche Teresio Olivelli (ucciso nel lager di Hersbruck il 17 gennaio
1945), impegnato a tenere contatti fra i partigiani bresciani e il Clnai.
Olivelli fu l'ideatore del foglio “Il Ribelle” alla cui redazione presero parte
Carlo Bianchi (ucciso a Fossoli il 12 luglio 1944 con altri 66 antifascisti),
Monsignor Giovanni Barbareschi, Claudio Sartori, Franco Rovida (muore a
Mauthausen il 21-2-1945). Si verificarono, in quel tragico periodo, episodi,
incontri, scambi che confermano quanto il convento fosse un crocevia di trame
attraverso le quali si combatteva il fascismo e si salvavano vite, proprio
davanti agli occhi della guardia fascista che ne piantonava il portone e gli
stessi tedeschi. Sia De Piaz che Turoldo ricordavano, infatti, come l'esercito
invasore avesse posto la sede di comando dei trasporti nel cortiletto di
accesso al convento, dislocato dietro l'abside della Chiesa di San Carlo, sede
che fu smobilita solo il 30 settembre 1944.
Mons. Martinelli durante la dedica del Giardino a Turoldo |
Piazzale
Loreto
Padre
Davide Maria Turoldo così ricorda l'eccidio di piazzale Loreto, di cui
quest'anno, ricorre il 75° anniversario: “Noi non dimenticheremo mai il mucchio
di 15 cadaveri, uno ridosso all’altro, come macerie… Quel mucchio,
all’imboccatura del piazzale, accanto ad un distributore di benzina, come se
fosse un mucchio di bidoni. Custodito dalle ausiliarie, giovani donne che di
tanto in tanto si pulivano le scarpe sul corpo dei cadaveri; mentre il sangue
dal mucchio si spargeva sulla piazza… E Milano che sfila
va muta; girava intorno
a quel mucchio, in silenzio, e guardava. E tornava indietro. È stata quella la
processione più lunga della mia vita; mi dicevo durante il percorso: “eppure
non vinceranno… non possono vincere, nonostante i massacri.”
L'assessore Del Corno nel momento dell'inaugurazione |
Beati
coloro che hanno fame e sete di opposizione.
Beati
coloro che sanno resistere
“Un
cristiano - scriveva Turoldo - deve mettersi fuori dal sistema. Io devo
essere nel sistema, ma non devo essere del sistema. Per questo i
cristiani, se veri cristiani, sono realmente pericolosi. I cristiani devono
intrupparsi con tutti coloro che cercano l'uomo, che sono da quella parte, che
si battono per la sua dignità.”
Concetti
che vengono ribaditi nella “Salmodia della speranza”. La salmodia della speranza si ripropone come appello a sperare
e a lottare contro ogni oppressione della mente e dello spirito che anche ai
nostri giorni si ramifica nelle coscienze. Turoldo aveva coniato una
beatitudine “beati coloro che hanno fame e sete di opposizione” e “beati
coloro che sanno resistere”. Turoldo, in uno suo discorso nella ricorrenza
del 40° anniversario della rinascita della Camera del lavoro di Milano
affermava: “L'unico nostro capitale è la coscienza, perché non ho mai visto un
carro armato spegnere le coscienze, distruggere le coscienze. Il Vangelo ci
richiama “non temete quelli che uccidono il corpo, temete quelli che
uccidono l'anima, cioè la coscienza.” Bisogna guardare avanti,
creare questa coscienza, credere ancora in una gioventù, in una generazione che
prenda coscienza, riprenda la lotta e proceda.”
Valore della pace
“La pace - diceva Turoldo
- richiede una rivoluzione mentale. Bisogna cambiare il modo di pensare. Conversione
prima di tutto delle coscienze. Certo che se di conversione dobbiamo parlare,
ecco che al posto della potenza e del dominio dobbiamo porci l'ideale del
servizio e della libertà, perché la vita è un servizio, la civiltà è un
servire, è un atto d'amore.” E ribadiva: “libertà di tutti, perché io non posso
essere libero se anche tu non sei libero. Certo che se di conversione si parla,
dobbiamo porre a fondamento di ogni movimento la giustizia. E fin quando ci
sarà un solo uomo umiliato e oppresso non ci può essere pace per nessuno sulla
terra.”
(discorso del 1° gennaio
1991 in occasione della marcia per la pace).
Resistenza come fatto
dello spirito
“La Resistenza - scriveva
padre Turoldo non ha solo un tempo, la Resistenza è anche adesso, è un fatto
dello spirito.”
In un intervento del 31 maggio del 1985 Padre Turoldo affermava:
“Tra i morti della Resistenza vi erano seguaci
di tutte le fedi. Ognuno aveva il suo Dio, ognuno aveva il suo credo, e
parlavano lingue diverse, e avevano pelle di diverso colore, eppure nella
libertà e nella dignità umana si sentivano fratelli. Volevano costruire un
mondo giusto, dove tutti gli uomini vivano del proprio lavoro. Ecco, io vorrei
che questo fosse il vero messaggio: la Resistenza non è finita; è stata frutto
di pochi precursori, che avevano seminato durante un ventennio, ma è stata
anche una più vasta semente per l'avvenire. E non dobbiamo scoraggiarci.”
Certo, stiamo
attraversando una fase molto difficile. L'Europa e l'Italia sono percorse da
una sempre più pericolosa deriva razzista, xenofoba e antisemita. Ma non
dobbiamo scoraggiarci. Non dobbiamo mai perdere la speranza. E continuare, come
diceva Padre Turoldo, a resistere.