È QUESTIONE DI IDENTITÀ E DI EGEMONIA
di
Franco Astengo
Una
sola brevissima annotazione sul tema delicato dei migranti.
Su
di esso, infatti, si sta misurando per intero la vera e propria estraneità del
PD dalla storia della sinistra italiana e l’incapacità di quelli che si
ritengono eredi di quella storia di uscire dalla semplice logica della “buona
volontà umanitaria” e di saper, invece, proporre una visione strategica.
Nel
definire la questione mancano, prima di tutto, una definizione d’identità e una
proposta di egemonia misurata nella prospettiva.
Il
tema, infatti, non riguarda semplicemente l’accoglienza che si può e si deve
realizzare anche attraverso ben diverse modalità organizzative poste in essere
dallo Stato e dagli Enti Locali.
La
prima definizione d’identità necessaria, a questo proposito, è quella legata
alla politica estera: materia totalmente assente da una riflessione di
carattere generale - appunto - d’impostazione strategica posta al di fuori della
semplice ricerca di protezione dei nostri interessi in campo energetico sullo
scacchiere del Medio Oriente. L’Italia è priva da molto tempo di una politica
estera adeguata, oscilla sui punti più delicati della necessaria visione
geopolitica globale, pietisce mediazioni esterne su tutti i piani, non riesce a
definire un proprio ruolo (se non mediocremente spartitorio) sul punto decisivo
dell’appartenenza all’Unione Europea e alle sue prospettive.
Nel
frattempo non si è riusciti a sviluppare sulla materia un’adeguata politica
interna. Un’assenza sulla quale si riflette pesantemente l’impostazione data da
questo governo di negazione del tema dello sviluppo industriale e di
conseguenza del tema del lavoro. Negazione che si sta realizzando attraverso la
proposizione di meccanismi sul cui giudizio non si può prescindere da una
valutazione di tendenza all’assistenzialismo in una visione distorta di scambio
politico e di “decrescita felice”. “Decrescita felice” in realtà considerata in
dimensione opposta da parte della Lega che intende favorire, invece, come in
passato visioni di sviluppo produttivo in interessanti settori economici ben precisi.
La
Lega intende continuare a favorire (partendo dal tema della tassazione)
soggetti che operano incentrati sul lavoro nero e l’ipersfruttamento in
funzione dell’esportazione di beni di consumo.
In
questo quadro i migranti funzionano splendidamente da “esercito di riserva”,
senza contare sul loro essere quotidiano oggetto di propaganda come dimostrano
benissimo le diverse vicende riguardanti le navi delle ONG.
Per
una sinistra da ricostruire siamo dunque di fronte a una questione di
identità e di espressione di egemonia non tanto e non solo sul tema specifico
delle migrazioni, ma del quadro complessivo che va delineato su uno dei punti
fondamentali: quello riguardante proprio la politica estera.
Serve
definire una proposta di politica estera inserita in una visione che tenga
finalmente conto del passaggio in corso da anni dal globalismo alla geopolitica
con il ritorno di soggetti, come quello dello Stato-Nazione, che si ritenevano
in via di assoluta obsolescenza.