ETTORE MODIGLIANI
Un grande
soprintendente, un grande uomo.
di Angelo Gaccione
Ettore Modigliani |
“E se una
manifestazione di bellezza
è una gioia
per l’eternità, basta allora che un uomo
il quale ha
vissuto per tanti anni in un empireo
‘di cose
belle’ senta dentro di sé, sul punto di scomparire
per sempre, il
piacere orgoglioso di aver portato
il proprio
granello, il proprio minuscolo granello,
a quella
sovrana gioia comune degli esseri umani”
Ettore
Modigliani
Ci sono
uomini che vengono al mondo con un destino: rendere all’umanità il loro
servizio di gloria. Per giovare ad altri uomini, alla loro patria e alla loro
città, con l’intelligenza, la sensibilità, la passione, l’altruismo, il senso
civico, la rettitudine morale che li contraddistingue. Questi uomini sono
costruttori, conservatori di civiltà, continuatori dell’essenza umana più
autentica, perché si contrappongono ai distruttori, ai saccheggiatori, o a
quanti restano semplicemente indifferenti. Sono quanto di meglio possa capitare
a un Paese, ad una nazione, e alla loro abnegazione noi ci inchiniamo, rendiamo
onore. Una di queste meravigliose creature, è stata Ettore Modigliani;
intellettuale attento, cultore d’arte, funzionario pubblico capace e indefesso,
disinteressato difensore del patrimonio artistico italiano, strenuo oppositore
di ogni possibile dispersione, integerrimo controllore per bloccare ogni
tentativo di alienazione fraudolenta dei beni culturali della nazione, uomo
libero ed onesto mai venuto a patti con la propria coscienza, geloso della sua
indipendenza (di direttore della Pinacoteca di Brera e di soprintendente della
Lombardia), saprà tenere testa al regime fascista (siamo negli anni a cavallo
tra il 1908 e il 1938), alla tracotanza dei suoi gerarchi (nonostante l’esilio
punitivo a L’Aquila), fino a quando le infami leggi razziali del ’38 non lo
costrinsero alla macchia, ad una vita in fuga fatta di pericoli e di fame,
condivisa con la famiglia e i nipotini.
Brera bombardata |
Queste sue bellissime, emozionanti,
commoventi Memorie uscite postume da Skira, ci rivelano l’esemplarità di
una vita spesa tutta in difesa dell’arte, dell’immenso patrimonio culturale e
artistico del nostro Paese, del suo onore internazionale e del suo prestigio.
L’Italia e Milano devono molto a questo caparbio e intelligente direttore. Non
solo ha arricchito con acquisti di capolavori la pinacoteca di Brera, messo in
salvo dai bombardamenti il patrimonio museale di Milano e di altre numerose
città durante le due guerre, difeso il Cenacolo dalle grinfie dei domenicani,
impedito che la stupidità fascista cambiasse nome alle vie Fiori Chiari e Fiori
Scuri, dato vita agli “Amici di Brera”, creato assieme ai suoi cari amici e
sodali Boito, Ricci, Cagnola, Pogliaghi, Visconti di Modrone e altri, il Museo
Teatrale alla Scala acquisendo, con una vera e propria abilissima battaglia
diplomatica e finanziaria, la famosa collezione Sambon all’asta a Parigi nel
1911. E se il “Baluardo del libero Comune di Milano eretto dai cittadini dopo
la sconfitta del Barbarossa a Legnano” è ancora in piedi in fondo alla via
Manzoni, è alle sue proteste che lo dobbiamo.
Modigliani in esilio |
Eppure, quest’uomo di cultura che
aveva goduto dell’amicizia e della stima di letterati del calibro di
D’Annunzio, di musicisti come Boito e Puccini e che tanto aveva fatto per il
suo Paese; che era stato nominato Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia
da Vittorio Emanuele III, ottenuto riconoscimenti di prestigio internazionale (Giorgio
V lo nomina Cavaliere Onorario membro dell’Ordine dell’Impero Britannico a
seguito del grande successo della mostra del 1930 a Londra dove aveva portato
con un viaggio avventurosissimo per mare i capolavori italiani che avevano
oscurato ogni altro Paese e conferito alla megalomania del regime fascista un
vero e proprio trionfo internazionale); che aveva fatto brillare la nazione
italiana dopo il furto della Gioconda dal Museo del Louvre per come
aveva saputo gestire l’esposizione della “Monna Lisa” leonardesca e la
successiva restituzione alla Francia; per il tatto e la determinazione con cui
aveva condotto le trattative all’indomani dell’armistizio per la restituzione
all’Italia delle opere d’arte di cui si era impossessato l’impero
austro-ungarico; per come aveva difeso le raccolte trivulziane in favore della
nostra città per impedire che tutta la collezione del principe Trivulzio
finisse a Torino; quest’uomo, dicevamo, fu umiliato da un regime criminale e
ignorante solo per la sua origine ebraica.
S.M. Delle Grazie bombardata |
Cacciato da ogni incarico, affamato,
vilipeso, impossibilitato a pubblicare persino un libro col proprio nome, fu
costretto alle più tremende peripezie della guerra. Per fortuna si salvò: l’11
febbraio del 1946 egli ritornava nella città che aveva tanto amato reintegrato
nel suo ruolo di Sovrintendente. Ritornava a quella Brera che aveva fatto
grande; una Brera bombardata, una città in macerie con il Poldi Pezzoli
devastato e con le ferite sanguinanti della Galleria, del Castello, di Santa
Maria delle Grazie, dell’Ambrosiana, del Teatro alla Scala, della Galleria di
Arte Moderna… Morirà appena un anno dopo, il 2 giugno 1947, non riuscendo, come
avrebbe voluto, a farla risorgere “a gloria della città, come prima e meglio di
prima”. A Brera fu esposta la sua salma per ricevere gli onori dei milanesi e
di quanti lo avevano sostenuto e apprezzato. Poi l’oblio. Scandalosamente ho
potuto constatare che a questo benemerito della mia città non è stata dedicata
né una via, né uno spiazzo, né una delle aule di Brera. È giunto il tempo di
ovviare a questa colpevole distrazione. Io ci sono.
La copertina del libro |
Ettore Modigliani
Memorie
La vita movimentata di
un grande soprintendente di Brera
Skira Ed. 2019
Pagg. 303 € 25,00