di Ilaria, Vito,
Adamo
HOMECOMING DAY
(il giorno del ballo della
suola)
di Ilaria
(la settimana prima) “Eagle, we open the invite for the
homecoming ” (Aquile, apriamo gli inviti
per il ballo). Lo speaker si spegne di colpo e viene sostituito dal rumore
assordante della campanella. Gli occhi di tutti sono pieni di speranza per un
invito al famoso e molto richiesto ballo.
Anche per questo venerdì sono finite le lezioni. Aspetto
Iben fuori dalla classe e andiamo ai nostri armadietti. Iben inizia a urlare come un'oca. "What
are you doing! are you crazy?" (che
fai, sei matta?), le dico con un tono secco. Si avvicina al mio armadietto
e mi porge un foglietto. “Oh my gosh”, mi aumenta il battito cardiaco. Non
diciamo boiate, non è per me, avranno sbagliato. Lo spacchetto, è un invito per
il ballo, se accetto riceverò una proposta dal vivo... non ci posso credere,
sembra di stare in un film. Matthew è il suo nome. Lo conosco, abbiamo un po'
di classi insieme.
Sabato. È finalmente arrivato il giorno tanto atteso, per cui tutti
gli studenti si sono preparai a lungo, rispettando le tradizioni. Sembra ancora
una giornata come le altre ma cambia quando, con il primo pomeriggio, iniziano
i preparativi per l'evento incredibile. Saltello dalla camera al bagno, all'armadio, con mom che mi segue per
aiutarmi: "okay, be still, you will start with the shower, after hair,
makeup and finally dress!” (ok, stai
calma, comincia con la doccia, poi i capelli, il trucco e finalmente il vestito).
Mancano solo 20 minuti e il mio date (accompagnatore) sarà qui. Il
nervosismo cresce di pari passo con la gioia e l'euforia. Il cielo è grigio e
ricoperto da nuvoloni neri che lasciano scivolare al suolo goccioloni di
pioggia. Non c'è vento, tutto è calmo; in lontananza si vede uno spiraglio di
cielo che lascia passare un fascio di luce, l'ultima luce della giornata prima
del tramonto. È un'immagine fiabesca, quasi magica.
Sono pronta per la serata, mi lascio cadere il vestito addosso e calzo
il mio tacco 12, rosato per la serata. Mom è emozionata e continua a scattarmi
foto per ingannare l'attesa.
DlingL-Dlong. Scatto in piedi e Mike, il mio dad (papà), apre
prontamente la porta. Mom tende la mano agli ospiti e poi apre le braccia in un
abbraccio caloroso. Li abbraccio anch’io e mi presento a Rachel, la madre di
Matt.
Matt mi prende la mano, mi mette al polso un bracciale con due rose
bianche e io glene appunto una nell'occhiello
della giacca. Siamo finalmente pronti per le foto e poi corriamo con la sua
Chevrolet al ballo.
La serata inizia alle 7pm in punto. I ragazzi entrano nella grande
palestra, addobbata per questo fantastico Homecoming. Sono emozionata, Matt mi
sussurra che ho un abito stupendo e mi prende sotto braccio. La musica invade
in fretta la sala e non esitiamo a ballare. I ragazzi formano subito il cerchio
della morte, lo chiamano cosi perché fa un caldo esagerato lì in mezzo. Ci
facciamo un sacco di foto, anche con i travestimenti, e ci sfiniamo ballando
tutti insieme, come dei matti!
A metà serata parte il primo ballo lento, Matt mi prende per mano e
dopo una giravolta balliamo. Probabilmente è il primo lento della mia via, o
per lo meno il primo lento che mi ricordi. È un momento fatato, c'è
un'atmosfera stellata dentro quella stanza. Il tempo sembra essersi fermato,
Tutti ciondolano vicini e abbracciati, con le teste che si toccano e la musica
di sottofondo accompagna questo momento che rimarrà dentro di noi per sempre.
È tempo di tornare a casa, io e Matt ci mettiamo in macchina. Siamo
sulla strada e al bivio tra casa e collina ci lanciamo un'occhiata e
imbocchiamo la strada della collina. Lui alza la musica e abbassa i finestrini.
Cantiamo a squarciagola fino a che non arriviamo al punto più alto della
collina. Scendiamo dalla macchina e ci sdraiamo guardando le luci di Salem e
delle città vicine. Tutto intorno è silenzio, la pioggia inizia a cadere su di
noi, prima leggera, fine e, poco dopo, grossa e pesante. Ritorniamo di corsa in
macchina e torniamo a casa.
"Thank you for the night! "Thank you too, you was perfect tonight” (Grazie per la serata. Grazie a te,
sei stata perfetta stasera) Arrossisco ed entro in casa.
Mi butto sul divano
e lancio le scarpe sul tappeto. Mom mi lascia spazio accanto a lei mentre le
racconto tutta la serata e le mostro le foto. Mi abbraccia e mi augura la buonanotte.
Salto nel letto e mi tolgo il vestito. Crollo dopo poco.
***
Festa da ballo
di AdamoAdamo Calabrese "Il ballo" |
Il tuo scritto sulla
“festa da ballo” mi ha lasciato un piacere come l’ “allegro” di un piffero che
mi ha rimandato al poeta trecentesco Folgore di san Gemignano.
Scrive il
Folgore:
“MAGGIO”
Per vostra
grazia
Di maggio
molti cavalli
Docili al
freno, ben portanti e veri corridori
Con
pettorali, testiere e sonagli
Con
bandiere e gualdrappe ricamate
Con
zendadi di tutti i colori
Scudi da
giostra di viole e rose ornati
Che ogni
uomo abbagli
E roteare
di spade e lance dar di punta
E piover
da finestre e da balconi
In giù
ghirlande e in su melarance
E pulzelle
e giovani garzoni
Baciarsi
sulla bocca e sulle guance
D’amore e
di piaceri ragionando.
Naturalmente sono andato indietro nel mio
passato di adolescente ma non ho trovato niente di così gioioso. Certo, c’erano
festicciole da ballo con le prime scintille tra maschi e femmine dove io ero
saltuariamente invitato e dove mi presentavo col viso pitturato di nero carbone
per apparire più fosco di un diavolo
ostile. Risultato: a metà della festa me ne andavo sgusciando di sotterfugio e
mi intrufolavo in qualche Luna Park attirato dalla zingara che ti porgeva la
carabina per il tirassegno. E nevicava una neve madida di pioggia. E un
giradischi gracchiava “Paloma blanca.” Poi cambiava tempo, finiva la scuola,
cominciava l’estate, ed io vagavo per i campi ammattito dal frastuono delle
cicale. Chissà se in America ci sono le cicale? Cicale grosse come tartarughe?
In America tutto deve essere mirabilmente grande: il Mississipi il fiume più
lungo del mondo ( Un centimetro o un miliardo di centimetri ?) Buffalo Bill il
più rodeo del mondo. Ernest Hemingway il narratore più aladinesco del mondo.
Non so come rendere tangibile la comparazione tra le cicale delle mie estati
remote e l’America: con una mano pizzicare una farfalla con l’altra mano accarezzare un rinoceronte.
Forse, nascosto nel giardino della casa che ora ti ospita, si può trovare
qualche segno primordiale dell’America: un chiodo arrugginito? O nella scatola
del cucito di mamma Kelly un bottone ricavato dal corno di un bufalo? Cosa
dico? Forse mamma Kelly non ha mai cucito, forse mamma Kelly aggiusta i vestiti
col nastro adesivo. Io col nastro adesivo rimedio i miei vecchi libri. Alla
pagina dell’IIiade, dove l’acheo Achille trafigge il troiano Ettore, ho aggiustato uno strappo con
un nastro adesivo gommoso, residuo di bindello con il quale mio padre
rabberciava i fili elettrici dopo i temporali: c’è ancora odore di fulmini.
Nella mia vecchia casa ai bordi della ferrovia che portava i treni a Vladivostok
si poteva distinguere tra fulmini e saette: i fulmini guariscono dalle
piattole, le saette arricciano i baffi.